È la prima volta che Iran e Israele si affrontano direttamente in guerra, a viso scoperto. Il 13 aprile, per questo, è un giorno che passerà alla storia. Ma prima di parlare di “escalation”, prima di dare ancora una volta la colpa a Israele per la “risposta” iraniana, prima di affermare che l’atto di inizio di questo conflitto è l’uccisione di sette alti ufficiali della Guardia Rivoluzionaria (fra cui il generale Mohammad Reza Zahedi), in un raid dell’aviazione israeliana a Damasco il 1 aprile… ecco, prima di tutto ricordiamo ancora una volta che la guerra fra Iran e Israele era già in corso dal 7 ottobre.
La pianificazione del 7 Ottobre
Fra i due Paesi non c’è mai stata una vera pace dal 1979, da quando Khomeini ha preso il potere e ha dichiarato la sua intenzione di distruggere il “piccolo Satana” Israele. Ma in alcune fasi, in questi 45 anni, la guerra è stata anche guerreggiata, anche se mai dichiarata. L’azione iraniana contro Israele è incominciata lo stesso 7 ottobre 2023. Quando Hamas ha aggredito Israele dal confine meridionale, massacrando 1.200 persone nel peggior pogrom della storia recente, gli agenti mediorientali dell’Iran entravano immediatamente in azione.
Il Wall Street Journal, citando fonti di Hamas e Hezbollah, ha riferito che la Forza Qods (dunque le forze iraniane della Guardia Rivoluzionaria che operano nel Medio Oriente) abbia direttamente contribuito a pianificare l’attacco e ha concordato la sua realizzazione durante un incontro a Beirut il 2 ottobre con i leader di Hamas e Hezbollah.
Secondo funzionari occidentali ed egiziani, quando l’attacco è iniziato il 7 ottobre, Hamas ha contattato funzionari della Guardia Rivoluzionaria iraniana e di Hezbollah all’estero per informarli che l’assalto era iniziato. Da allora, la Guardia Rivoluzionaria, Hezbollah, Hamas e altre milizie della regione affermano di essere in stretto contatto per coordinare le loro attività. Il comandante della Forza Qods, Esmail Qaani si è recato nei giorni successivi in Libano per consultarsi con funzionari di Hamas e Hezbollah, con leader militanti e con un consigliere iraniano. Il coordinamento ha anche un nome ufficiale: Asse della Resistenza.
Hezbollah
Che Hezbollah agisca in stretto coordinamento con l’Iran lo prova tutta la sua storia. Il “Partito di Dio” si è formato fra il 1982 e il 1985, durante la Guerra del Libano, da gruppi musulmani sciiti radicali che volevano “fare come in Iran”, seguendo l’esempio che l’ayatollah Khomeini aveva dato prendendo il potere tre anni prima e istituendo il primo regime islamico. L’autorità dell’ayatollah iraniano, Khomeini prima e Khamenei poi, è sempre stata riconosciuta dagli Hezbollah, il cui obiettivo ultimo è quello di esportare la rivoluzione islamica.
Sin dai tempi della sua formazione, il “Partito di Dio” è stato addestrato militarmente dalle Guardie Rivoluzionarie. Nel 2007, in una delle tante crisi politiche libanesi (e all’indomani della Seconda Guerra Libanese), lo stesso capo di Hezbollah affermava apertamente: “L’Iran assiste la nostra organizzazione con denaro, armi e addestramento, per motivi di fratellanza religiosa. Tutti questi aiuti sono fatti passare attraverso la Siria. Lo sanno tutti”. Nella stessa occasione, l’ex segretario generale del partito Hezbollah, lo sceicco Subhi al Tufeili, lamentava: “Sì Hezbollah è un mero strumento ed è parte integrante dell’apparato di intelligence iraniano. Sfortunatamente tutti gli elementi che giocano nell’arena libanese sono diventati degli strumenti nelle mani di qualcun altro al di fuori del Libano”.
