Sin dall’alba dei tempi, c’è stato un modo attraverso il quale il potere è riuscito a blindarsi. Dove non è arrivato con la violenza, ci ha pensato un sentimento comune a tutti i mortali: il senso di colpa. Attraverso il senso di colpa, è stato possibile giustificare ideologie e attuare politiche che, in tempi normali, sarebbe stato impensabile anche solo proporre.
Black Lives Matter
Basti pensare al movimento Black Lives Matter e i suoi suoi accoliti, i quali, mediante una strisciante propaganda volta ad insinuare sensi di colpa negli occidentali, è riuscita ad attirare su di sé i riflettori. Statue decapitate, città messe a ferro e fuoco sono solo la continuazione di un sistema che vive – e si alimenta – del medesimo sentimento.
La campagna vaccinale
La moral suasion colpevolista, attraverso un asfissiante paternalismo, è lo strumento preferito degli illiberali, i quali mirano ad una sempre più evidente restrizione della libertà personale. Non a caso, è la stessa logica all’opera durante l’infausto biennio pandemico. “Non ti vaccini? Ti ammali, muori e fai morire”. O ancora: “Sacrificare le libertà personali è un gesto di umanità”.
Le politiche climatiche
Frasi che fanno trasalire se ascoltate oggi, periodo in cui l’emergenza sanitaria sembra ormai lontana. Dopo il dualismo vax/no-vax che ha occupato i palinsesti televisivi, oggi lo stesso schema viene applicato nella lotta al cambiamento climatico.
Infatti, attraverso una propaganda iniziata già diversi anni fa, si sta preparando l’opinione pubblica agli impopolari provvedimenti che verranno presi in futuro, facendo leva sul suo senso di colpa.
Greta Thunberg
Trattasi segnatamente dell’emergenza climatica. Il primo “araldo” dell’ideologia ambientalista è stato sguinzagliato anni fa, quando Greta Thunberg è stata presentata dai media mainstream come moderna Giovanna D’Arco.
Gli osservatori più attenti, tuttavia, avrebbero dovuto già trasalire sapendo che, contrariamente ai canoni mainstream, una sconosciuta venisse elevata a rango di nuova paladina della giustizia ecologica. Il sistema, infatti, ha sempre ridicolizzato tutti coloro i quali erano antitetici alla propria narrazione; evidentemente Greta è invece completamente funzionale ai suoi interessi.
Sebbene quest’ultima sia scomparsa dalle scene, non si può certo dire che la sua voce non abbia lasciato una pesante eredità.
I teppisti climatici
Come trend degli ultimi tempi, è nata infatti l’abitudine di imbrattare opere d’arte in segno di protesta per il clima, o di bloccare le auto nei raccordi autostradali e le vie nevralgiche della città . “Cosa stanno facendo i nostri governanti per il clima?”. O ancora: “Dobbiamo fare presto”.
Oltre a provocare disagi alla viabilità, i blocchi hanno già provocato il primo morto. In Germania un ciclista non è stato soccorso in tempo per salvargli la vita.
Inoltre, l’ideologia climatista ha anche resuscitato un’altra dottrina, una sorta di neo malthusianesimo, secondo cui, al fine di contrastare il cambiamento climatico, sarebbe necessaria una drastica riduzione della popolazione globale. L’inquietante assunto di queste ideologie è che per il pianeta Terra l’uomo non sia che è un parassita.
La Cop27
In questi giorni si sta svolgendo a Sharm el-Sheikh, in Egitto, la conferenza dell’Onu sui cambiamenti climatici (Cop27). Da questo pulpito, il segretario generale Antonio Guterres ha rinnovato il ricatto facendo leva sul senso di colpa: “L’umanità ha una scelta da compiere: o cooperare sul clima o morire. Il mondo può decidere di andare verso una solidarietà sul clima oppure rischia un suicidio collettivo”.
Peccato che Cina, India e Russia – che insieme generano il 45 per cento delle emissioni globali di Co2, contro il 7 per cento dell’Ue, come dovrebbero sapere i contestatori climatici – erano assenti, il che rende la Cop27 una delle tante conferenze inutili dell’Onu.
Inoltre, la correlazione tra cambiamenti climatici e ruolo dell’uomo è tutta da verificare: gli esperti (non gli influencer) sono infatti divisi. Il legittimo sviluppo dell’uomo non può essere negato da una ideologia millenarista.