Kissinger

Kissinger chiarisce sull’Ucraina: no, mai chiesto a Zelensky di cedere territori

La sua proposta fraintesa dai media: prima riconquistare i territori occupati dai russi, poi il negoziato. Era corretta la lettura di Atlantico Quotidiano

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Contrariamente a quanto riportato e titolato da praticamente tutti i media italiani e anche internazionali, nel suo recente intervento al Forum di Davos Henry Kissinger non ha affatto suggerito al presidente ucraino Zelensky di cedere territori alla Russia per porre fine alla guerra.

Lo ha chiarito in modo molto esplicito lo stesso Kissinger, intervistato da Eric Schmidt nell’ambito di un evento del Berggruen Institute che si è tenuto a Venezia dieci giorni fa.

L’interpretazione corretta era quella che avete potuto leggere solo su Atlantico Quotidiano. A Davos Kissinger non stava chiedendo a Zelensky di rinunciare a Crimea e Donbass più di quanto non stesse chiedendo a Putin di ritirarsi dai territori occupati dopo l’invasione del 24 febbraio, che è poi esattamente l’obiettivo di guerra dichiarato da Kiev e supportato dalla Nato e dai governi occidentali.

Cosa aveva detto a Davos

Cosa aveva detto Kissinger a Davos? Che auspicabilmente i negoziati avrebbero dovuto iniziare “entro i prossimi due mesi”, che “l’esito della guerra dovrebbe essere delineato prima che essa provochi disordini e tensioni che sarebbero difficili da superare” e che “idealmente, la linea di confine dovrebbe essere un ritorno allo status quo ante“. Oltre questo punto, la guerra non riguarderebbe più l’Ucraina, ma la Russia e questo a suo avvisto sarebbe pericoloso per i motivi che vedremo.

Kissinger non aveva usato il verbo “rinunciare”, né “cedere”. Il riferimento allo “status quo ante” però era chiaro: il ritorno alle posizioni precedenti l’invasione russa del 24 febbraio.

Cosa significherebbe in concreto? Basta guardare la mappa. Status quo ante vorrebbe dire per la Russia ritirarsi da tutti i territori occupati dopo il 24 febbraio. Dunque, niente corridoio Donbass-Crimea, niente Mariupol, niente Kherson, ritiro delle forze russe anche dal Donbass. Ma come vedremo Kissinger non suggeriva nemmeno di lasciare la Crimea alla Russia.

La smentita di Kissinger

In questa intervista per la riunione del Berggruen Institute, l’ex segretario di Stato afferma di essere stato travisato e che la sua posizione coincide in pratica con quella del presidente ucraino Zelensky. L’Ucraina deve riconquistare i territori occupati dai russi e solo allora, una volta ripristinato lo status quo ante il 24 febbraio, allora dovrà esserci un cessate-il-fuoco e un negoziato sui territori contesi, Crimea compresa.

Su un punto è molto chiaro: “non può essere permesso” che la Russia tragga un guadagno dall’aggressione, i territori che ha occupato con la forza devono essere recuperati.

Mosca ha perso la “guerra strategica”

Duro il giudizio di Kissinger sull’invasione russa. La sua valutazione è che la Russia abbia “già perso la guerra strategica” mancando gli obiettivi iniziali.

Dimostrandosi non in grado di prevalere in una guerra convenzionale contro un suo vicino più debole, le forze armate russe hanno perso la loro “aura” e ciò cambia drammaticamente l’equilibrio di forze su cui si sono basate la geopolitica e la diplomazia europee dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.

Ora l’esercito ucraino – a maggior ragione insieme a quello polacco – è un fattore significativo in questo equilibrio. E con il riarmo tedesco il quadro muta completamente.

L’errore di Xi Jinping

Ma nell’intervista Kissinger ha parlato anche di Cina. A suo avviso, Xi Jinping ha commesso un errore nel sostenere Putin aspettandosi una rapida vittoria della Russia, cosa che non è avvenuta. E ora questo supporto è dannoso per Pechino.

E ha anche osservato che, “se la storia è una guida, l’attuale allineamento Russia-Cina ‘senza limiti’ non può durare nel lungo termine“.

A suo avviso però Stati Uniti e Cina devono evitare di andare alla deriva in uno stato di “confronto permanente“, in cui un numero qualsiasi di conflitti minori potrebbe degenerare in una guerra catastrofica.

L’unica alternativa a questo corso di eventi che stiamo già seguendo, è coinvolgere la Cina in un sistema internazionale comune. Come minimo, i leader di entrambe le nazioni devono incontrarsi regolarmente e stabilire un mezzo di comunicazione pronto per evitare giudizi errati ed errori di calcolo che potrebbero portare alla guerra.

