Il governo di Pechino, impegnato in un espansionismo militare che non sembra avere limiti, apre un nuovo fronte nel Mar Cinese Meridionale mettendo questa volta nel mirino le Filippine. Manila ha infatti reso noto che numerose navi della Guardia Costiera e della “milizia marittima” cinesi si stanno dirigendo verso la secca di Scarborough, territorio strategico del Mar Cinese Meridionale amministrato dalle Filippine ma rivendicato dalla Cina comunista.
Isole contese
Si tratta della più vasta operazione militare cinese in quest’area, e fonti di Manila notano che l’azione punta, con ogni probabilità, a stabilire un blocco navale volto ad impedire l’accesso della Marina di Manila alla secca di Scarborough. Pechino replica che è in atto soltanto una “esercitazione di salvataggio” per i pescherecci cinesi, destinata però ad essere reiterata con regolarità.
Il contenzioso dura da molti anni. Nell’area Manila ha piazzato il relitto della Bpr Sierra Madre, una vecchia nave cisterna in disuso. A bordo staziona un piccolo contingente di marines filippini, che dovrebbe evitare (almeno in teoria) la completa occupazione della secca da parte della Marina militare di Pechino.
Ovviamente questo non scoraggia affatto la Repubblica Popolare. Le navi cinesi sono infatti sempre più presenti pure nelle acque delle Isole Spratly, anch’esse contese, e si sono avvicinate alla secca di Escoda. Quest’ultima è molto vicina all’isola filippina di Palawan, e il governo di Manila sostiene che i cinesi hanno intenzione di costruire l’ennesima isola artificiale fortificata a ridosso del suo confine marittimo.
Due mesi orsono, inoltre, nell’area delle Spratly, la Guardia Costiera cinese ha speronato delle navi di rifornimento filippine dirette verso il summenzionato relitto della Bpr Sierra Madre. Nella zona contigua delle Isole Paracelso vascelli da guerra di Pechino hanno intercettato il cacciatorpediniere americano Uss Halsey tentando di allontanarlo, ma senza riuscirvi.
Infondate le pretese di Pechino
Mette conto notare che le Marine militari Usa e del Regno Unito sono spesso impegnate in “operazioni di libertà di navigazione”, per ribadire che l’accesso alle acque internazionali è consentito a tutti. In risposta Pechino ha affermato che le azioni degli Stati Uniti “violano gravemente la sovranità e la sicurezza della Cina”.
E proprio questo è il punto. La Repubblica Popolare cerca di far passare quasi tutto il Mar Cinese Meridionale, nel quale transita un terzo del commercio marittimo mondiale, quale parte del suo territorio nazionale. Alcune nazioni confinanti, tra cui le Filippine, hanno richiesto il parere di una corte arbitrale internazionale. E nel 2016 tale corte, nominata dall’Aia, ha giudicato infondate le pretese di Pechino, ribadendo che le acque interessate sono, per l’appunto, internazionali e, quindi, accessibili a tutti i Paesi. La sentenza è stata totalmente ignorata dal governo cinese che, al contrario, ha accentuato ancor più la sua spinta espansiva.
Il legame con gli Usa
Importante rammentare che le Filippine sono un alleato chiave degli Usa nel Pacifico, e ospitano numerose basi militari americane. In precedenza il presidente Rodrigo Duterte, in carica dal 2016 al 2022, aveva iniziato a flirtare con Pechino cercando di allentare il rapporto di alleanza con Washington.
Con l’avvento del nuovo presidente Ferdinand Marcos Jr., eletto il 30 giugno 2022, l’arcipelago ha rinsaldato lo storico legame di alleanza con gli Stati Uniti, spesso reagendo alle numerose provocazioni cinesi.
Il problema è che gli ondeggiamenti in politica estera dell’amministrazione Biden, dall’Afghanistan all’Ucraina, per finire con il Medio Oriente, stanno causando incertezze anche tra gli alleati più fedeli, che si chiedono fino a che punto gli Usa intendano davvero difenderli in caso di conflitto. Una domanda cui, vista l’attuale situazione, è difficile rispondere.