Può sembrare contraddittorio, considerati gli esiti poco brillanti di alcuni suoi interventi, ma è un dato di fatto che la Nato sta diventando sempre più attiva.
Un’Alleanza multitasking
L’Alleanza Atlantica, sorta in un’epoca piuttosto lontana nel tempo e assai diversa, per la presenza di due blocchi ideologicamente contrapposti, è diventata un’entità multitasking. Il suo raggio d’azione si sta espandendo in aree del mondo non contemplate nei suoi atti fondativi e, soprattutto, le sue azioni appaiono vincolate in misura crescente a quelle dell’Unione europea.
Com’è possibile che ciò accada? E’ un quesito interessante e che, al contempo, non si presta a facili risposte. Da notare, in primo luogo, una stranezza. Questo iperattivismo si sviluppa proprio quando l’attuale inquilino della Casa Bianca è forse il presidente Usa più confuso in politica estera degli ultimi anni. Il suo caotico ritiro dell’Afghanistan è ormai ben noto.
Inoltre, nonostante all’inizio tutti pensassero il contrario, non sembra affatto intenzionato a seguire la strada di Barack Obama, suo grande sponsor nelle ultime elezioni presidenziali.
Occorre allora rimarcare due fatti importanti. In primo luogo la brutale invasione dell’Ucraina ha fatto capire agli europei che, per fronteggiare con qualche probabilità di successo Vladimir Putin, devono unirsi e tralasciare ogni polemica anti-americana. Poiché è chiaro che, senza la guida Usa, dal punto di vista militare contano poco. E vale pure per Paesi come Francia e Regno Unito, che hanno mantenuto un apparato bellico serio.
La sfida cinese
Gli stessi europei si sono accorti che la sfida della dittatura comunista cinese riguarda anche loro. Se Pechino riuscisse ad annettere Taiwan, ad esempio, per il Vecchio Continente le conseguenze sarebbero molto serie, mettendo in pericolo la libertà dei commerci in uno scacchiere strategico del globo.
Senza tralasciare il fatto che la Repubblica Popolare si impadronirebbe del maggior produttore mondiale di microchip, mettendo così in pericolo la tanto decantata “transizione green”.
Un esercito Ue non ha senso
Dunque, considerata la situazione, è naturale pensare che la Nato diventi davvero il braccio militare della Ue. Poiché i progetti di costruire un esercito europeo, rendendo l’Unione una potenza (anche) militare, non hanno allo stato dei fatti molto senso. Lo si è visto anche in occasione della crisi ucraina. Senza la leadership americana i russi avrebbero avuto vita assai più facile a dispetto della resistenza del governo di Kiev.
Non è più tempo, dunque, di opporsi a una Nato forte, che ovviamente richiede una maggiore spesa militare da parte di tutti i suoi membri.
Italia anello debole
In questo senso l’Italia è il classico anello debole della catena a causa della presenza di forze politiche filo-putiniane che continuano a sognare un’impossibile equidistanza tra gli Stati Uniti da un lato, e le grandi autocrazie dei giorni nostri dall’altro.
L’antiamericanismo da noi è sempre stato forte, ma questo non è certo il momento giusto per rimetterlo in auge. Biden sarà anche un presidente debole e – forse – troppo anziano, ma nessun leader europeo dispone di un apparato bellico simile al suo.
Né è razionale insistere su posizioni pacifiste quando ci si trova a fronteggiare autocrati assoluti come Vladimir Putin e Xi Jinping. Il pacifismo è una posizione nobile, ma del tutto inadatta se si ha a che fare con chi capisce solo le ragioni della forza.
Proiezione globale necessaria
A questo punto la proiezione globale dell’Alleanza Atlantica diventa in pratica una necessità. Essa non può disinteressarsi di ciò che accade in Asia. Come già stanno facendo gli americani, occorre organizzare alleanze con le nazioni democratiche dell’area Indo-Pacifica, come Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda.
Cercando inoltre di far uscire il governo di Narendra Modi dall’ambiguità che porta la Federazione Indiana a tenere il piede in due scarpe, nonostante la pressione cinese ai suoi confini.
In sostanza la Nato, in precedenza alleanza anti-sovietica e limitata a precisi teatri d’azione, deve diventare organizzazione militare globale, a guida Usa, in grado di contrastare militarmente le autocrazie. I suoi protocolli fondativi vanno quindi riscritti, poiché il mondo attuale non è più quello del 1949.