Esteri

Il gioco di Teheran e le incognite della risposta israeliana

Israele, Hamas, Hezbollah e Iran sono tutti impegnati in una guerra “per l’esistenza”, anche se spesso combattuta per procura

Gaza Israele guerra

Una settimana fa l’attacco dei terroristi di Hamas al sud di Israele. Le terribili, sanguinarie azioni terroristiche di Hamas, in stile commando Nukhba addestrati dall’Iran, ha visto l’uccisione di oltre 1.300 israeliani, in gran parte civili inermi. Hamas ha chiaramente dimostrato di essere una maledizione sia per il popolo palestinese di Gaza sia per tutto Israele.

Una guerra esistenziale

Innanzitutto, le implicazioni geopolitiche e strategiche di tale atrocità sono profonde. Israele, Hamas, Hezbollah e il regime di Teheran son tutti impegnati in una guerra che si può definire, qualunque sia la posizione di chi analizza la tragedia, “per l’esistenza”, anche se spesso si tratta di una guerra per procura. Questo è il motivo per cui gli Stati Uniti e l’Europa (purtroppo ancora una volta: quasi unita) si sono mossi per sostenere Israele e fermare qualsiasi tentazione degli iraniani di allargare il conflitto.

Anche Israele si trova nella stessa situazione in cui si trovavano gli americani nel periodo immediatamente successivo all’altro attacco terroristico dell’11 settembre: intrappolati tra rabbia e strategia.

L’operazione del 2014

Nelle prossime ore Israele potrebbe iniziare qualcosa di simile all’operazione del 2014, quando ha invaso Gaza, uno degli ambienti urbani più densamente popolati della Terra, con una gamma di veicoli corazzati tra cui carri armati Merkava, veicoli corazzati e gli enormi bulldozer.

Lo sforzo era di ridurre al minimo le vittime tra le Forze di Difesa Israeliane (IDF), ma caddero uccisi oltre 500 israeliani e, purtroppo, anche le vittime civili furono notevoli. Questa volta la maggior parte dei veicoli corazzati israeliani saranno protetti dalle armi anti-carro con l’avanzato Trophy Active Protection System (APS) che può difendere autonomamente un veicolo e il suo equipaggio dai sistemi anti-corazzati lanciabili dal singolo terrorista di Hamas (a spalla).

I comandanti israeliani saranno fiduciosi di poter limitare le vittime israeliane, ma la probabilità che “taglieranno la testa al serpente di Hamas” non è alta, non vi sono certezze. Né è una certezza distruggere Nukhba e i suoi comandanti, mentre le vittime tra i civili palestinesi, che stanno già aumentando, potrebbero essere notevoli soprattutto se i terroristi continueranno ad impedire a chi vuole di lasciare il nord di Gaza. Si tratta della nefandezza più grande: trasformare i civili palestinesi in scudi umani, in aggiunta a chi è stato rapito in Israele.

Il gioco di Teheran

Un massiccio attacco israeliano che coinvolga potenzialmente migliaia di palestinesi giocherà quindi direttamente a favore di Teheran e potrebbe distruggere ogni possibilità di un rapporto strategico di pacificazione con i sauditi. Inoltre, gran parte del mondo si rivolterà contro Israele spinto da motivazioni umanitarie. Come nel caso degli americani dopo l’11 Settembre, il bisogno di vendetta israeliano sarà schiacciante, anche alla luce dei più di 700 attacchi contro Israele sia da parte di Hamas che di Hezbollah, oltre quello sanguinario ed esecrabile di una settimana fa.

Israele ha già un rapporto che si può definire buono e funzionale con l’Egitto, che ha anche chiuso il confine con Gaza in seguito agli attacchi. Ma è/era anche vicino ad un riavvicinamento strategico con i sauditi, che avrebbe avuto profonde implicazioni per gli israeliani e per il Medio Oriente in generale. Se tale relazione potesse essere riallacciata, isolerebbe ulteriormente l’Iran e, per estensione, Hamas e Hezbollah.

Non c’è alcun dubbio che dietro questo attacco ci siano gli iraniani. Gli esperti ritengono che diversi elementi stiano diventando chiari. In primo luogo, la pianificazione dell’attacco terrestre, marittimo e aereo era così sofisticata da essere stata chiaramente portata avanti da Teheran e porta tutti i tratti distintivi delle unità speciali della Guardia della Rivoluzione Islamica iraniana.

In secondo luogo, i servizi segreti israeliani dello Shin Bet e del Mossad, normalmente efficaci, hanno completamente mancato la previsione e i preparativi per l’attacco.

In terzo luogo, l’Iran fornisce ad Hamas 100 milioni di dollari ogni anno e gli ingegneri iraniani hanno addestrato Hamas nell’assemblare (non costruire) i missili. In quarto luogo, non va dimenticato che Teheran mantiene un controllo sempre più stretto su forze terroristiche come Hamas e Hezbollah.

C’è poi un’altra ragione della sanguinaria strategia iraniana: l’aumento della pressione (intesa come azione di neutralizzazione delle minacce) israeliana su Hezbollah nel nord del Libano. Per l’Iran è vitale che la forza di Hezbollah venga preservata e il modo migliore per raggiungere questo obiettivo è costringere gli israeliani a spostare la maggior parte dei loro sforzi difensivi (anche le azioni preventive) verso sud.

Alcune fonti fanno intendere o suggeriscono che i commando altamente addestrati non fossero responsabili dell’attacco contro i civili israeliani ma le stragi siano state effettuate da altri che hanno oltrepassato la recinzione di sicurezza quando si sono resi conto che c’era poca presenza militare israeliana. Questo non ha senso, perché le immagini del festival musicale mostrano chiaramente un assalto aereo e terrestre da parte di uomini che indossano le stesse uniformi militari dei terroristi di Hamas.

La risposta di Israele

Tuttavia, nonostante la comprensibile rabbia, e il danno politico arrecato al primo ministro Benjamin Netanyahu, la tradizionale risposta israeliana con il “pugno di ferro” a tutti gli attacchi di questo tipo non è nell’interesse di Israele. Sacrificare un gran numero di palestinesi o negare loro cibo, acqua e cure mediche potrebbe essere un danno importante al futuro della stabilizzazione (se mai ce ne sarà una) in Medio Oriente. Questo è esattamente ciò che l’Iran e Hamas vogliono che succeda.

Piuttosto, Israele dovrebbe/potrebbe ricostruire le difese sul confine meridionale con Gaza e neutralizzare la leadership di Hamas nel tempo e nello spazio, ricorrendo a quel metodo israeliano conosciuto da tempo e dimostratosi estremamente efficace. Difficilissimo che avvenga, vista l’imminente azione terrestre che si sta per abbattere su Gaza.

Il modo migliore per sfidare l’Iran, Hezbollah e Hamas è basarsi sulle relazioni di Tel Aviv con Riyadh e Il Cairo (e ascoltare l’intelligence egiziana), e così facendo preservare la simpatia di coloro che sostengono il diritto di Israele a esistere e a difendersi in modo proporzionato.

In altre parole, Israele avrà successo in questa lotta se farà ciò che i terroristi e l’Iran non credono che Tel Aviv farà o potrà tentare: una risposta proporzionata e misericordiosa che rispetti i vincoli del diritto umanitario internazionale. C’è nel mondo chi aspetta solo un motivo per trasformare lo spietato carnefice in povera vittima.

Fai ciò che il tuo nemico meno vuole! Questo è il primo motto di guerra che è sopravvissuto da Sun Tzu a Machiavelli e Clausewitz.

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