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Con il suo accrocchio costituzionale Merz si gioca l’osso del collo

Il leader della CDU vuole spazio di spesa militare, ma i partiti (sconfitti) che dovrebbero aiutarlo ad aggirare il vincolo di bilancio chiedono in cambio cedimenti su tutto

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Si approfondisce la crisi politica tedesca successiva all’ambiguo risultato elettorale. Diamole una veloce occhiata.

Spazio-di-spesa, un accrocchio costituzionale

Come il lettore già sa, il vincitore ai punti Friedrich Merz della CDU va conducendo un tentativo di alleanza con lo sconfitto partito socialdemocratico. Insieme, essi hanno convenuto di cancellare ogni limite alla capacità di spesa in materia militare, nonché di stanziare un fondo per le infrastrutture grande la bellezza di 500 miliardi.

In entrambe i casi, è necessario aggirare il vincolo di bilancio iscritto nella Legge Fondamentale tedesca: il cosiddetto freno all’indebitamento (Schuldenbremse). Esso quale impedisce a governo e parlamento di far deficit di bilancio superiori allo 0,35 per cento del Pil. Aggirare e non cancellare, visto che nelle intenzioni di CDU e SPD, il vincolo di bilancio resterebbe iscritto in costituzione. Perciò, ci piace riferirci a tale soluzione come ad un accrocchio costituzionale.

Alla ricerca di una maggioranza costituzionale

Tale accrocchio costituzionale, per entrare in vigore, richiede una maggioranza dei 2/3, tanto nella camera bassa (Bundestag), che nella camera alta (Bundesrat). Problema, tale maggioranza è possibile rispettivamente: nel Bundestag uscente, solo con l’appoggio anche dei Verdi (Grünen); nel Bundestag entrante, solo con l’appoggio anche dei Verdi e del partito di sinistra-sinistra Die Linke.

Orbene, entrambe questi due ultimi partiti sembrano non voler dare il proprio voto ad un aggiramento della legge fondamentale, in cambio proponendo una abolizione tout court del freno all’indebitamento. Se la avranno vinta, i prossimi governi e parlamenti tedeschi potranno semplicemente spendere ciò che vorranno, nei capitoli che vorranno. Senza dover più rispettare alcun limite costituzionale.

Tale posizione i due partiti hanno ribadito ieri, giovedì, nel corso di un gran dibattito al Bundestag. Ed ancora avrebbero un pochettino di tempo per cambiare idea, ma solo un pochettino: la risposta, che sia un sì o un no, deve necessariamente venire prima dell’insediamento del nuovo Bundestag, quello appena eletto, il prossimo 25 marzo.

Merz si gioca l’osso del collo

A giocarsi l’osso del collo è la CDU di Merz. Il quale pare interessato unicamente ad ottenere spazio di spesa in materia militare; onde poter poi negoziare utilmente con l’amministrazione Trump, in materia di dazi e gasdotti. Il che già gli costa un grave imbarazzo nei confronti del proprio elettorato, dopo aver difeso per anni il vincolo di bilancio.

Ma il prezzo politico salirebbe enormemente, qualora Merz non riuscisse ad ottenere l’accrocchio costituzionale dal vecchio Bundestag e si trovasse, così, a dover accettare l’abolizione pura e semplice dei vincoli di bilancio nel nuovo Bundestag. Ciò che renderebbe ancor più imbarazzante la posizione di quel partito.

La SPD si gode una inaspettata rivincita

Ben più sfumata la posizione della SPD, pur essa responsabile dell’inserimento nella legge fondamentale del vincolo di bilancio. Eppure, da anni disponibile, certamente a sistematicamente aggirarlo, se non a superarlo tout court.

Accade così, che la SDP difenda l’accrocchio costituzionale oggi proposto, non per convinzione, bensì come controprestazione nei confronti della CDU. In cambio della quale ha ottenuto i 500 miliardi del fondo infrastrutture e, dalla quale, in sede di formazione del prossimo governo sta ottenendo cedimenti praticamente in ogni argomento di negoziazione: dalla libera migrazione, all’aumento del salario minimo, alla continuazione di uno stato sociale a volte assai generoso.

Pure le ultime proposte fatte ai Verdi per convincerli a votare l’accrocchio costituzionale (l’inclusione della spesa per protezione civile e sicurezza interna nel capitolo generale della spesa per la difesa; l’inclusione delle infrastrutture gretine nel capitolo generale delle infrastrutture; la destinazione di 50 dei 500 miliardi del fondo a rifinanziamento di altro ormai esaurito fondo per la protezione del clima), se accettate, lo sarebbero con grave costo della CDU, ma non della SDP.

La CDU non è detto salvi il salvabile

Il lettore avrà a questo punto compreso come i partiti di sinistra (SDP, Verdi, Linke) stiano giocando con la CDU di Merz, come fa il gatto col topo. Intanto, costringendolo a difendere spese per clima ed infrastrutture anche molto gretine. Più tardi, costringendolo a cedere sulla cancellazione tout court del vincolo di bilancio. Tutta roba che l’elettorato CDU può far tutto meno che apprezzare.

Peggio, se veramente la riforma della Legge Fondamentale verrà rinviata al nuovo Bundestag, in tal caso la CDU sarà pure costretta a formare un governo di tipo balneare con la SDP: balneare, in quanto destinato a cadere non appena sancita la vittoria totale delle sinistre, con la cancellazione del vincolo di bilancio costituzionale. Accaduto quello, non si vede perché la SPD non dovrebbe andare all’incasso.

Il che metterebbe una CDU, nel frattempo precipitata nei sondaggi, davanti a sole due strade. La prima, accettare lo scioglimento del Bundestag e, conseguentemente, sottoporsi ad una bruciante umiliazione elettorale.

Prospettive per la fine del centrismo

La seconda, formare un governo di destra con la AfD; sempre ammesso che quest’ultima abbia, a quel punto, l’intelligenza politica di sacrificare un vantaggio elettorale immediato, sull’altare del proprio ingresso al governo, cioè della propria costituzionalizzazione. Apparentemente, una strada molto poco tedesca, invero non più sorprendente dell’esercizio di trasformismo che la stessa CDU sta mettendo in scena in questi giorni.

Successivamente, la politica tedesca verrebbe ad organizzarsi lungo un asse destra-sinistra, le quali entrambe avranno inglobato le proprie estreme, ponendo termine all’era della frammentazione politica. Allo stesso modo in cui alla frammentazione politica è stato posto rimedio in Italia, già molti anni or sono.

Non è un caso che l’Italia sia oggi il grande Paese più stabile dell’Europa continentale. Mentre Francia e Germania, per non aver saputo inglobare le proprie estreme, sanno solo offrire lo spettacolo della propria presente ed apparentemente irrisolvibile, instabilità.