Il presidente Joe Biden ha manifestato “preoccupazione” per la deriva antisemita che si è manifestata in molti atenei Usa dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre. Non ha tuttavia preso alcun provvedimento concreto, del resto difficile poiché le università americane sono, nella stragrande maggioranza, private. E, quindi, autonome tanto dal governo federale quanto da quelli dei singoli Stati.
L’audizione dei rettori
La situazione, tuttavia, sta diventando davvero difficile. Larghi gruppi di studenti hanno apertamente manifestato la loro simpatia per Hamas, ma non si tratta solo di questo. Come riportato anche da questo giornale, numerosi rettori di atenei tra i più prestigiosi degli Stati Uniti, convocati in audizione dalla Commissione Istruzione del Congresso, hanno risposto in modo ambiguo quando richiesti di condannare l’antisemitismo. Si tratta, per l’America, di un fatto nuovo, che getta una luce sinistra sul futuro dell’istruzione superiore negli Usa.
Nel frattempo si è appurato (anche se tutti lo sapevano già) che alcune nazioni islamiche sovvenzionano con fondi ingenti le università americane. In primo luogo il Qatar, che proprio di Hamas è uno dei principali sponsor.
Prime dimissioni
Lecito chiedersi, allora, quale sia la posizione della lobby ebraica, da sempre molto impegnata sostenere finanziariamente gli studi universitari negli Usa. La risposta è giunta a tambur battente. Parecchi ex allievi ebrei di Harvard hanno denunciato con veemenza il clima di intimidazione presente in molti atenei, invitando le autorità accademiche a proteggere gli studenti ebrei, oggetto negli ultimi tempi di vessazioni anche fisiche.
Dal canto suo Marc Rowan, fondatore del private equity Apollo, ha invitato tutti i finanziatori della Penn State a donare soltanto un dollaro fino a quando l’attuale rettrice non si sarà dimessa dal suo incarico. Cosa che è avvenuta ieri sera. Ha annunciato le sue dimissioni, infatti, la rettrice Liz Magill, che al Congresso si era rifiutata di dire che “invocare il genocidio degli ebrei” viola i codici di condotta della Penn, rispondendo “dipende dal contesto” e “se le parole si trasformano in condotta”.
Taglio ai fondi
Altri finanziatori, invece, hanno deciso di sospendere ogni forma di finanziamento. Decisione drammatica poiché, come già detto, per le istituzioni universitarie americane le donazioni private sono indispensabili alla loro stessa sopravvivenza.
Altrettanto eclatante la decisione di Steve Eisman, il quale ha chiesto a Penn State di togliere il nome della sua famiglia da una borsa di studio. In America questo fenomeno, quasi sconosciuto da noi, è molto importante, poiché cattedre, borse di studio e ricerche scientifiche portano il nome di coloro che le finanziano. Si parla di 60 miliardi di dollari in donazioni da parte soprattutto di finanziatori ebrei, somma ben maggiore di quella elargita dal Qatar e altri Paesi islamici.
Sistema a rischio
Si tratta ora di capire se l’amministrazione Biden adotterà provvedimenti per frenare l’emorragia di fondi donati da finanziatori ebrei. Se questo non accadrà, l’intero sistema universitario Usa, che è il più prestigioso del mondo, rischia di subire un tracollo con conseguenze gravi per gli studenti americani, e con la prevedibile diminuzione degli stranieri che ogni anno si recano negli Stati Uniti per conseguire una laurea.