Il supporto dell’Intelligence occidentale a Kiev: forze russe sopravvalutate

Intervista a Guido Olimpio: Mosca pensava di conquistare rapidamente l’Ucraina anche perché “intossicata” da informazioni fasulle. Putin punta sulle nostre divisioni

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Guido Olimpio è giornalista, saggista, esperto di terrorismo internazionale ed intelligence. Collaboratore del Corriere della Sera, ha recentemente pubblicato “La danza delle ombre. Spie, agenti e molti segreti” (La Nave di Teseo). Nella sua intervista per Atlantico Quotidiano ci parla del suo libro, del ruolo dell’Intelligence occidentale nel conflitto in corso in Ucraina e le possibili prospettive future della guerra.

Storie di spie

TOMMASO ALESSANDRO DEL FILIPPO: Dott. Olimpio, quali sono i punti cardine del suo nuovo libro, “La Danza delle Ombre”

GUIDO OLIMPIO: Il mio libro è dedicato a storie di spionaggio, ma si concentra sul “fattore umano” di esse. Ho provato a raccontare le personalità di uomini e donne, professionisti del settore e non, che sono stati coinvolti in casi diversi. Ho ritenuto interessante approfondire il ruolo ed il volto dell’individuo che decide o è costretto a fare la spia, tradire il proprio paese o cercare iniziative segrete e clandestine. Nel testo racconto molti di questi episodi. 

TADF: Vuole raccontarci qualche aneddoto riguardante il mondo dell’intelligence? 

GO: Sono numerose le forme di spionaggio, come racconto nel testo. Ad esempio, ho dedicato un capitolo ad un agente francese che è stato ucciso alle spalle di Nizza molti anni fa. Un caso irrisolto ed intrigante, dato che è coperto dal segreto di Stato dove sono coinvolte belle donne, grandi hotel e mille teorie.

In un altro capitolo affronto la storia di una famosa spia cubana all’interno dell’Intelligence Usa. Oppure seguo le tracce di agenti nordcoreani: è un Paese molto chiuso, ermetico, però attivo a livello internazionale tanto da agire anche in un Paese come l’Italia.

Mi concentro anche sul confronto tra iraniani ed israeliani, una sfida dove si colpiscono con ogni mezzo, siano quelli palesi (missili, ordigni) o quelli clandestini, incentrati su infiltrazioni, sabotaggi, operazioni coperte.

Supporto all’Ucraina

TADF: Quale ruolo sta svolgendo l’Intelligence occidentale nella guerra in Ucraina? 

GO: Per quanto riguarda il dossier ucraino abbiamo osservato fasi diverse del supporto dell’Intelligence occidentale. La prima, quella antecedente all’invasione russa, con i servizi che hanno informato i governi occidentali dell’imminenza dell’attacco all’Ucraina. Tuttavia, l’allarme lanciato non è stato creduto dalle istituzioni e c’è stata sottovalutazione del pericolo.

Il secondo aspetto è quello nato dopo l’invasione, con il supporto compatto di tutte le intelligence occidentali all’Ucraina: informazioni sensibili sono state condivise per aumentare la difesa del Paese, mentre altre sono state introdotte nel dibattito dell’opinione pubblica per controbattere alla narrazione propagandistica portata avanti dai russi nei nostri Paesi.  

TADF: Come sta andando il conflitto in Ucraina? Come mai è fallita l’avanzata russa e la controffensiva ucraina ha avuto successo? Quali sono le prospettive future sul campo di battaglia? 

GO: I russi hanno sottostimato l’avversario, ritenendo erroneamente di poter conquistare rapidamente l’Ucraina, anche se non erano i soli a crederlo. Ad esempio, ricordiamo gli annunci degli americani che avevano proposto a Zelensky di fuggire e mettersi in salvo in caso di occupazione e caduta di Kiev.

Pertanto, Mosca riteneva che la forza ucraina sarebbe andata dissolta presto, probabilmente perché “intossicata” dall’intelligence occidentale che, in collaborazione con quella ucraina, ha trasmesso ai russi informazioni fasulle ed illuso della possibilità di condurre un’operazione militare con estrema facilità in tutto il Paese, cosa che con ogni evidenza non è avvenuta.

Altro aspetto osservato in questi mesi di guerra è l’impegno degli ucraini nell’acquisire abilità logistiche, strategiche e militari. L’esercito di Kiev è stato addestrato negli anni passati dai Paesi baltici, dagli inglesi e soprattutto dagli americani, potendo così migliorare le proprie capacità e modificare la tattica.

