Dilemma AfD, sarà la CDU a decidere: in gioco c’è Berlino, non Bruxelles

Le quattro caratteristiche di AfD e i suoi lati oscuri. Sarà Merz a dettare le eventuali condizioni. E saranno condizioni tedesche, non “europee”

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C’è un partito di destra in Germania, il cui nome è Alternative für Deutschland (AfD). Fondato nel 2013, ha partecipato a due elezioni politiche nazionali: nel 2017 prese il 12,6 per cento, abbastanza per costringere la CDU di Angela Merkel ad una grande coalizione; nel 2021 prese il 10,35 per cento, abbastanza per costringere la CDU di Armin Laschet all’opposizione.

Figurarsi quale possa essere il suo peso oggi, che sta a oltre il 20 per cento nei sondaggi. Quali le conseguenze per la CDU di Friedrich Merz, a sua volta primo partito nei sondaggi?

La comunità ebraica

Molto dipende da cosa AfD effettivamente sia. E qui le letture divergono. Una prima è che si tratti di un partito della destra estrema in senso tedesco: cioè, nazista. A mero titolo di esempio, mercoledì la FAZ ha ospitato l’opinione di tale Huben Gerczikow, già vicepresidente dell’Unione europea degli studenti ebrei e dell’Unione degli studenti ebrei della Germania. La sua opinione è tranchant: “nelle comunità ebraiche cresce la paura … l’antisemitismo, il razzismo e la relativizzazione della Shoah sono il fulcro di questo partito. I loro elettori lo accettano consapevolmente”.

Poi squalifica una struttura di partito chiamata “Ebrei per AfD”, definendola “un piccolo gruppo, rifiutato dalla maggior parte delle organizzazioni e delle associazioni ebraiche”. Opponendo ad essa il parere, col proprio concordante, del presidente del Consiglio centrale degli ebrei, della presidente della Comunità ebraica di Monaco e dell’Alta Baviera, dell’Unione studentesca ebraica tedesca. Cita, infine, il pubblicista Michel Friedman: se l’AfD entrasse nel governo federale, egli abbandonerebbe la Germania.

Se le cose stessero così, la questione sarebbe chiusa in partenza: ovviamente, AfD andrebbe sciolto e basta.

Un partito No Migranti

Tale posizione si appoggia, forse esagerandole, sulle considerazioni del Tribunale amministrativo di Colonia secondo il quale, nelle dichiarazioni dell’AfD e dei suoi rappresentanti, viene spesso espressa “una comprensione etno-culturale del popolo, che contraddice l’apertura del concetto di popolo nella Legge fondamentale” e, in particolare, i richiedenti asilo e i migranti provenienti da Paesi di origine islamica sono “spesso generalmente ritenuti caratterizzati da incompatibilità culturali e da una spiccata tendenza alla criminalità”.

Mentre una più estesa tendenza a “proteggere l’integrità etnica del popolo tedesco e tenere fuori gli stranieri” (altrove, “tutte le forme di minoranze, in particolare i migranti”) era ravvisata in una organizzazione giovanile del partito, nonché in una corrente, formalmente sciolta ma senza che i suoi esponenti fossero stati allontanati.

Quest’ultima circostanza bastò al Tribunale, per sancire la sorveglianza speciale alla quale l’intero partito è sottoposto, da parte dell’Ufficio federale per la protezione della Costituzione (BfV-Bundesamt für Verfassungsschutz): il servizio segreto civile interno. Invero, una sorveglianza includente intercettazioni di membri del partito e controllo delle sue finanze: le prime misure del genere contro un partito eletto al Bundestag, dal 1945.

Un partito putiniano

Lo scorso 21 giugno, il capo dell’agenzia di intelligence, Thomas Haldenwang, ha tirato un poco le somme di tale sorveglianza. Specificando come la più estesa tendenza etnicista sia propria di 10.200 iscritti, circa 1/3 del totale: “la classificazione dell’AfD come caso sospetto nell’area dell’estremismo di destra significa che l’agenzia sta osservando sforzi sufficientemente grandi, all’interno del partito, diretti contro l’ordine di democratico libero”, cioè la Legge fondamentale, ossia la Costituzione. Chiaramente in riferimento ad una componente del partito soltanto e senza sottolineato riferimento ad un eventuale antisemitismo.

Ma, poi, Haldenwang ha aggiunto una seconda informazione: “parti dell’AfD sono fortemente influenzate da Mosca e continuano a diffondere narrazioni russe. Queste sono tutte circostanze che anche gli elettori tedeschi dovrebbero tenere a mente quando prendono la propria decisione”.

Una conclusione alla quale, un normale elettore minimamente attento sarebbe arrivato pure senza i servizi segreti. E la rilevanza giuridica della quale pare al massimo elusiva. Infatti, non sarebbe questa la base della sorveglianza speciale. Il putinismo dell’AfD non sarebbe un elemento giudiziario, quindi. Bensì politico, ma di primo piano.

Un partito No Euro

Ciò cui Haldenwang sembra non fare alcun riferimento, è l’anti-europeismo della AfD. Il quale pure riveste un grande ruolo, basti scorrere i titoli del programma elettorale per le elezioni del 2021: “L’Euro ha fallito – La Germania deve uscire dal morente sistema euro – Nessun prestito da parte dell’Ue, prestiti di aiuto solo a livello nazionale – Prosperità e pace sociale in Europa attraverso la reintroduzione delle monete nazionali”.

