Esteri

Elisabetta II

Duty Dignity Decency: figlia di un secolo che non ha mai voluto tradire

Pur senza apparire fuori dai tempi o, peggio, contro i cambiamenti. Senso del dovere e dedizione, dignità e solennità, moralità e stile

Esteri

Settant’anni di regno sono infine giunti al termine. La notizia della morte di Elisabetta II lascia sorpresi per la tempistica con la quale si è materializzata, a seguito di un formale comunicato di Buckingham Palace nel quale i medici esprimevano “preoccupazione” per il suo stato di salute.

In altre occasioni simili, più frequenti nell’ultimo periodo, non era capitato, nemmeno lo scorso febbraio quando Sua Maestà ha contratto il Covid. Si è capito così che un’era stava per chiudersi, un passaggio comunque inevitabile. 

Duty

Elisabetta II ha svolto il suo dovere di monarca in una nazione che nei secoli ha attraversato momenti di potenza e di indebolimento, al vertice di un potere prima decisionale e con il passare del tempo sempre più formale, ma non meno essenziale.

Nella tradizione sulla quale si basa il sistema stesso della politica e dell’amministrazione del Regno, il sovrano consiglia. Ed Elisabetta II, debuttante al trono quando primo ministro era un tale Winston Churchill, ha svolto il suo ruolo di consigliere con 14 capi di governo diversi tra loro per attitudini, carattere e approccio.

Non ha mai considerato l’ipotesi di abdicare di fronte all’avanzare degli anni, fedele al patto preso con i sudditi ancor prima del momento dell’incoronazione di dedicare la sua intera vita, lunga o corta che fosse stata, al suo dovere.

Ha imparato dall’esempio del padre, Giorgio VI, chiamato a regnare per gli imprevisti che si annidano nella vita di tutti, trovandosi a fronteggiare da re i giorni bui del secondo conflitto mondiale senza abbandonare una Londra martellata dai bombardieri tedeschi.

Dignity

Nella lingua inglese il termine indica sia la dignità, riferendosi alla compostezza di una persona, ma può essere inteso anche come solennità del momento. Ha fisicamente rappresentato un’istituzione che è fatta di simboli, protocolli, liturgie e procedure che in tempo di pressapochismo, qualunquismo e frenetica semplificazione appaiono roba inutile, stantia e imbarazzante.

Dopotutto Elisabetta è figlia di un secolo ormai lontano che non ha voluto tradire per apparire ciò che non era: consapevole del suo ruolo, lo ha rispettato appieno nei giorni di serenità e di nubi attorno alla sua famiglia, senza però rinchiudersi in un castello dorato dal quale deplorare i nuovi costumi e i nuovi tratti di una società ben diversa da quella che ha conosciuto mentre diventava una regina adulta. 

Decency

La sua moralità e il suo stile non sono mai stati messi in discussione, nemmeno dagli scandali di corte o dai capricci di chi è arrivata a Palazzo convinta che fosse un set cinematografico. Donna di spirito e di mondo, ha rinnovato l’immagine della monarchia rendendola attuale, tant’è che tutto il mondo era lì, in un giovedì 8 settembre che pareva destinato a perdersi nella memoria, ad attendere nuove comunicazioni dall’amata residenza scozzese di Balmoral.

Novantasei anni tinti, per lo più, di tonalità pastello come i suoi completi, sfumati nel finale per il recente dolore per la perdita di Filippo, salutato mentre il mondo era ancora mezzo chiuso per la pandemia e standosene sola durante la funzione funebre, in una chiesa deserta e un volto segnato dalla malinconia, eppure composto.

Three cheers to Her Majesty the Queen.