Esteri

I bonifici che inchiodano Biden: 10 milioni di dollari dalla Cina e altri Paesi

I dati bancari smentiscono le affermazioni del presidente sugli affari del figlio Hunter e della famiglia. Il “prodotto” venduto? L’influenza politica di Joe come vicepresidente

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“I dati bancari mostrano che la famiglia Biden, i suoi associati e le loro società hanno ricevuto oltre 10 milioni di dollari da cittadini stranieri e dalle loro società”

Con l’eccezione di Fox News, i principali network tv Usa hanno ignorato la conferenza stampa del presidente della Commissione di vigilanza della Camera, James Comer, sugli affari della famiglia Biden con entità straniere, anche cinesi.

Ampia copertura, invece, all’arresto del semi-sconosciuto congressman repubblicano George Santos con l’accusa di frode, riciclaggio e falsa testimonianza. Arresto che guarda caso il Dipartimento di Giustizia ha deciso di eseguire nello stesso giorno in cui era annunciata la presentazione del secondo rapporto della Commissione guidata da Comer. Una pura coincidenza.

Lo schema

Sono ben nove i membri della famiglia presidenziale che hanno ricevuto soldi da soggetti stranieri, attraverso una rete di una ventina di società di comodo, la maggior parte costituite durante gli anni in cui Joe Biden era vicepresidente, secondo i documenti bancari ottenuti dalla Commissione. Il figlio del presidente, Hunter Biden, la moglie Melissa e la ex Kathleen Buhle; il fratello del presidente, James Biden, e la moglie Sara; la nuora del presidente, Hallie Biden, e tre nipoti.

Si dirà: queste società avranno fornito beni o servizi a fronte di così ingenti pagamenti. No, l’unico “prodotto” che hanno venduto è il nome e l’influenza politica di Joe Biden come vicepresidente degli Stati Uniti.

Cittadini e società cinesi con legami significativi con l’Intelligence e il Partito Comunista nascondevano la provenienza dei fondi dietro società a responsabilità limitata nazionali. Il denaro arrivava alle società di comodo dei Biden e veniva poi distribuito in versamenti minori ai membri della famiglia. “Queste complicate transazioni finanziarie sembrano nascondere la fonte dei fondi e ridurre la visibilità degli importi totali versati sui conti bancari dei Biden”, si legge nel rapporto di 36 pagine.

Lo schema dei pagamenti da entità cinesi alla famiglia Biden

I soldi dalla Cina

Già nel suo primo rapporto, il 16 marzo scorso, la Commissione aveva documentato come Hunter Biden, il fratello del presidente Jim, e Hallie Biden, la vedova di suo figlio Beau, avessero ricevuto oltre un milione di dollari dalla CEFC attraverso il socio in affari di Hunter, Rob Walker.

Nel solo 2017, i dati bancari mostrano che la famiglia del presidente Biden e le società collegate hanno ricevuto milioni di dollari da società cinesi, in particolare dalla società energetica cinese CEFC. La Owasco P.C., la società professionale di Hunter Biden, ha ricevuto 100.000 dollari finanziati da Shanghai Huaxin Group in Cina.

I documenti bancari quindi contraddicono l’affermazione di Joe Biden, durante un dibattito presidenziale dell’ottobre 2020, secondo cui suo figlio non ha mai ricevuto denaro dalla Cina.

Mio figlio non ha fatto soldi nei termini di questa cosa… di questa cosa di cui stai parlando, la Cina. Non ho avuto – l’unico che ha fatto soldi con la Cina è questo tizio (riferendosi a Donald Trump, ndr). È l’unico. Nessun altro ha fatto soldi con la Cina.

L’uso dell’ufficio della vicepresidenza

Dalle informazioni della Commissione risulta inoltre che Hunter Biden ha organizzato un incontro tra uno dei suoi soci d’affari stranieri e l’ufficio della vicepresidenza di suo padre.

