Esteri

Il mondo brucia e in Europa ci ritroviamo disarmati

Ma perché spendiamo così tanto in difesa eppure siamo così indifesi? Confronto impietoso dei numeri, obsolescenza dei mezzi e bugie sul riarmo

Leopard tank

Il mondo si sta velocemente infiammando, Ucraina e Israele potrebbero essere solo l’inizio e l’ipotesi di un conflitto che possa coinvolgere anche i Paesi Nato si fa di mese in mese meno remota. Ma in Europa saremmo in grado di sostenere un conflitto contro una potenza estera? La risposta a questa domanda dovrebbe spaventare.

Confronto sui numeri

Il primo dato a cui si guarda per valutare la qualità degli eserciti è di solito la spesa militare. L’Unione europea spende per la difesa circa 200 miliardi di euro, pochi se confrontati agli oltre 700 miliardi degli Stati Uniti o ai 250 della Cina, ma molti di più dei 60 spesi dalla Russia. L’Italia da sola, poi, spende in difesa quasi 30 miliardi, circa l’1,5 per cento del Pil.

Guardando questi numeri magari si potrebbe pensare che la situazione non è poi così tragica. Tuttavia, la spesa in difesa, come vedremo, non è affatto un buon indicatore della reale forza degli eserciti. Già guardando gli uomini effettivi negli eserciti la situazione cambia, con i 900 mila uomini dell’Ue, contro i quasi 800 mila della Russia e i 450 mila degli Stati Uniti. Cifre che evidentemente non rispecchiano i valori della spesa militare.

Ma il confronto diventa impietoso quando diamo uno sguardo ai mezzi. I Paesi Ue hanno circa 5.000 carri armati, contro gli 8.000 americani e, soprattutto, i 15.000 russi. Abbiamo poi 3.100 pezzi d’artiglieria contro i 3.800 russi, i 4.000 cinesi e i 2.300 americani. Per quanto riguarda i mezzi da trasporto e combattimento, fondamentali per la logistica, ne abbiamo solo 5.900, contro i 12.500 russi e i 6.500 di Cina e Usa. Non vi tedio con altri numeri ma sappiate che queste proporzioni restano più o meno costanti per tutti gli altri mezzi e per l’aereonautica. Solo nella marina in Europa siamo davvero all’avanguardia.

A tutti voi però ora sarà sorta una speranza, quella che i mezzi europei siano molto più all’avanguardia di quelli dei Paesi rivali. Una speranza vana però. I mezzi Ue sono per oltre il 60 per cento in mano a Paesi come Romania, Polonia, Bulgaria e Grecia. Stati con spese militari basse che dispongono di mezzi obsoleti e mantenuti in condizioni insufficienti.

Anche Russia, Cina e Stati Uniti dispongono in buona parte di mezzi obsoleti. Tuttavia, consideriamo per esempio i carri armati russi: se cancelliamo dai dati i modelli prodotti prima del 1990, e quindi “vecchi”, ai Russi restano comunque 4.500 carri, un numero circa uguale ai nostri 5.000, in cui ricordiamo ci sono anche modelli prodotti negli anni ’60 o ’70.

Questi numeri risalgono chiaramente alla situazione pre-guerra Ucraina, pertanto certamente oggi sarebbero diversi da tutte le parti, sia perché i russi hanno perso migliaia di mezzi in guerra, sia perché la Nato ha inviato una buona parte del proprio arsenale all’Ucraina. Sulla Cina è difficile fare valutazioni, in quanto si tratta di stime, il governo cinese è molto restio a dare numeri reali.

Anche come arsenale nucleare, l’Ue è indietro: abbiamo solo le 290 testate nucleari francesi ed alcune testate americane, contro le oltre 6.000 testate russe e le 350 cinesi.

I motivi del disarmo

Dai numeri appare evidente come l’Unione europea sia praticamente disarmata rispetto alle potenze rivali. Se a questo aggiungiamo l’assenza di un esercito comune che parli la stessa lingua, che usi gli stessi mezzi e che abbia un alto comando unificato, il bilancio è ancora più impietoso.

Ma perché nonostante spendiamo così tanto in difesa ci ritroviamo così indifesi? Ebbene, il problema sta in cosa si spende. Nell’Ue e negli Usa il costo dei salari è molto più alto che nei Paesi emergenti; dunque, la gran parte di quei 200 miliardi finisce in stipendi. Nello specifico, in Italia il 70 per cento della spesa finisce in salari di soldati, forze dell’ordine e dipendenti.

Inoltre, a livello Ue, la necessità di limitare la spesa pubblica e di indirizzarla alla popolazione ha spinto tutti gli Stati a tagliare gli investimenti in difesa. Per fare un ulteriore esempio di disarmo, l’Austria ha dichiarato che nei prossimi anni sostituirà tutti i suoi carri armati, circa un centinaio, con blindati. Praticamente è come sostituire delle Ferrari con delle Fiat Panda.

Ma quale riarmo!

Tutti i Paesi Ue hanno annunciato che nei prossimi anni aumenteranno la spesa militare. A parole. Nei fatti, la Germania di Olaf Scholz ha già rimandato l’aumento della spesa militare al futuro per carenza di risorse. E in Italia? Nella legge di bilancio da poco approvata dal Consiglio dei ministri si rinvia al 2028 l’aumento della spesa militare al 2 per cento del Pil.

In realtà, non abbiamo alcuna intenzione di riarmarci, anche perché non appena un governo propone di investire di più in difesa salta fuori qualcuno a sinistra a parlare di spese inutili. Ma che futuro può avere un continente che ha praticamente delegato la sua difesa ad un Paese che sta ad un Oceano di distanza? Forse qualcuno dovrebbe ricordare ai governi europei quel vecchio detto latino che faceva: si vis pacem, para bellum.

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