La trascrizione

Di seguito la trascrizione integrale del ragionamento di Kissinger sulla guerra in Ucraina nell’intervista per la riunione del Berggruen Institute a Venezia:

Dovremmo almeno avere chiari in mente i nostri obiettivi in modo da poter risolvere il conflitto quando sarà arrivato il momento giusto.

Il contesto

La mia valutazione della situazione è questa: la Russia ha già perso la guerra strategica. Non è stata in grado di sconfiggere un vicino più debole ed è stato anche rivelato che le sue forze militari non sono attrezzate per prevalere in una guerra convenzionale contro i suoi vicini.

Questa è un completa divergenza dal ruolo storico che i leader russi hanno recitato nel governare il loro Paese e dal ruolo del loro esercito nell’evoluzione del loro Paese.

Per tutta l’epoca del secondo Dopoguerra, l’Europa è stata traumatizzata dalla paura di un esercito russo che marciasse con forze convenzionali attraverso i suoi confini. Gran parte della diplomazia dei Paesi europei si è basata su quella paura e la Nato è cresciuta in questo contesto.

Tuttavia, ora da questa guerra emerge che l’esercito convenzionale russo è stato privato della sua aura e si è rivelato non molto ben preparato.

Questa consapevolezza influenzerà la diplomazia per l’intera epoca d’ora in avanti. Innanzitutto, crea una nuova costellazione di forze in Europa. Dopo la guerra, l’esercito ucraino e sicuramente una combinazione di eserciti ucraino e polacco, giocheranno un ruolo significativo nell’Europa centrale, e se si aggiungono le forze tedesche dopo che la loro ricostruzione sarà completata, l’equilibrio delle forze in Europa avrà tutto questo drammaticamente.

D’ora in poi, la principale preoccupazione dell’Europa sarà ovviamente quella di proteggersi dalla Russia, ma soprattutto di contribuire alla struttura del mondo rispetto all’Asia, che sarà il grande problema della prossima epoca.

La situazione in Ucraina

Quindi è in quel contesto che ho parlato della fine della guerra in Ucraina. La situazione attuale è che la Russia occupa il 20 per cento del territorio ucraino così com’era il giorno in cui è iniziata l’invasione. Quel territorio non può rimanere nelle mani delle forze russe perché se una parte sostanziale di esso, e direi qualsiasi parte di esso, viene mantenuta, la Russia avrebbe guadagnato dall’aggressione, il che non dovrebbe essere permesso.

C’è un’altra fetta di territorio ucraino che è stata occupata dalla Russia dieci anni fa e su cui il mondo non si è opposto, sebbene io non abbia approvato. E quel territorio include la Crimea. Cercare di riconquistare questo dopo che lo status quo ante è stato raggiunto, che di per sé sarà un grande sforzo, estenderebbe la guerra, da una guerra contro l’Ucraina a una guerra contro la Russia.

E questo ha due aspetti contraddittori: uno l’escalation da parte della Russia, e questo è particolarmente vero per quanto riguarda la Crimea, ma l’altro potrebbe essere che l’esercito russo si disintegri, nel qual caso potrebbe derivarne una situazione caotica in Asia centrale.

La proposta di Kissinger

Quindi, la mia proposta era che quando la Nato avesse raggiunto il punto in cui è iniziata la guerra, quella sarebbe stata l’occasione per un cessate-il-fuoco, e che l’altro territorio conteso diventasse parte di un negoziato di pace, con un esito da definire attraverso i negoziati. Potrebbe benissimo finire come territorio sostanzialmente mantenuto dall’Ucraina, ma ciò dipenderà da come si evolverà la situazione politica.

La mia raccomandazione è che ci siano due negoziati: per un cessate-il-fuoco lungo lo status quo ante, e ciò richiede la riconquista del 20 per cento di territori ucraini ancora in mano russa, e poi un negoziato di pace in cui ogni questione viene sollevata, comprese le sanzioni, e che offre all’Ucraina e all’Occidente l’opportunità di raggiungere qualsiasi obiettivo si prefigge.

La posizione di Zelensky

Questa era l’essenza della mia proposta, ma i giornalisti l’hanno tagliata e semplificata e nel frattempo il presidente ucraino, che in un primo momento ha espresso disaccordo, ha rilasciato una dichiarazione che vorrei leggervi:

“Per me la vittoria è la restaurazione dell’integrità territoriale, assolutamente di tutti i territori, ma non credo che possiamo riconquistare l’intero territorio con mezzi militari … Bisogna tornare almeno alla linea del 24 febbraio, quella è la linea dove è scoppiata la guerra … Dopo di che possiamo parlare di difendere il territorio che resta attraverso la diplomazia”.

Quindi, il presidente Zelensky in pratica stava dicendo quasi esattamente la stessa cosa che avevo detto io.

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