Sommando queste abilità acquisite alle tante armi arrivate dall’Occidente, si è riusciti a stoppare e respingere l’avanzata russa nei primi mesi di guerra. Inoltre, noi abbiamo sopravvalutato la forza dell’armata russa, considerata dai più altamente temibile e nella realtà dei fatti rivelatasi alquanto penosa.

Scenari futuri

Con il proseguimento del conflitto abbiamo assistito ad una efficace controffensiva da parte di Kiev, che ha riconquistato la regione di Kharkiv e di Kherson, perse nelle prime settimane di guerra. Ad oggi, registriamo tutto sommato una fase di stallo sul campo di battaglia, con una guerra di posizione che, a detta degli esperti, potrebbe modificarsi nei prossimi mesi, attraverso differenti scenari.

Gli ucraini potrebbero condurre con efficacia altri attacchi e riconquistare altro terreno confiscato dai russi in precedenza – come quello del Donbass – oppure potrebbe essere Mosca a lanciare una nuova offensiva su larga scala. I russi, pur afflitti da guai cronici, rappresentano una potenza temibile e sopperiscono usando la massa di riservisti.

La quantità nella dottrina dello Stato Maggiore conta, da sempre. Poi certamente la differenza è data dalla qualità dell’addestramento ricevuto dalle nuove reclute dei due fronti, dalla logistica, dai mezzi militari disponibili sul campo di battaglia.

Divisioni tra gli alleati

TADF: Crede che l’Occidente resterà compatto sul sostegno all’Ucraina a lungo termine? La posizione di Vladimir Putin è ancora salda al potere in Russia? 

GO: Per quanto riguarda il supporto occidentale all’Ucraina, ci sono delle differenze di vedute tra alcuni Paesi. Nazioni come gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Svezia, la Finlandia, il Canada, la Polonia ed i Paesi baltici sono risoluti nel sostenere totalmente l’Ucraina. Altri Stati, come la Francia, l’Italia o la Germania, pur appoggiando Kiev, per ragioni politiche, economiche e di opinioni pubbliche sarebbero disposte ad accettare una qualche forma di compromesso con la Russia, pur di terminare il conflitto.

Washington, Londra o Varsavia non vogliono la guerra ad ogni costo o il suo prorogarsi all’infinito, piuttosto desiderano trovare un modo per arrivare alla fine del conflitto senza dover concedere vittorie che suonino come “un premio” a Vladimir Putin, eventualità che sarebbe alquanto negativa.

I russi cercano invece il prorogarsi della guerra a lungo termine, perché auspicano che con il tempo il sostegno militare e politico occidentale all’Ucraina possa diminuire o essere danneggiato da divisioni politiche interne. Mosca storicamente tenta di inserire un cuneo e creare divisioni tra gli Usa e le nazioni europee, provò a farlo già durante la Guerra Fredda.

Quanto alla stabilità del potere di Putin, circolano numerose versioni e storie. Non c’è alcuna certezza in merito alle condizioni di salute dello zar e degli apparati russi che governano insieme a lui il Paese, dato che le notizie rilanciate sono sempre frastagliate, in contraddizione tra esse e non forniscono garanzie.

Il ruolo dell’Italia

TADF: Che ruolo potrà svolgere l’Italia all’interno di Nato ed Ue negli anni futuri? Che importanza potrebbe assumere? 

GO: Il nostro Paese per ragioni storiche è diviso, desideroso di “contare ed avere peso” ma incapace di assumersi responsabilità e prendere decisioni fino in fondo. Sin dalla fine del secondo conflitto mondiale l’Italia si sfalda, non appare compatta e risulta piuttosto timorosa verso le questioni militari.

Non dico che dovremmo essere una nazione guerrafondaia o militarista, ma certamente avremmo necessità di mostrare una deterrenza. Per contare in una alleanza ed in un organismo internazionale di stampo politico e militare bisogna partecipare attivamente e prendere decisioni nette, non restare nel limbo, cosa che desideriamo spesso fare.

È proprio la vicenda ucraina a dimostrare quanto la teoria del galleggiamento e dello stare nel mezzo sia impossibile da portare avanti, dato che la necessità di assumere delle posizioni ferree non è sempre rinviabile. Questo fattore non dipende dai politici in sé per sé, piuttosto dall’opinione pubblica. La classe dirigente è lo specchio della volontà del Paese molto spesso, pertanto un cambiamento di fondo nella mentalità dovrebbe partire dalla nostra agorà mediatica e sociale. 

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