Hezbollah ha iniziato dal 7 ottobre a lanciare attacchi contro il nord di Israele. Anche in occasione dell’attacco missilistico del 13 aprile, Hezbollah ha partecipato direttamente, con lanci di razzi dal Libano, apposta per saturare le difese anti-missile israeliane e sostenere l’offensiva del regime di Teheran. Il gruppo libanese, insomma, ha agito come se fosse parte integrante delle forze armate iraniane.
I ribelli Houthi
Più attivo ancora di Hezbollah, è un altro gruppo terrorista, quello degli Houthi, che controlla attualmente gran parte dello Yemen. Sono loro che hanno bloccato il Mar Rosso sin dal primo giorno della guerra a Gaza, colpendo dichiaratamente solo le navi israeliane o riconducibili ad una proprietà israeliana. Hanno di fatto bloccato il Canale di Suez, con gran danno anche per l’Italia e tutta l’Europa mediterranea.
Fra i vari alleati e collegati del regime iraniano, gli Houthi sono quelli che appaiono più indipendenti. Non prendono ordini direttamente da Teheran. Non dipendono dai fondi iraniani, perché hanno i loro proventi derivati dalle tasse imposte nel territorio yemenita che controllano (fra cui la stessa capitale Sanaa e il porto di Hodeida) e da traffici illeciti, fra cui un fiorente contrabbando di armi. Infine, gli Houthi sono sciiti, ma appartengono ad una corrente minoritaria dello sciismo, lo zaydismo, che presenta sostanziali differenze dottrinarie rispetto a quella del regime iraniano. Questi aspetti, comunque, non ostacolano una solida alleanza fra Teheran e i suoi alleati locali.
Il movimento Houthi è filo-iraniano sin dalla nascita. Il suo ideologo e ispiratore, Badreddin al Houthi ha studiato in Iran, così come il figlio, Hussein al Houthi, il fondatore del movimento armato sciita dello Yemen. Ci sono strumenti di raccordo politici che legano il movimento Houthi all’Iran, come il Consiglio del Jihad. Il Consiglio è guidato da Abdel Malek al Houthi, un suo consigliere è un ufficiale delle Forze Qods. E un altro consigliere è un membro del movimento Hezbollah.
La propaganda, molto importante per ogni movimento terrorista, è strettamente coordinata con quella degli altri alleati di Teheran. La tv del movimento, al Masirah, trasmette da Beirut, in un quartiere controllato da Hezbollah, grazie all’assistenza tecnica dell’emittente del movimento terrorista sciita libanese, al Manar, la tv che in Europa abbiamo imparato a conoscere durante la guerra del Libano del 2006 e che tuttora trasmette i discorsi del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah.
L’uccisione di Zahedi
Attraverso Hezbollah e soprattutto gli Houthi, oltre che Hamas, l’Iran sta dunque facendo la guerra a Israele dal 7 ottobre. Ed è nell’ambito di questo conflitto non dichiarato che va letto il raid israeliano a Damasco, che ha portato all’uccisione del generale iraniano Zahedi e di altri sei ufficiali dei Pasdaran iraniani in Siria.
Zahedi, in particolare, era a Damasco, da almeno un decennio, per coordinare il passaggio di armi e guerriglieri, dall’Iran alla Siria e dalla Siria al Libano. Era iraniano, indossava l’uniforme iraniana, ma era anche membro della Shura (il consiglio politico supremo) di Hezbollah, a ulteriore dimostrazione di quanto il regime di Teheran sia dentro il “Partito di Dio”.
Israele ha deciso di eliminarlo, con uno strike mirato, al di fuori dell’ambasciata iraniana (contrariamente all’accusa dell’Iran), in un appartamento usato come sede consolare. E lo ha fatto a causa dello stillicidio di attacchi a Israele provenienti dai gruppi terroristi sciiti che agiscono come sezioni locali del regime iraniano.