La controffensiva ucraina, l’importanza dei rifornimenti di armi occidentali, i rischi per la centrale nucleare di Zaporizhzhia e cosa serve all’Italia per tornare protagonista nel Mediterraneo sono i temi dell’intervista di Atlantico Quotidiano a Pietro Batacchi, direttore di RID (Rivista Italiana di Difesa).
Propaganda incrociata su Zaporizhzhia
TOMMASO ALESSANDRO DE FILIPPO: Direttore Batacchi, i combattimenti intorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia spaventano l’Europa. C’è davvero il rischio di provocare un disastro nucleare e quanto c’è di racconto propagandistico?
PIETRO BATACCHI: In questo momento sulla questione della centrale c’è molta propaganda incrociata tra le parti, è dunque complesso stabilire quanto elevati siano i rischi effettivi di un disastro.
Tuttavia, è chiaro che si tratti di un obiettivo di carattere strategico: rifornitore di elettricità quasi per l’intera Ucraina, conquistato dai russi ad inizio della guerra e adesso nuovamente conteso da Kiev, che ovviamente vorrebbe riprenderne il pieno controllo.
Pertanto, è evidente come i continui scambi di artiglieria nei pressi della centrale costituiscano un rischio reale, ma il nocciolo del reattore è ampiamente protetto e non facile da danneggiare direttamente.
La controffensiva ucraina
TADF: Come valuta l’inizio della controffensiva ucraina? Kiev potrebbe riuscire a riconquistare la totalità dei territori persi fino ad oggi?
PB: La controffensiva nella zona di Kherson è evidente, dato che gli ucraini hanno attaccato l’intera regione in più settori, sia pure con fortune alterne. In un paio sono stati respinti dai russi, ma in altri hanno portato a termine la riconquista di alcune zone.
È importante annotare come gli ucraini stiano subendo delle perdite in termini numerici che “possono permettersi”: Kiev ha una netta superiorità numerica nei confronti di Mosca, pur non avendo quella dell’aviazione o dell’artiglieria.
Non possiamo ancora stabilire il risultato massimo che le azioni di controffensiva potranno raggiungere, ma certamente non si deve sottovalutare il peso ed il valore degli sforzi militari che l’Ucraina sta portando avanti.
Mobilitazione generale?
TADF: La maggioranza numerica di cui Kiev può giovarsi potrebbe fungere da fattore decisivo per spingere Vladimir Putin ad indire la mobilitazione generale?
PB: Potrebbe essere. Al momento i russi si “accontentano” di compensare l’inferiorità numerica con la superiorità in artiglieria ed aviazione.
Tuttavia, se le forniture di armi occidentali dovessero continuare ad aumentare, cosa che sta avvenendo, il Cremlino sarà obbligato a fare delle valutazioni: o modifica sensibilmente i propri obiettivi finali in questo conflitto, oppure dovrà trovare una soluzione utile ad ampliare il numerico delle forze russe sul campo di battaglia.
Tornare protagonisti nel Mediterraneo
TADF: Quali e quanti investimenti in difesa servirebbero all’Italia per tornare protagonista nel Mediterraneo? Ritiene che la nostra assenza nella zona sia determinata da una volontà politica?
PB: Non penso ci sia una vera e propria assenza dell’Italia. Il nostro Paese, tramite le forze armate, è presente nel Mediterraneo ed ha un ruolo come fornitore di sicurezza internazionale.
Tuttavia, è chiaro che quell’ambito geopolitico sia da quasi dieci anni molto competitivo ed esposto a minacce di tipo convenzionale, fattore che richiede un potenziamento delle nostre forze armate. Nel settore navale avremmo bisogno di ulteriori fregate, non a caso la nostra Marina ne ha già chieste quattro, che penso otterrà nel prossimo futuro.
Lo scenario allargato ed instabile, dove ci sono i russi e si stanno “affacciando” i cinesi, impone di aggiornarsi e potenziarsi obbligatoriamente.