Stiamo vedendo molte supposizioni e molte discussioni su quale sia la dottrina di politica estera di Donald Trump, perché la maggior parte delle analisi parte da dichiarazioni ufficiali che sono molto spesso confuse o contraddittorie, e da “segnali” che possono essere interpretati in modo molto ampio.
Il pivot sul Pacifico
Una cosa che sembra non essere messa in dubbio, però, è che la politica estera di Trump sarà dedicata al cosiddetto “pivot sul Pacifico”. In altre parole, al rinnovare la competizione tra grandi potenze con la Cina. Questa, tutti concordano, sarà la grande lotta geopolitica del 21° secolo.
Ma come si fa questo “pivot”? Uno degli argomenti più duraturi su come fare “pivot sul Pacifico” è che gli Stati Uniti smettano di sprecare energie in Europa e Medio Oriente, disimpegnandosi da queste aree, e dedicandosi interamente alla competizione con la Cina.
Chi colma il vuoto
Ma, con gli Stati Uniti fuori dai giochi, la domanda diventa la familiare, ma sempre scoraggiante, “chi colma il vuoto?”
La prima volta che questa domanda è stata posta è stato durante la Guerra Globale al Terrorismo, e si parlava del Medio Oriente. Sono state proposte due soluzioni: (1) i tradizionali alleati dell’America, come Israele e Arabia Saudita, si fanno avanti e agiscono come potenze regionali; (2) gli Stati Uniti trovano, anche a scapito degli alleati tradizionali, un qualche accomodamento con i propri nemici dell’area, come l’Iran e i fondamentalisti islamici sunniti, e li lasciano dominare la regione.
Potrebbe essere che si stia pensando a qualcosa di simile riguardo l’Europa: se gli Stati Uniti si ritirano dal Vecchio Continente per il “pivot”, o (1) gli alleati europei si riarmano e riempiono il vuoto, o (2) è necessario un qualche tipo di accomodamento per lasciare che la Russia sia la potenza regionale dominante. In entrambi i casi, la soluzione (2), si dice, ha anche la caratteristica di scongiurare che detti nemici si allineino con la Cina.
L’importanza di Europa e Medio Oriente
Bisogna aggiungere che, senza un’America che domini Europa e Medio Oriente, il “pivot sul Pacifico” e la competizione con la Cina diventano senza speranza. Anche in declino, l’Europa è comunque un terzo dell’economia globale, e dal Medio Oriente passano tutte le merci, e arrivano le fonti di energia, sulle quali la Cina deve fare affidamento se vuole diventare una potenza globale.
La storia della geopolitica occidentale dal 15° Secolo in poi è più o meno una storia di come impedire a una potenza di diventare dominante a livello globale. Ciò è stato solitamente ottenuto creando “coalizioni di contenimento” guidate da una nazione aggressiva, solitamente l’Inghilterra.
Gli Stati Uniti raccolsero il testimone dopo la Seconda Guerra Mondiale, e la Guerra Fredda aveva lo scopo di impedire all’Urss di dominare militarmente l’Europa occidentale, e il mondo attraverso l’ideologia del comunismo.
Strategia di contenimento
Ma una “strategia di contenimento” deve essere chiara. Non può esserci un approccio soluzione (1) o soluzione (2). Alleati e nemici devono sapere in che ruolo e posizione sono. Altrimenti il risultato è una gran confusione. Se la strategia “pivot to the Pacific” dell’America è contaminata dal tradizionale isolazionismo americano, nel quale le alleanze sono ad hoc, qualsiasi strategia di contenimento diventa impraticabile.
Ancora peggio se è contaminata da una certa visione del mondo, che in Occidente esiste sia a sinistra che a destra, secondo cui tutta la geopolitica occidentale dal 20° Secolo è stata sbagliata e che il mondo occidentale è in realtà “il” problema, allora nemmeno l’idea di competere con la Cina è reale. Viene sostituita invece dall’entente. E l’entente con il Grande Nemico nemmeno è un’idea nuova. Era piuttosto popolare durante la Guerra Fredda.