Ha assunto dimensioni impensabili la rivolta degli studenti nelle università americane. Partita dai prestigiosi atenei della Ivy League, per lo più situati sulla costa orientale, si è poi estesa alla California e all’intero territorio nazionale, coinvolgendo un numero crescente di college grandi e piccoli. Si tratta di una situazione che le autorità accademiche, e lo stesso governo federale, stanno affrontando con grande fatica.
La debolezza di Biden
Il presidente Joe Biden ha autorizzato l’intervento della polizia in vari campus, con l’arresto di centinaia di dimostranti e con lo smantellamento delle tendopoli che gli studenti avevano costruito all’interno, per esempio alla Columbia University di New York. Biden ha chiarito che la libertà di manifestare non è in discussione, aggiungendo però di considerare intollerabili gli atti di antisemitismo rivolti contro gli studenti ebrei che alla Columbia, come in altre istituzioni universitarie, sono molto numerosi.
Ma la mancanza di fermezza dell’anziano presidente democratico è sempre più evidente, e tutto fa presagire che la tensione sia destinata ad aumentare. Il Partito Repubblicano ha subito invocato l’intervento dei militari della Guardia Nazionale. Ai tempi della guerra del Vietnam, tuttavia, il loro ingresso nei campus aveva condotto a scontri armati che causarono morti e feriti. Quattro studenti furono uccisi e nove feriti alla Kent State nel 1970, ai tempi della guerra del Vietnam, dopo l’intervento della Guardia Nazionale dell’Ohio.
L’ammirazione per Hamas
Vi sono fondati timori che fatti simili possano ripetersi anche ora, vista la situazione di estrema tensione. Nel frattempo si assiste anche a episodi tragicomici, che testimoniano la mancanza di maturità dei dimostranti. Gli studenti barricati chiedono di ricevere “cibo vegano e privo di glutine”. Dal canto loro, gli ayatollah di Teheran hanno invitato i manifestanti a lasciare le università Usa e a frequentare quelle iraniane. Peccato che, in quel Paese, le manifestazioni siano del tutto proibite, e che la “polizia religiosa” iraniana abbia ucciso e torturato un gran numero di manifestanti. In particolare donne che rifiutano di indossare il velo islamico.
Ne sono coscienti gli studenti americani? Non pare proprio. In effetti sta crescendo nel mondo studentesco, accademico e intellettuale Usa l’ammirazione per Hamas, organizzazione che ha quale suo fine l’eliminazione di Israele dalle carte geografiche. Si tratta di un fatto anomalo per gli Stati Uniti, da sempre alleati di ferro dello Stato ebraico, che hanno difeso e aiutato sin dalla sua fondazione.
Adesso, quasi non bastasse il clima d’intimidazione diffuso nella grande maggioranza degli atenei Usa, dove agli studenti ebrei viene sconsigliato di frequentare le lezioni a causa delle minacce cui sono sottoposti, entra nella vicenda anche il mondo politico.
Spaccatura nei Dem
Le tensioni riguardano in particolare il Partito Democratico. La sua ala sinistra è nettamente schierata contro Israele e chiede, come fanno gli studenti, l’annullamento di tutti gli accordi di cooperazione accademica tra gli atenei Usa e quelli dello Stato ebraico. Senza d’altro canto invocare la stessa misura per le università di nazioni autoritarie e dittatoriali come lo stesso Iran e la Cina comunista. Le tensioni riguardanti la politica Usa in Medio Oriente sono quindi destinate ad accentuarsi.
Cattivi maestri
Molti si chiedono quali siano i motivi che conducono tanti studenti e docenti Usa (ma anche europei) ad appoggiare Hamas. Difficile fornire una risposta univoca. Mette però conto rilevare che, sin dalla metà del secolo scorso, nelle università americane (in particolare nelle facoltà umanistiche) si è diffuso un clima anti-occidentale grazie all’insegnamento di alcuni studiosi. Uno dei più celebri filosofi della scienza del secolo scorso, Paul K. Feyerabend, affermava che la scienza e la cultura occidentali non sono affatto superiori a quelle dei popoli africani e dei nativi americani. E le sue tesi hanno fatto scuola, come quelle dell’altrettanto celebre Herbert Marcuse.
Parimenti, hanno avuto molto successo le idee di filosofi “decostruzionisti” francesi come Jacques Derrida e Jean-Francois Lyotard, che hanno oscurato il pragmatismo e altre correnti che hanno le loro radici nell’Illuminismo. Di qui l’avanzata del relativismo assoluto e del nichilismo, di cui ora si vedono, purtroppo, le conseguenze.