Esteri

Anche Teheran dietro le proteste pro-Hamas nei campus Usa

L’Intelligence Usa: il regime iraniano ha segretamente incoraggiato le proteste, fornendo sostegno finanziario. Livello preoccupante di influenza e sofisticazione

Harvard Gaza Israele Protesta contro Israele degli studenti di Harvard

La recente dichiarazione di Avril Haines, direttrice dell’Intelligence nazionale Usa, ha rivelato una nuova minaccia alla democrazia statunitense: il governo iraniano ha segretamente incoraggiato le proteste negli Stati Uniti contro la guerra nella Striscia di Gaza, fornendo sostegno finanziario a dimostranti e attivisti.

Iran sempre più aggressivo

Secondo Haines, lo scopo di questa divulgazione è “informare il pubblico degli sforzi stranieri per influenzare i nostri processi democratici”. Non è una novità che potenze straniere cerchino di interferire con la politica interna degli Stati Uniti, ma il livello di sofisticazione e l’opportunismo dimostrati dagli iraniani sono preoccupanti.

L’ex vicedirettrice della CIA dal 2013 al 2015 ha spiegato che l’Iran sta diventando sempre più aggressivo, “cercando di alimentare la discordia e minare la fiducia nelle istituzioni democratiche americane, come è già accaduto nei precedenti cicli elettorali. Gli iraniani continuano ad adattare le loro attività informatiche e di influenza, utilizzando piattaforme di social media e lanciando minacce. È probabile che continuino a fare affidamento sui loro servizi di intelligence e su influencer online con sede in Iran per promuovere le loro narrazioni”, ha dichiarato lo scorso 9 luglio Haines.

Sostegno alle proteste

Nelle ultime settimane, agenti del governo iraniano hanno cercato di trarre vantaggio dalle proteste in corso riguardo alla guerra a Gaza, usando un copione già visto in passato. Sono stati osservati mentre si atteggiavano ad attivisti online, cercando di incoraggiare le proteste e persino fornendo supporto finanziario ai dimostranti.

Haines, già vice consigliere per la sicurezza nazionale durante l’amministrazione Obama, ha sottolineato che non tutti i manifestanti anti-Israele sono pedine iraniane. Ha affermato: “Voglio essere chiara: so che gli americani che partecipano alle proteste stanno, in buona fede, esprimendo le loro opinioni sul conflitto a Gaza. Queste informazioni non indicano il contrario. La libertà di esprimere opinioni diverse, quando avviene pacificamente, è essenziale per la nostra democrazia”.

E dopo il colpo al cerchio (i voti di musulmani, studenti, eccetera: contano!), ecco il colpo alla botte: “Gli americani che sono presi di mira da questa campagna iraniana potrebbero non essere consapevoli di interagire o ricevere supporto da un governo straniero”, quindi è fondamentale, suggerisce Haines, essere consapevoli degli attori stranieri che cercano di sfruttare queste proteste per i propri scopi.

Cosa fa il governo?

Con l’avvicinarsi della campagna elettorale del 2024, Haines ha promesso ulteriori aggiornamenti sugli sforzi di influenza straniera. Tuttavia, la dichiarazione non ha chiarito cosa stia facendo il governo degli Stati Uniti per contrastare queste interferenze. Sono stati chiusi conti bancari o account social media utilizzati dagli iraniani?

Ricordiamo tutti l’ondata di preoccupazione generata dall’ingerenza russa nelle elezioni del 2016, che ha scatenato indagini infinite e una lunga attenzione mediatica. Sarebbe sorprendente se la rivelazione delle attività iraniane negli Stati Uniti nel bel mezzo della campagna del 2024 non suscitasse lo stesso livello di allarme.

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