Esteri

Da Zelensky un siluro al Vaticano e da Washington un siluro a Zelensky

In privato il leader ucraino trama attacchi con armi occidentali all’interno della Russia, rivela il Washington Post citando documenti di Intelligence Usa

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“Rispetto il Santo Padre ma non abbiamo bisogno di mediatori. Ci serve una pace giusta“. Nelle parole del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in visita ieri a Roma, è risuonato forte lo schiaffo alla ormai sgangherata diplomazia vaticana sotto Papa Bergoglio. L’umiliante resa a Pechino e i goffi tentativi di inserirsi come mediatore tra Kiev e Mosca – con una “missione di pace” per il momento smentita da entrambe le capitali – fanno apparire uno sbiadito ricordo la millenaria e un tempo raffinatissima diplomazia d’Oltretevere.

Non è l’ora del negoziato

Se qualcuno tra i commentatori nostrani e nelle stanze della Santa Sede credeva che la visita di Zelensky potesse offrire l’ennesima occasione per insistere con la retorica a buon mercato della pace e rilanciare l’idea del negoziato con Putin si sbagliava di grosso.

Il presidente ucraino ha piuttosto sottolineato di aver chiesto al Papa di “condannare i crimini russi in Ucraina, perché non può esserci uguaglianza tra la vittima e l’aggressore”.

Una distanza, quella tra Zelensky e il Pontefice, che stride con la piena sintonia tra il leader ucraino e i vertici della Repubblica Italiana, il presidente Sergio Mattarella e il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che hanno rinnovato il pieno sostegno del nostro Paese all’Ucraina nella difesa contro l’invasore russo e, probabilmente, promesso un ulteriore sforzo sotto forma di aiuti militari.

Dopo la visita a Roma, Zelensky è oggi a Berlino, dove riceverà dal governo tedesco il promesso pacchetto di aiuti militari per un valore di 2,7 miliardi di euro: carri armati Leopard, droni, sistemi antiaerei, mezzi da combattimento Marder e veicoli corazzati.

Insomma, a Roma e Berlino si sono svolti dei consigli di guerra. D’altra parte, era ingenuo attendersi da Zelensky spiragli per un cessate-il-fuoco o parole di resa sulla Crimea e altri territori, proprio alla vigilia di una attesa e a lungo preparata controffensiva che a Kiev, e non solo, sperano possa risultare decisiva. Non è ancora il tempo delle trattative e una diplomazia dall’antica tradizione come quella vaticana avrebbe dovuto comprenderlo.

Segnale da Washington

Proprio nel giorno in cui Zelensky incassa il pacchetto di aiuti tedesco e il rinnovato sostegno italiano, arriva però da Washington un segnale inquietante.

Il Washington Post, “gola profonda” dell’amministrazione Biden, riferisce di documenti classificati dell’Intelligence Usa secondo cui il presidente Zelensky, in privato, trama attacchi all’interno della Russia, mentre si è impegnato con le potenze occidentali a non usare le armi fornite per colpire il territorio russo.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha conquistato la fiducia dei governi occidentali rifiutando di usare le armi che questi forniscono per attacchi all’interno della Russia e dando la priorità a colpire le forze russe all’interno dei confini dell’Ucraina. Ma a porte chiuse, il leader ucraino ha proposto di andare in una direzione più audace: occupando i villaggi russi per ottenere una leva su Mosca, bombardando un oleodotto che fornisce il petrolio russo all’Ungheria, membro della Nato, e privatamente desiderando che missili a lungo raggio colpiscano obiettivi all’interno dei confini della Russia, secondo documenti classificati dell’Intelligence Usa che descrivono nel dettaglio le sue comunicazioni interne con i massimi consiglieri e leader militari.

“Le intercettazioni – osserva il Washington Post – rivelano gli istinti aggressivi del leader ucraino, in netto contrasto con la sua immagine pubblica di stoico statista che resiste al brutale assalto della Russia”.

Ora, siccome è perfettamente logico e comprensibile, non dovrebbe destare alcuna sorpresa, che a fronte delle garanzie ufficiali ai partner occidentali, Zelensky abbia discusso con i suoi consiglieri e generali, magari anche auspicandola, l’ipotesi di usare le armi fornite per colpire la Russia anche all’interno dei suoi confini, occorre chiedersi come interpretare questo leak dell’Intelligence Usa e i toni usati dal Washington Post.

Un messaggio dell’amministrazione Biden, o di parte di essa, alla leadership ucraina e a quella russa, in vista della controffensiva? Proprio ieri mattina sono stati abbattuti due caccia e due elicotteri russi pochi chilometri oltre confine, nella regione di Bryansk. Oppure, con la popolarità del presidente ai minimi termini e l’imminenza della campagna per la rielezione, i primi passi per preparare il pubblico americano ad un cambio di narrazione?

Certamente questo leak non aiuta a rassicurare l’opinione pubblica preoccupata di una possibile escalation tra Usa e Russia e offre argomenti a chi, anche negli Stati Uniti, vorrebbe cessare o almeno limitare le forniture militari a Kiev.