Hamas tra Iran e Qatar, ma il popolo palestinese cosa ottiene? Bombe

I terroristi perseguono le agende dei loro sponsor, mentre il popolo palestinese non è che carne da macello nelle mani di Teheran e Doha

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L’incursione di Hamas ha scatenato le prevedibili divisioni che ciclicamente emergono quando il conflitto israelo-palestinese si riaccende. Concentriamoci su di un punto: Hamas quanto è funzionale agli interessi del popolo palestinese? Gli attori in campo sono diversi con interessi diversi, a volte diametralmente opposti.

Gli Accordi di Abramo

Nell’agosto del 2020 l’amministrazione Trump promosse gli Accordi di Abramo: una normalizzazione dei rapporti tra Israele, Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Sudan e Marocco. Per una pacificazione storica, all’appello mancava l’Arabia Saudita. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, appena tre settimane fa, in vista alla Casa bianca, ha dichiarato che “sotto la sua guida, signor presidente, possiamo favorire una pace storica tra Israele e Arabia Saudita”, pace che “farebbe fare molta strada in direzione della fine del conflitto arabo-israeliano” e “promuoverebbe una pace autentica tra Israele e palestinesi”. Dal canto suo Biden rilanciava la possibile soluzione a “due Stati”.

Negli ultimi anni, nonostante il sostegno alla causa palestinese, l’Arabia Saudita si è avvicinata molto a Israele: “Finora i negoziati sono andati bene”, sostiene Mohammed bin Salam a Fox News: “Speriamo che [i colloqui con Israele] portino a un risultato che renda la vita più facile ai palestinesi e che permetta a Israele di svolgere un ruolo in Medioriente”. Nella stessa intervista, il principe ereditario saudita, ha attaccato l’Iran, sostenendo che se Teheran dovesse dotarsi di armi atomiche, anche l’Arabia Saudita dovrebbe dotarsene.

La risposta di Raisi non si è fatta attendere: “Crediamo che una relazione tra i Paesi della regione e il regime sionista sarebbe una pugnalata alle spalle del popolo palestinese”. Al di là del popolo palestinese, l’Iran reputa inaccettabile qualsiasi accordo con Israele.

Il rapporto tra Hamas e Iran

L’Iran, in funzione antisraeliana, arma e finanzia – con diverse decine di milioni di dollari all’anno – Hamas fin dagli anni Novanta. Nel 2007 Hamas e Al Fatah, i due principali partiti palestinesi, entrarono in conflitto fino allo scontro armato (che causerà più di cento morti e cinquecento feriti), ottenendo come risultato lo scioglimento del governo di unità nazionale dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) e la divisione dei territori palestinesi in due entità: la Striscia di Gaza controllata da Hamas, forza islamista e militarista che persegue la strada della lotta armata, e la Cisgiordania (sotto l’autorità dell’ANP) governata da Al Fatah, partito di orientamento laico e aperto al dialogo. Ciò non toglie che anche in Cisgiordania le incursioni di Hamas godono di un certo consenso.

Dal 2007 i finanziamenti dell’Iran aumentano, ma nel 2011 i rapporti tra Hamas e Teheran si raffreddarono (i finanziamenti diminuirono, ma non vennero azzerati): Hamas sosteneva gli oppositori sunniti di Assad, mentre l’Iran e Hezbollah sostenevano Assad (che negli ultimi anni ha ricucito i rapporti con Hamas).

Nel 2015 Hamas e Iran si ritrovarono nuovamente a sostenere fazioni opposte, mentre i palestinesi sostenevano l’Arabia Saudita contro lo Yemen, Teheran sosteneva gli yemeniti sciiti dell’Huthi. Tuttavia, il nemico principale di Hamas e dell’Iran resta lo stesso, per questo motivo Teheran continua a finanziare Hamas con cifre che arrivano fino a trenta milioni di dollari al mese.

Le ambizioni del Qatar

L’Iran non è l’unica nazione che finanzia Hamas. Da quindici anni è il Qatar il principale finanziatore di Hamas, anche se ufficialmente quel denaro (circa un miliardo di dollari), dovrebbe servire per sostenere economicamente i cittadini di Gaza. Il Qatar ospita Ismail Haniyeh, il capo politico di Hamas, che è stato ripreso mentre rideva guardando alla televisione le immagini dell’incursione, per poi inginocchiarsi e pregare Allah. I militari palestinesi hanno chiesto altro denaro a Doha, che finanzia indistintamente Hezbollah, Al-Qaida, la Fratellanza Musulmana, i Talebani e ciò che resta dell’ISIS.

Perché tutto questo impegno da parte del Qatar? L’attuale emiro Tamim bin Hamad Al Thani in un’intervista rilasciata ad Al Jazeera, ha dichiarato che l’obiettivo del Qatar è quello di creare un nuovo ordine regionale attraverso una “santa alleanza” con gli islamisti, in cui, superfluo dirlo, il Qatar avrebbe il ruolo di guida. Negli ultimi anni Doha ha cercato di accreditarsi in Occidente attraverso lo sport, l’infiltrazione nelle università, con l’acquisto di pezzi di città europee, ma anche attraverso la corruzione di europarlamentari.

Altri finanziamenti arrivano attraverso ong e canali ufficiali come “aiuti umanitari” al popolo palestinese, denaro che spesso finisce nelle tasche dei terroristi di Hamas, motivo per cui l’Unione europea ha deciso di congelare i finanziamenti.

E il popolo palestinese?

Dietro gli attacchi di Hamas e Hezbollah – sostenuti dall’Iran – c’è la dichiarata volontà di far saltare gli accordi tra Israele e Arabia Saudita, obiettivo che sembra essere stato raggiungo. Cosa otterrà il popolo palestinese in balia di Hamas, Iran e Qatar? I terroristi incarnano davvero gli interessi del popolo? La prevedibile reazione israeliana non colpirà il popolo palestinese che Hamas dice di voler difendere?

Lo squilibrio delle forze in campo, salvo un coinvolgimento diretto di alcuni attori regionali come l’Iran, è noto a tutti. A cosa porteranno le incursioni di Hamas? Di certo allontanano una soluzione pacifica della contesa. I terroristi e tutto il popolo palestinese non sono che carne da macello nelle mani di Iran e Qatar, con l’obiettivo dichiarato da parte di quest’ultimo di imporre una nuova egemonia regionale.


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