Ecco perché l’Occidente ha bisogno di più gesti come la visita di Pelosi a Taiwan

Considerarla una “provocazione” significa accettare in toto la propaganda cinese secondo cui Taiwan non esiste (proprio come, per Putin, non esiste l’Ucraina)

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Diciamo la verità: la visita di Nancy Pelosi a Taiwan è semplicemente un atto di grande coraggio, tanto più rammentando che i comunisti cinesi avevano addirittura minacciato di abbattere il suo aereo qualora si fosse davvero diretto sull’isola democratica e fieramente indipendente.

Lo ha fatto, la Speaker della Camera Usa, senza avere il supporto diretto né del suo presidente né dei vertici delle forze armate statunitensi, che avevano anzi cercato di scoraggiarla temendo le reazioni di Pechino.

Eppure, l’Occidente ha un grande bisogno di azioni di questo tipo, soprattutto quando le due più grandi autocrazie del mondo contemporaneo, tra loro alleate, cercano in ogni modo di modificare a proprio favore gli equilibri globali. A detta di molti, non bisogna “provocare” Xi Jinping e Vladimir Putin, lasciando ai due dittatori il monopolio della provocazione.

Le similitudini con Hitler

Un simile atteggiamento, tuttavia, equivale a una resa totale, simile a quella che nel secolo scorso consentì a Hitler di impadronirsi dell’Europa, con la sola opposizione coraggiosa di Winston Churchill. E non si venga a dire che è una bestemmia paragonare il capo nazista al “Grande Timoniere” cinese e allo zar moscovita.

Sono assai più simili di quanto appaia a prima vista per molti motivi. Ad esempio, per l’uso intensivo dei campi di concentramento, non importa se definiti “laogai”, “gulag” o “lager”: sono la stessa cosa.

Poi per l’abitudine di fare terra bruciata nei territori conquistati, per far sì che gli abitanti capiscano bene di dover fronteggiare il puro terrore. E pure per la negazione dell’identità di chi si sente – ed è – diverso da loro.

I comunisti cinesi lo hanno fatto in Tibet e nello Xinjiang degli uiguri, senza scordare la persecuzione costante delle fedi religiose. Recentemente sono riusciti, nella sostanziale indifferenza dell’opinione pubblica internazionale, ad annientare l’identità di Hong Kong stracciando il trattato firmato con il Regno Unito all’atto di restituzione della ex colonia.

Ora hanno il coraggio di riproporre ai taiwanesi il solito slogan farlocco “un Paese, due sistemi”, ed è ovvio che i cittadini dell’isola, dopo l’esperienza di Hong Kong, non se la bevano. Non vogliono vivere in un regime comunista, e lo hanno dimostrato con i risultati delle ultime elezioni.

I media che si bevono la propaganda di Pechino

Stupisce quindi constatare come la propaganda di Pechino (e quella di Mosca) penetrino nei mass media italiani come il classico coltello nel burro. Ho letto ieri su un quotidiano che “oggi la Cina di Xi Jinping vuole dimostrare di essere pronta a difendere con le armi la sua sovranità e integrità territoriale”.

In sostanza, secondo l’autore, è la Repubblica Popolare ad essere aggredita, e si sta solo “difendendo”. Ciò significa accettare in toto la tesi cinese secondo cui Taiwan non esiste (proprio come, per Putin, non esiste l’Ucraina). E ho anche trovato tanti altri articoli nei quali Nancy Pelosi viene giudicata più o meno pazza, o quanto meno pericolosa per la pace mondiale.

È vero esattamente il contrario. Il suo viaggio, il primo a Taiwan di un importante politico americano dopo quello del suo omologo Newt Gingrich nel lontano 1997, ha posto dei paletti molto importanti. Taiwan è una nazione indipendente e, quindi, visitabile senza chiedere il permesso di Pechino.

Le “provocazioni” cinesi

Si spera, ora, che il problema delle acque internazionali dove la Repubblica Popolare ha piazzato isole artificiali irte di armamenti, e nelle quali è pressoché impedito il transito alle navi non cinesi, venga finalmente affrontato.

Il tremebondo Onu ha riconosciuto che tali acque sono per l’appunto internazionali e, quindi, libere per il transito di tutti. Ma, come sempre, la Cina all’Onu fa ciò che vuole e a tale riconoscimento non sono seguiti fatti concreti.

Ovviamente tutti sanno che la Repubblica Popolare reagirà in qualche modo. Risulta che abbia già invitato le compagnie aeree ad evitare i cieli di Taiwan. Tuttavia, se nessuno reagisce, la situazione continuerà a peggiorare.

Più coraggio contro le dittature

Ci vorrebbero più atti di coraggio come quello di Nancy Pelosi per affrontare le dittature in modo adeguato. Ma, come sempre, i criticatissimi Stati Uniti si trovano in pratica soli a combattere su due fronti, mentre gli europei altro non fanno che predicare prudenza.

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