Il tutto fondato su una interpretazione dei Trattati letteralista, molto affine a quella polacca ed alla nostra: “stiamo vivendo trasferimenti fiscali contrari ai trattati e di tipo socialista, indebitamento a livello della Ue, finanziamento monetario degli Stati che sarebbe proibito e una politica economica fatta da Bce contro il proprio mandato”.

Sicché, “la Germania deve porre fine a questa unione di trasferimento e porre fine alla strada sbagliata del salvataggio permanente reintroducendo una moneta nazionale”.

E ciò farà bene alla Germania: “Il reintrodotto marco tedesco riacquisterebbe il proprio elevato potere d’acquisto … L’abbassamento dei prezzi all’importazione porterebbe ad un aumento dei redditi reali, di cui beneficerebbe l’intera economia tedesca e non solo alcune società di esportazione, come avviene attualmente”. Un appello per i tedeschi tanto più attraente oggi, in tempo di inflazione.

Ma farà bene pure per gli altri Stati membri: “la soluzione è reintrodurre valute nazionali che riflettano l’andamento di ciascuna economia … le valute nazionali rendono ogni Stato nuovamente responsabile delle proprie politiche economiche, monetarie e finanziarie e riconquistano così la propria sovranità politica. Ciò risolverà anche i conflitti interni all’eurozona”.

Un partito No Greta

Infine, ciò che più spinge il partito nei sondaggi è la sua opposizione alle follie gretine del cancelliere Scholz e del suo ministro Habeck. Due, ex-multis, in particolare: la legge sulle caldaie e la legge sulla Co2.

La prima è un provvedimento farsesco, col quale si impone di cambiare la propria caldaia entro il 2024, esclusi solo gli ultra-ottantenni in povertà, con un contributo medio statale del 30 per cento. Il provvedimento colpisce quel 50 per cento di famiglie che vanno a gas e quell’altro 25 che va a nafta: in totale circa 30 milioni di famiglie su 41 milioni.

La seconda follia gretina, in cottura, prevede l’innalzamento del prezzo dei certificati di emissione di Co2 derivanti da trasporti e produzione di calore, da 30 a 45 euro a tonnellata: una famiglia tipo dovrà pagare 214,20 euro all’anno.

I consigli della FAZ a Merz

Insomma, AfD è un partito con quattro caratteristiche: No Migranti – Putiniano – No Euro – No Greta. E questo partito è, oggi, oltre il 20 per cento nei sondaggi. Da che parte lo può prendere la CDU di Merz? Risponde la Frankfurter Allgemeine Zeitung, con un articolo di fondo nel quale fa proprio il discorso No Migranti e No Greta:

In una società libera, parlare contro la migrazione, i cambiamenti nelle norme sociali o anche solo il divieto di riscaldamento a gas non è illegittimo, figuriamoci illegale. Anche in Germania nei prossimi anni non si tratterà di sapere se queste tendenze saranno accolte, ma da chi. A differenza di Le Pen in Francia, ad esempio, l’AfD sta diventando sempre più radicale. Già solo per questo motivo non si dovrebbe lasciare ad essa questo programma.

Laddove, è evidente che la FAZ non considera il No Migranti come etnocentrico: con ciò, ponendosi parecchio distante dalle preoccupazioni di Huben Gerczikow e agli antipodi del servizio segreto civile interno.

Un articolo intelligente, non c’è che dire. Ma contenente forse più un auspicio che un consiglio. Infatti, non v’è chi non veda come la CDU abbia un grosso problema di credibilità: sia in materia di migranti che di gretinismo. Causa, la condotta dei passati governi Merkel. Certo, di quest’ultima Merz è sempre stato un fiero oppositore interno … ma non è detto che basti a far dimenticare i passati disastri combinati da quella.

Una piattaforma elettorale CDU-AfD

Se basterà, allora Merz vincerà le elezioni politiche del 2025, con una maggioranza abbastanza forte da fare un governo alleandosi solo con la FDP. Ma, se non basterà allora, dopo le elezioni Merz dovrà prendere in considerazione una difficile intesa con la AfD. In tal caso, bisognerà vedere se quest’ultima saprà accontentarsi di No Migranti e No Greta.

In caso negativo, allora Merz dovrà offrire un terzo termine, a scelta fra putinismo e No Euro. Fra i due, ci sentiamo di escludere il primo, pur essendo l’atlantismo tedesco sempre molto relativo. Dunque, non resterebbe che offrire il secondo: No Euro.

Una offerta che AfD potrebbe rifiutare, condannandosi alla irrilevanza. Ma pure accettare, nel qual caso nel 2025 potremmo trovarci con un governo a Berlino No Migranti – No Greta – No Euro.

Tajani e Salvini

È solo tenendo a mente tutto ciò, che possiamo leggere le recenti parole di Tajani a Salvini: “come FI e Ppe è impossibile fare un accordo con AfD”. Il quale Tajani dice l’ovvio, per due motivi. Anzitutto, in quanto è impossibile alleare Meloni l’americana con AfD la russa.

In secondo luogo, perché è la CDU a dover decidere quali condizioni porre alla AfD. E saranno condizioni pensate a Berlino per Berlino … non per Bruxelles. Condizioni tedesche, non leuropee … pure se con riflessi leuropei tutt’altro che trascurabili. In gioco non c’è la presidenza della Commissione, bensì la Cancelleria. Solo Salvini non l’ha capito.

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