Nelle acque al largo della Malaysia, la dark fleet (flotta oscura) domina uno dei traffici più complessi e clandestini al mondo. Vecchie petroliere senza assicurazione, registrate in paesi improbabili come Mongolia ed Eswatini, operano con i transponder spenti, lontane da ogni controllo. Milioni di barili di petrolio iraniano, venezuelano e russo passano di nave in nave, diretti verso la Cina, eludendo sanzioni e autorità internazionali.
Traffici clandestini
Secondo un’analisi di Bloomberg, almeno 350 milioni di barili sono stati trasferiti nella zona nei primi nove mesi del 2024, per un valore stimato di oltre 20 miliardi di dollari. La Cina, che ufficialmente non importa petrolio iraniano dal 2022, è la destinazione principale. Il 90 per cento del greggio iraniano esportato finisce nelle sue raffinerie grazie a un sistema che la protegge dalle sanzioni secondarie statunitensi. Venezuela e Russia seguono lo stesso schema, utilizzando la dark fleet per aggirare restrizioni e vendere il proprio petrolio sul mercato globale.
Le operazioni nave-nave nella zona sono cresciute del 67 per cento dal 2020. Le immagini satellitari mostrano petroliere vecchie di oltre 20 anni – ormai da demolire – impegnate in trasferimenti rudimentali: tubi e parafanghi improvvisati per caricare milioni di barili in alto mare. Nei giorni più intensi, fino a dieci navi operano simultaneamente. Questi traffici, però, non riguardano solo il greggio. Le stesse reti e tattiche sono spesso utilizzate per attività criminali, come il trasporto illegale di materiali o la violazione di risorse naturali.
Minaccia geopolitica ed economica
La dark fleet è molto più di un rischio ambientale. È una minaccia geopolitica ed economica. Per l’Iran, rappresenta una via di sopravvivenza, consentendo di finanziare programmi interni ed esterni nonostante le sanzioni. Per la Cina, garantisce un accesso sicuro e a basso costo a risorse vitali senza coinvolgere le sue principali compagnie. Il Venezuela, sotto le sanzioni occidentali, trova in questo traffico un mezzo per mantenere vivo il regime e aggirare il blocco finanziario.
Le autorità locali, come quelle di Malaysia e Indonesia, hanno poco margine di azione. Risorse limitate, confini legali confusi e la mancanza di volontà politica lasciano il controllo del mare alla dark fleet. Le richieste degli Stati Uniti di un intervento più deciso sono rimaste inascoltate, anche perché i paesi della regione non vogliono farsi trascinare in una guerra economica che non considerano loro.
Rischio incidente
Ogni operazione è un azzardo. La mancanza di controlli, le petroliere fatiscenti e i trasferimenti improvvisati sono una bomba a orologeria per le rotte più trafficate del mondo. Il rischio di un incidente catastrofico cresce di giorno in giorno. Intaccano le sanzioni, destabilizzano mercati e rendono inutili gli sforzi internazionali per controllare il commercio globale di energia.