Esteri

Da Hezbollah minaccia non convenzionale contro Israele

I Pasdaran iraniani hanno di recente fornito al gruppo terroristico libanese bombe e missili dotati di testate a impulsi elettromagnetici (EMP)

Hezbollah missili

Il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche (IRGC) ha recentemente inviato un carico di armi avanzate a Hezbollah, mentre il gruppo terroristico si prepara a lanciare un’offensiva nelle regioni israeliane della Galilea e delle Alture del Golan. La notizia è stata riportata giovedì scorso da una fonte iraniana, presumibilmente un alto ufficiale della Forza Quds dell’IRGC, al quotidiano kuwaitiano al-Jarida.

I danni delle testate EMP

La spedizione avrebbe incluso bombe e missili dotati di testate a impulsi elettromagnetici (EMP). Alcune di queste bombe possono essere lanciate da posizioni fisse, mentre altre sono progettate per essere montate su droni per colpire obiettivi in profondità in Israele.

Secondo al-Jarida, queste armi potrebbero distruggere rapidamente tutti i sistemi di comunicazione e l’infrastruttura elettrica, potenzialmente paralizzando il Paese in pochi minuti in caso di un’operazione militare da parte delle Forze di Difesa israeliane contro Hezbollah. Le armi, inviate la scorsa settimana, potrebbero essere impiegate anche contro le truppe statunitensi e britanniche intervenute a sostegno di Israele.

Un attacco EMP ha una potenza paragonabile a quella di un’esplosione nucleare, capace di distruggere tutte le infrastrutture elettriche e i dispositivi elettronici in un’area specifica. Anche se l’esplosione non provoca vittime immediate, la perdita di infrastrutture potrebbe avere conseguenze devastanti.

Minaccia non convenzionale

Quando il quotidiano kuwaitiano al-Jarida ha riportato che l’Iran ha fornito munizioni elettromagnetiche a Hezbollah e ad altri proxy iraniani, il Jerusalem Post ha intervistato Rotem Mey-Tal, ceo di Asgard Systems e promotore del concorso “30U30 in Defense” per il 2024, per chiarire la natura e le implicazioni di questa nuova tecnologia.

Rotem Mey-Tal spiega che le munizioni elettromagnetiche sono ordigni complessi, difficili da visualizzare concretamente ma capaci di provocare danni enormi: possono disattivare sistemi di comunicazione e spegnere i radar.

Descrivere le munizioni elettromagnetiche è come parlare di qualcosa che nessuno ha mai visto, ma che tutti capiscono esistere ed è presente nella realtà. In sostanza, immagina che un fulmine colpisca l’edificio in cui vivi, non un parafulmine o un’antenna, ma l’intero edificio, facendo smettere di funzionare tutti i quadri elettrici, gli scaldabagni, gli impianti idrici ed elettrici, gli elettrodomestici, i computer, gli impianti televisivi e persino i sistemi medici salvavita. È come un’interruzione di corrente, ma in questo caso i sistemi possono anche bruciarsi dall’interno come in un cortocircuito elettrico.

Alla domanda, “come pensa che si debba affrontare una minaccia del genere?”, il ceo dell’azienda che sviluppa tecnologia militare avanzata per l’industria della difesa ha risposto che “non solo si tratta di un’escalation sulla mappa delle potenziali minacce, ma dovrebbe anche essere considerata come una minaccia vicina a quella delle armi non convenzionali. Proprio come nessun Paese sovrano tollererebbe una minaccia di armi non convenzionali, lo stesso vale qui [in Israele, ndr]. Questo perché, nel 2024, i processori elettronici gestiscono tutti i sistemi vitali nello Stato di Israele: infrastrutture, sistemi medici, sicurezza e applicazioni militari”.

Inoltre, Mey-Tal ipotizza che l’impiego di queste munizioni potrebbe avvenire tramite UAV a bassa quota. Un meccanismo di attivazione a impulsi elettromagnetici (EMP), simile a quello utilizzato nell’attacco iraniano-Houthi vicino all’ambasciata statunitense a Tel Aviv, potrebbe essere integrato nell’UAV e attivato al contatto con il bersaglio. Tuttavia, al momento non esistono documentazioni concrete sull’uso di questa tecnologia, “si tratta per lo più di speculazioni, poiché non esiste documentazione fino ad oggi dell’uso di tale arma o tecnologia.”

“Negli anni ’60 – conclude l’intervista Mey-Tal – si diceva che, in caso di esplosione nucleare, solo gli scarafaggi sarebbero sopravvissuti. In un attacco elettromagnetico, gli “scarafaggi” (ovvero i componenti elettronici nei circuiti elettrici) non riusciranno a sopravvivere. Questo avrà un impatto su tutti noi, influenzando la nostra vita quotidiana e la nostra capacità di affrontare le emergenze”.

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