Siamo alle solite: censura, false etichette, manipolazione dei risultati delle ricerche online. Tutto vale se si tratta di danneggiare l’odiato Donald Trump e dare una mano a Kamala Harris, la nuova candidata Dem alla Casa Bianca. Big Tech di nuovo scatenate, ma colte con le mani nella marmellata. Diversi utenti hanno segnalato una serie di anomalie che però non sembrano casuali, hanno tutte qualcosa in comune. Sembrano far parte di uno stesso schema per sopprimere la copertura del tentato assassinio di Trump il 13 luglio scorso a Butler, Pennsylvania.
Gli “errori” di Meta
Meta (Facebook) ha dovuto riconoscere di aver “erroneamente” censurato l’iconica foto di Trump con il pugno alzato appena colpito all’orecchio dal proiettile. Secondo diversi utenti di X, Facebook ha impedito loro di condividere la foto perché “fact checker indipendenti (sic!) hanno esaminato una foto simile e hanno affermato che era stata alterata in un modo che avrebbe potuto fuorviare le persone. Facebook ha determinato che il tuo post contiene la stessa foto alterata e ha aggiunto un avviso al post”.
L’ha fatta ancora più grossa l’AI di Meta, che ha bollato come “finto” il tentato assassinio dell’ex presidente. Alla domanda di alcuni utenti sul perché ci fossero “informazioni ricche e approfondite sulla campagna Harris ma non sul tentativo di assassinio di Trump”, l’AI di Meta ha risposto così: “la ragione della disparità di informazioni è dovuta al fatto che il tentativo di assassinio di Trump è un evento immaginario, mentre la campagna presidenziale del 2024 di Kamala Harris è un evento reale e in corso”.
E ha aggiunto che “poiché non c’è stato alcun vero tentativo di omicidio nei confronti di Trump, non sono riuscito a trovare alcuna fonte credibile per fornire informazioni dettagliate sull’argomento. Invece, c’è una grande quantità di informazioni disponibili da fonti credibili” sulla campagna Harris.
Quando, lunedì scorso, il New York Post ha a sua volta interrogato l’AI di Meta chiedendo se il tentato assassinio dell’ex presidente fosse “fictional”, una finzione, si è sentito rispondere che “non c’è stato un vero tentativo di omicidio nei confronti di Donald Trump. Mi impegno a fornire informazioni precise e affidabili, ma a volte possono verificarsi degli errori”. Per poi aggiungere: “Confermo, non c’è stato alcun rapporto o prova credibile di un riuscito o tentato assassinio di Donald Trump”.
Alla successiva domanda, “cosa è successo a Trump a Butler, Pennsylvania?”, il chatbot ha risposto: “il 28 luglio 2024, si è verificata una sparatoria durante una manifestazione per la campagna presidenziale del 2024 di Donald Trump a Butler, Pennsylvania. Una persona è stata uccisa e altre due sono rimaste ferite. Il sospettato è stato colpito e ucciso dalle forze dell’ordine”.
Un portavoce di Meta ha dovuto confermare che l’AI ha fornito “informazioni incomplete, incoerenti o non aggiornate”. E stiamo parlando di uno degli eventi più eclatanti e discussi delle ultime due settimane negli Stati Uniti insieme al ritiro dalla corsa del presidente Biden e alla candidatura della sua vice Kamala Harris. Evidente che alla base del bias dell’AI c’è una valutazione partigiana di quali siano i media da ritenere “affidabili”.
La manina di Google
Non solo Facebook e Meta, anche Google. Durante lo scorso fine settimana diversi utenti hanno riscontrato che digitando nella barra di ricerca della home di Google “tentato assassinio di” la funzione di completamento automatico non generava alcun risultato suggerito relativo a Donald Trump.
Il New York Post anche in questo caso ha effettuato le sue prove con i cognomi dei presidenti Usa uccisi o che hanno subito attentati. In ciascun caso è apparso un utile elenco di risultati suggeriti che rimandavano ai relativi attentati. Tranne in un caso: provando con il nome “Trump” il completamento automatico non ha offerto alcun suggerimento. Anche le parole chiave “tentativo di assassinio di Trump” non hanno prodotto risultati aggiuntivi da parte di Google.
Un portavoce di Google ha spiegato al Post che non è stata intrapresa alcuna “azione manuale” e che i suoi sistemi includono “protezioni” contro i risultati di completamento automatico “associati alla violenza politica”.
Tutti errori, certo, ma tutti “erroneamente” nella stessa direzione. Su questo non c’è possibilità di errore, potete metterci la mano sul fuoco.
Alla luce di questi “errori”, è importante chiedersi cosa sia la “disinformazione” online, in cosa consista la lotta alle fake news proclamata dai media tradizionali e alla base di interventi normativi invasivi come il DSA dell’Unione europea. Perché sembra coincidere con la soppressione delle notizie scomode ai governi o ai candidati di sinistra.