Esteri

Chi o cosa sta frenando l’Iran? Non solo l’appeasement di Biden/Harris

Agenti del Mossad “bruciati” per compiacere Teheran? Una delegazione Usa avrebbe passato agli iraniani una lista di dieci nomi coinvolti nell’uccisione di Haniyeh

Khamenei Haniyeh (al Jazeera)

Sarebbe grave se fosse vero – probabilmente non lo sapremo mai – ma è già grave che sia verosimile quanto è trapelato nei giorni scorsi da un quotidiano kuwaitiano e ripreso anche da media occidentali. Che cosa ha convinto il regime iraniano a ritardare e, forse, a soprassedere dalla rappresaglia contro Israele per l’uccisione del capo di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran? La prospettiva – al di là del wishful thinking dei mediatori piuttosto lontana – di un accordo per il cessate il fuoco a Gaza? Improbabile. La paura per una reazione sproporzionata di Israele che potrebbe azzerare il programma nucleare iraniano? Possibile.

L’incontro segreto

Potrebbe aver aiutato anche l’appeasement dell’amministrazione Biden/Harris. Una delegazione di alto livello degli apparati di sicurezza Usa, con la mediazione dell’Oman, si sarebbe recata segretamente vicino Teheran e avrebbe passato ai funzionari iraniani una lista di dieci nomi di agenti del Mossad in Iran che si ritiene sarebbero stati coinvolti nell’eliminazione di Haniyeh. A riportarlo è il quotidiano kuwaitiano al Jarida, citando una fonte anonima in Iran. A parlarne, su Fox News, Amir Fakhravar in un suo articolo, poi rimosso.

Il Consiglio di Sicurezza nazionale Usa ha negato, tramite un portavoce, che al Jerusalem Post ha bollato come “categoricamente falsa” l’indiscrezione.

Secondo quanto riferito dal quotidiano kuwaitiano, la delegazione Usa sarebbe arrivata in Iran attraverso la Turchia, atterrando all’aeroporto Payam-e-Khorram a Karaj giovedì scorso, e avrebbe avuto un incontro di due ore con funzionari iraniani prima di tornare in Turchia. A questi funzionari avrebbe presentato una lista di dieci nomi di agenti del Mossad in Iran che gli americani ritengono fossero coinvolti, direttamente o indirettamente, nell’uccisione di Haniyeh. Un gesto per dimostrare a Teheran la “buona fede” dell’amministrazione Biden/Harris quando sostiene che non c’entra niente con le uccisioni di Ismail Haniyeh di Hamas e Fuad Shukr di Hezbollah, e che è stata “tenuta all’oscuro” dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.

Pur avendo smentito il particolare riportato dal quotidiano kuwaitiano dell’incontro segreto e della lista di agenti del Mossad “bruciati”, il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha ammesso che per allentare le tensioni e scongiurare una escalation, l’amministrazione Biden si è “impegnata in un’intensa attività diplomatica con alleati e partner, comunicando quel messaggio direttamente all’Iran”.

Inoltre, non è forse un caso che subito dopo la presunta visita della delegazione Usa, “più di due dozzine di persone, tra cui alti ufficiali dell’Intelligence, ufficiali militari e personale di una pensione gestita dai militari a Teheran”, secondo quanto riportato dal New York Times, siano state arrestate in relazione all’uccisione del leader di Hamas.

L’amministrazione Biden ha rivendicato come suo merito il ritardo della rappresaglia iraniana contro Israele, ma gli attacchi delle milizie filo-iraniane in Iraq contro le basi Usa insinuano qualche dubbio su questa versione.

Il suggerimento russo

In quegli stessi giorni, una delegazione russa che comprendeva i vertici dell’apparato militare di Mosca, guidata dal segretario del Consiglio di sicurezza, ed ex ministro della difesa, Sergei Shoigu, si è recata a Teheran per incontri di alto livello.

Dietro il suggerimento di Vladimir Putin alla Guida Suprema Ali Khamenei di non colpire avventatamente Israele potrebbe nascondersi la promessa di fornire presto all’Iran missili più avanzati rispetto a quelli lanciati il 13 aprile scorso contro lo Stato ebraico, comprese le difese aeree.

Dunque, a convincere gli iraniani ad aspettare prima di lanciare la loro rappresaglia contro Israele potrebbe non essere stato solo l’appeasement dell’amministrazione Biden, accompagnato dal “regalo” di una cellula del Mossad da smantellare, ma la promessa russa di fornire a Teheran armi sia offensive che difensive più efficaci.

Su tutto questo incombe ovviamente l’atomica, a cui il regime iraniano sarebbe ormai vicinissimo, tanto che per Israele potrebbe avvicinarsi l’ultima occasione per spazzare via il programma nucleare di Teheran.