Esteri

Corruzione Biden? Il documento esiste, ma l’FBI non lo consegna al Congresso

Il direttore Wray rischia l’accusa di oltraggio. Fonte “altamente credibile”, informazioni non smentite e indagine ancora in corso. Presunta tangente da uomo d’affari ucraino

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Vi avevamo già parlato di un documento non classificato in possesso dell’FBI in cui è descritto per filo e per segno uno schema di corruzione pay to play (scambio di soldi per decisioni politiche) in cui sarebbe stato coinvolto l’attuale presidente Joe Biden, all’epoca dei fatti vicepresidente, con un cittadino straniero.

L’esistenza di questo documento, un modulo FD-1023 (quello che viene utilizzato per raccogliere le dichiarazioni di “fonti umane riservate”), era stata resa nota dal presidente della Commissione vigilanza della Camera, il Repubblicano James Comer, che aveva immediatamente emesso un mandato per obbligare l’FBI a fornire il documento al Congresso, anzi tutti gli FD-1023 che contenessero la parola “Biden” e relativi allegati.

Ma finora l’FBI si è rifiutata. Lunedì scorso il presidente Comer ha spiegato che sebbene l’FBI gli abbia mostrato il documento, tuttavia ha “nuovamente rifiutato” di consegnarlo, non rispettando quindi la citazione della Commissione. Ora, ha annunciato, “avvieremo il procedimento di oltraggio al Congresso” nei confronti del direttore dell’FBI Christopher Wray. Le udienze inizieranno già giovedì.

Informatore affidabile

L’FBI però ha confermato a Comer che (1) il documento, non classificato, secondo cui l’allora vicepresidente Biden era coinvolto in uno schema di corruzione da 5 milioni di dollari con un cittadino straniero, esiste; (2) la fonte delle informazioni è un informatore “altamente credibile”; (3) le sue affermazioni non sono state smentite e, anzi, l’indagine è ancora aperta, nonostante siano trascorsi tre anni.

“Oggi i funzionari dell’FBI hanno confermato che il documento non classificato non è stato smentito e che le informazioni in esso contenute sono attualmente utilizzate in un’indagine in corso”, ha affermato Comer. “La fonte umana confidenziale che ha fornito informazioni sull’allora vicepresidente Biden coinvolto in un piano di corruzione criminale è un informatore affidabile e altamente credibile, utilizzato dall’FBI per anni”.

“Data la gravità e la complessità delle accuse contenute in questo documento, il Congresso deve indagare ulteriormente“, ha dichiarato Comer, aggiungendo che “gli americani hanno perso la fiducia nella capacità dell’FBI di far rispettare la legge in modo imparziale e chiedono risposte, trasparenza e responsabilità. La Commissione deve seguire i fatti per il popolo americano e assicurarsi che il governo federale sia ritenuto responsabile”.

Denaro dall’Ucraina

Lo schema di corruzione riguarderebbe l’Ucraina, dove il figlio del presidente, Hunter Biden, aveva ottenuto nel 2014, mentre il padre era vicepresidente, un redditizio posto nel board di una importante società energetica, Burisma, ed è stato portato a conoscenza dell’FBI per la prima volta nel 2017, cioè all’inizio della presidenza Trump, ha spiegato lo stesso Comer al giornalista John Solomon.

“Sì, si tratta dell’Ucraina”, ha confermato Comer a Just the News: “Questo modulo 1023 coinvolge un uomo d’affari ucraino, che avrebbe inviato una tangente, una tangente sostanziosa all’allora vicepresidente Biden”.

Poi l’informatore, ritenuto affidabile e ben pagato dall’FBI, ha ribadito le sue affermazioni una seconda volta, e ancora una terza nel rapporto del giugno 2020.

Comer ha riferito che l’accusa principale è che un uomo d’affari ucraino avrebbe pagato 5 milioni di dollari alla famiglia Biden in cambio di una decisione politica degli Stati Uniti su cui Joe Biden poteva avere influenza.

Comer ha inoltre affermato di avere forti motivi per credere che l’FBI non abbia mai indagato adeguatamente su queste accuse, allo stesso modo in cui il Dipartimento del Tesoro di Obama non indagò quasi per nulla sulle segnalazioni di attività sospette associate a transazioni di Hunter Biden e soci.