Cosa succede in Spagna: governo Sanchez, abisso di scandali e corruzione

Inchieste, relazioni pericolose con indipendentisti ed eredi dell’ETA, tentativi di imbavagliare i media. Ma non è Orban quindi per l’Ue (e i nostri sinistri) va tutto bene

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Il governo di Pedro Sánchez è travolto da una serie di scandali che mettono in discussione la sua integrità e stabilità, e che in un qualsiasi altro Paese occidentale (Italia inclusa) avrebbero già da tempo portato alla dissoluzione del governo.

Il caso Koldo

L’ultimo caso esplosivo riguarda l’imprenditore Víctor de Aldama, che ha coinvolto direttamente il presidente Sánchez nel cosiddetto “caso Koldo”, una presunta rete di corruzione legata a commissioni illegali durante la pandemia.

Il caso Koldo e la corruzione nei trasporti vedono l’ex ministro nonché numero due del PSOE, José Luis Ábalos, coinvolto in multiple trame di corruzione, incluso l’acquisto di mascherine durante la pandemia e connessioni con imprenditori come Víctor de Aldama. Queste indagini includono accuse di commissioni illegali e gestione corrotta di fondi pubblici.

L’imprenditore è stato coinvolto anche in altri affari torbidi come la relazione dell’attuale governo con la vicepresidente venezuelana Delcy Rodríguez. Il cosiddetto Delcygate, riguardante l’arrivo della vicepresidente venezuelana Rodríguez in Spagna nel 2020, violando sanzioni internazionali, e i tentativi di cancellare le registrazioni di quella visita da parte dell’entourage di Ábalos, è solo un’altra macchia indelebile su un governo che sembra incapace di liberarsi dall’ombra della corruzione e del malaffare.

La moglie del premier

Le accuse di corruzione non si fermano qui. Begoña Gómez, moglie del presidente, è sotto inchiesta per traffico di influenze e corruzione in contratti pubblici. La sua relazione con entità salvate dal governo, come Air Europa, ha suscitato un’ondata di sdegno a causa dei palesi conflitti di interesse.

Altri scandali etici e di gestione includono contratti a imprese affini e il salvataggio delle compagnie aeree, alimentando i sospetti di gestione corrotta. Last but not least, la filtrazione di dati fiscali, con il procuratore generale dello Stato, Álvaro García Ortiz, accusato con prove oramai difficilmente refutabili di aver filtrato dati fiscali privati del compagno della presidente della Comunità di Madrid, Isabel Díaz Ayuso. Una character assassination degna delle peggiori autocrazie.

Il cedimento agli indipendentisti

Ma questo è solo l’ultimo capitolo di una serie di scandali, sia politici che giudiziari, che hanno segnato e stanno fiaccando il governo di Sánchez. Le critiche per le negoziazioni con partiti indipendentisti ed EH Bildu, gli indulti ai leader del procés e le accuse di manipolazione del potere giudiziario sono solo alcune delle ombre che oscurano la sua amministrazione.

Le negoziazioni con partiti indipendentisti come Junts e Esquerra Republicana per mantenersi al potere sono state particolarmente controverse. Questi accordi inclusero l’amnistia per i leader indipendentisti, percepita come una “riforma costituzionale dalla porta di servizio”.

La stampa internazionale ha criticato duramente Sánchez. The Economist lo ha descritto come un leader che “governa alla mercé dei radicali” e a discapito dello stato di diritto, mettendone in discussione la qualità democratica. Il settimanale inglese ha evidenziato la tendenza di Sánchez a prendere decisioni rischiose, come anticipare le elezioni dopo i cattivi risultati del 2024, definendolo il “re del dramma”. Anche Bloomberg ha sottolineato che Sánchez guida uno dei governi più instabili d’Europa, in cui ogni riforma dipende da negoziazioni opache con gruppi estremi, indebolendo la democrazia parlamentare e le istituzioni del Paese.

Il patto della vergogna

Le relazioni con gli eredi del gruppo terrorista ETA, EH Bildu, sono altrettanto controverse sul versante politico. Sebbene Sánchez avesse affermato in passato che “mai avrebbe fatto patti con Bildu“, durante il suo mandato ha contato sul loro sostegno in diverse occasioni cruciali, come l’approvazione di bilanci e leggi controverse come la “Legge del solo sì è sì”.

Più recentemente, Bildu ha sostenuto la sua investitura nel novembre 2023, generando critiche su un possibile accordo non rivelato tra le parti per facilitare il governo socialista. La scarcerazione di membri dell’ETA non ha fatto altro che confermare l’esistenza di un tale patto della vergogna.

Attacco alla libertà di parola

Infine, il governo Sánchez ha messo in atto e proposto una serie di misure che minano l’indipendenza degli organismi pubblici e la libertà di espressione. I tentativi di regolazioni dei media e di censura hanno sollevato allarmi significativi.

Il piano del governo prevede la creazione di una commissione parlamentare contro le fake news. Ovviamente, siamo di fronte al tentativo di censurare i media contrari al governo, mettendo a rischio il pluralismo mediatico e la libertà di espressione nel tentativo di controllare le narrazioni pubbliche sotto il pretesto della sicurezza democratica.

Ue distratta

In definitiva, la Spagna è sull’orlo di un vero e proprio collasso democratico, finora arginato solo dalla solerzia di una magistratura che ha dimostrato di coltivare una deontologia a prova di bomba. Nonostante i gridi d’allarme che si moltiplicano, l’Unione europea, evidentemente ben più interessata alla spartizione delle alte cariche comunitarie che alla salute democratica del quarto paese della Ue, ha fatto orecchie da mercante, limitandosi a dare qualche buffetto all’attuale governo.

In Italia, manco a dirlo, i soliti soloni che gridano al fascismo a ogni piè sospinto, ovviamente si guardano bene dal condannare le malefatte di un governo di sinistra radicale. Ma chi oggi tace, domani sarà inchiodato ai silenzi del passato.

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