Esteri

Hamas come i nazisti, il più grande eccidio di ebrei post-Shoah

Niram Ferretti: somiglianze nella volontà “eliminazionista”. L’Iran il mandante, ma ha sbagliato i suoi calcoli. L’Onu? Una farsa

Ostaggi Israele nelle mani di Hamas

La somiglianza tra i metodi nazisti e Hamas, il coinvolgimento dell’Iran e il futuro della Striscia di Gaza. Ne abbiamo parlato con Niram Ferretti, saggista e scrittore, è direttore de L’Informale, sito di informazione su Israele e Medio Oriente, e direttore editoriale della collana Ricerche sull’antisemitismo e l’antisionismo della Salomone Belforte Editore. Ha pubblicato “Il sabba intorno a Israele. Fenomenologia di una demonizzazione” (Lindau, 2017), “Il capro espiatorio. Israele e la crisi dell’Europa” (Lindau, 2109) e “La luce del regno” (Giuntina, 2021).

Hamas e nazismo

DAVIDE CAVALIERE: Le modalità di attacco dei commando di Hamas hanno ricordato quelle delle Einsatzgruppen naziste. Quali somiglianza di metodi e intenti vi sono tra gli islamisti e i nazisti?

NIRAM FERRETTI: Le somiglianze sono nella volontà “eliminazionista” di entrambi relativamente agli ebrei. Quello che ha fatto Hamas in Israele in sei, sette ore non ha precedenti nella storia post Shoah per il numero esorbitante di ebrei uccisi. Si tratta di un vero e proprio eccidio, la più grande tragedia che Israele abbia vissuto dalla sua fondazione.

Mi permetta però di correggerla su il termine “islamista”. Si tratta di un termine inventato in Occidente per distinguere i musulmani che praticano il jihad da coloro che non lo praticano, come a dire, i primi sono buoni, i secondi cattivi. Questa distinzione in ambito islamico è completamente sconosciuta. Ci sono semplicemente modalità diverse di agire l’Islam.

L'”occupazione”

DC: Per spiegare la brutalità dell’aggressione palestinese a Israele molti hanno chiamato in causa la presunta “occupazione”. Israele sta “occupando” dei territori che non le spettano?

NF: Il termine “occupazione” e la definizione “territori occupati” hanno iniziato ad essere usati dalla fine della Guerra dei Sei Giorni sulla base di una interpretazione legale altamente discutibile, se non palesemente fragile nel suo assunto portante, ovvero che tutti i territori conquistati dopo una guerra debbano essere amministrati allo stesso modo, cioè secondo quanto disposto dalle Convenzioni dell’Aia e di Ginevra che regolano appunto i territori occupati dopo un conflitto.

Il grave vulnus di questa interpretazione è che i territori della Giudea e Samaria, poi rinominati in seguito all’annessione giordana, West Bank, erano già, de jure, appartenenti a Israele in base a quanto stabilito dal Mandato Britannico per la Palestina, l’unico documento che ha un valore decisivo e definitivo per il diritto internazionale. Tutto il resto è solo una superfetazione giuridica fondata sulle sabbie mobili.

Il mandante

DC: Qual è il reale obiettivo di Hamas e dei suoi alleati? Quale il ruolo della teocrazia iraniana in questo contesto?

NF: L’obiettivo è quello, purtroppo riuscito, di infliggere a Israele una ferita spaventosa, nella convinzione che il Paese non sia in grado di reagire con la forza necessaria, anche in virtù dell’elevato numero di ostaggi, più di cento deportati a Gaza, anche se non è stato ancora comunicato il numero preciso. Quindi, per salvare loro la vita, decida di negoziare.

L’Iran è il mandante di questo attacco minuziosamente preparato. La scommessa dell’Iran è parallela a quella di Hamas, Israele non avrà la determinazione di agire con la forza dovuta. Abbiamo già ascoltato le dichiarazioni esultanti di Khamenei sulla fine del “regime sionista”. Entrambi hanno sbagliato grandemente i loro calcoli.

La farsa Onu

DC: L’Onu ha già cominciato a condannare le azioni israeliane a Gaza. Israele come dovrà porsi nei confronti delle Nazioni Unite?

NF: L’Onu è una farsa. Ha cominciato a diventarlo progressivamente dagli anni ’60 in avanti. Come può essere presa sul serio una istituzione che nel Consiglio per i Diritti Umani, con sede a Ginevra, ha tra i suoi membri Arabia Saudita, Cuba, Venezuela, Cina, Burundi, Somalia, Qatar, Pakistan e Libia?

Si tratta di un consesso in cui è stato creato appositamente contro Israele l’articolo 7. Nessun altro Stato gode di questo privilegio. Nel 2017 l’allora ambasciatrice americana all’Onu, Nikki Haley, dichiarò:

L’articolo 7 del Consiglio deve essere rimosso. Questo è, ovviamente, lo scandaloso meccanismo che seleziona Israele in modo che sia automaticamente criticato. Non esiste alcuna ragione fondata sui diritti umani perché tale articolo esista. Esso costituisce la carenza principale del Consiglio per i Diritti Umani, trasformandolo da una organizzazione che potrebbe servire il bene universale in un organismo soverchiato dalla propria agenda politica. Dalla sua istituzione, il Consiglio ha passato più di 70 risoluzioni aventi come mira Israele. Ne ha passate solo sette che hanno preso di mira l’Iran. Questa costante campagna patologica contro un Paese che detiene un robusto record a favore dei diritti umani non rende Israele motivo di derisione, ma il Consiglio stesso.

Il futuro di Gaza

DC: È possibile e auspicabile che Israele riprenda il controllo di Gaza, ceduta ai palestinesi nel lontano 2005?

NF: No, non è auspicabile. Dopo l’eliminazione di Hamas, Israele dovrebbe trovare un meccanismo di governance delegato a una coalizione internazionale che si occupi della Striscia. Dico dopo l’eliminazione di Hamas, essendo chiaro, che a seguito di quanto è accaduto, Hamas debba essere annientato.