Nel rapporto viene citato un episodio che coinvolge l’ex politico serbo Vuk Jeremic, nel 2016 in corsa per diventare segretario generale delle Nazioni Unite e con stretti legami con personalità cinesi, tra cui Ye Jianming, fondatore ed ex presidente della CEFC. Si legge nel rapporto:

Le prove indicano che Hunter Biden e i suoi collaboratori hanno cercato di aiutare Jeremic in questa campagna sfruttando la loro connessione con l’Ufficio del vicepresidente (OVP). In un’e-mail datata 16 giugno 2016 (un giorno dopo il terzo pagamento di cui sopra), Jeremic ha scritto a Hunter Biden ed Eric Schwerin (un socio della famiglia Biden) chiedendo se poteva “incontrare il consigliere per la sicurezza nazionale di VPOTUS Colin Kahl” in relazione alle elezioni per il segretario generale delle Nazioni Unite. Eric Schwerin ha scritto a Hunter Biden: “Pensa a come vuoi rispondere…”. Il 2 luglio 2016, Jeremic ha informato Hunter Biden e i suoi soci in affari: “il mio incontro con Colin non è durato molto a lungo, ma non è andato troppo male, credo. Ciò che non è ottimale è che l’OVP sembra essere al di fuori del processo decisionale sulla questione delle elezioni dell’UNSG. Colin ha promesso di informarsi meglio su ciò che sta accadendo in questo momento”. Dalle prove risulta che: (1) un funzionario dell’amministrazione Biden si è incontrato con Jeremic per discutere l’elezione del segretario generale delle Nazioni Unite sotto la direzione di Hunter Biden e/o dei suoi soci in affari; (2) State Energy HK ha effettuato pagamenti per 3 milioni di dollari al CIRSD durante il periodo della campagna di Jeremic; (3) e subito dopo che il vicepresidente Biden ha lasciato l’incarico pubblico nel 2017, la stessa società, State Energy HK, ha effettuato un pagamento di 3 milioni alla Robinson Walker LLC, e oltre 1 milione di tale importo è poi arrivato ai Biden“.

I soldi dalla Romania

Non solo Cina. È emerso dall’indagine della Commissione di vigilanza un altro Paese da cui i Biden hanno ricevuto denaro: la Romania.

Una costante evidenziata dalla Commissione è che Hunter Biden e i suoi partner fossero in affari con cittadini e società di Paesi nei cui confronti il padre Joe aveva responsabilità politiche ufficiali. Questo schema è emerso per la prima volta anni fa, da un accordo con la compagnia energetica ucraina Burisma Holdings, che i funzionari statunitensi ritenevano corrotta.

“La Commissione ha scoperto prove indicative di traffico d’influenza e frode finanziaria che giustificano ulteriori indagini e soluzioni normative”, si legge nel rapporto.

Ad esempio, sono emersi nuovi dettagli su una serie di transazioni tra il 2015 e il 2017 con un uomo d’affari rumeno di nome Gabriel Popoviciu, che secondo la Commissione è stato condannato per corruzione.

I pagamenti sono iniziati poche settimane dopo che l’allora vicepresidente Biden aveva incontrato alla Casa Bianca, nel settembre 2015, il presidente della Romania, per discutere di “sforzi anticorruzione e per lo stato di diritto” – poco più di un anno dopo un discorso simile del vicepresidente Usa in Romania – e sono cessati “subito dopo che Biden lasciò la vicepresidenza”, ha spiegato Comer, definendolo “uno schema di traffico di influenza“.

Una società cipriota di Popoviciu, denominata Bladon Enterprises Limited, ha iniziato a effettuare bonifici su un conto bancario della società di un socio di Hunter, la già citata Robinson Walker LLC. “Da novembre 2015 a maggio 2017, la Bladon Enterprises ha pagato alla Robinson Walker oltre 3 milioni di dollari“, afferma il rapporto.

“I conti della famiglia Biden hanno quindi ricevuto circa 1,038 milioni di dollari dal conto della Robinson Walker dopo i bonifici della Bladon Enterprises. Sedici dei diciassette pagamenti dalla Bladon Enterprises alla Robinson Walker sono stati effettuati mentre Joe Biden era vicepresidente“.

Ad esempio, il 5 novembre 2015, Bladon Enterprises ha trasferito 179.836,86 dollari sul conto bancario della Robinson Walker e il giorno dopo un terzo dell’importo è stato trasferito a Hunter Biden. Uno schema ripetuto più volte, fino all’inizio del 2017, dopo che Joe Biden aveva appena lasciato l’incarico.

Insomma, conclude il rapporto, “mentre il vicepresidente Biden sosteneva pubblicamente le politiche anticorruzione in Romania, i membri della famiglia Biden e i suoi soci in affari stavano raccogliendo ingenti somme di denaro da un individuo rumeno al centro di uno scandalo di corruzione“.

Comer ha detto che il suo team sta ancora indagando se Hunter Biden abbia cercato di influenzare il governo degli Stati Uniti per conto dell’uomo d’affari rumeno, come ha fatto per il serbo amico dei cinesi Vuk Jeremic.

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