Esteri

La convivenza con i razzi di Hamas e l’assedio di Gaza

Una testimonianza da Tel Aviv: gli errori di Netanyahu, ha fortemente militarizzato la Cisgiordania lasciando scoperti i confini a Gaza e al nord

Gaza Israele guerra

Nella notte tra martedì 10 e mercoledì 11 ottobre, proprio mentre iniziava ad emergere chiaramente la natura nazista delle azioni dei terroristi di Hamas, abbiamo avuto l’opportunità di contattare Fiammetta Martegani, un’amica che vive a Tel Aviv e che alcuni lettori avranno visto durante le dirette su alcune reti televisive nazionali. Quella che segue è la trascrizione della nostra conversazione, che potete trovare in versione podcast a questo indirizzo.

Convivere con i razzi

MARCO HUGO BARSOTTI: Racconta la tua vita in questi ultimissimi giorni. 

FIAMMETTA MARTEGANI: In questi giorni sto raccontando a chiunque voglia ascoltarci quello che succede nel Paese. Penso di fare un servizio molto utile perché la gente spesso in Italia o in tutto il mondo non si rende conto fino in fondo di come viviamo la situazione nel quotidiano. 

MHB: Ho letto che i razzi sparati da Gaza a volte arrivano anche a Tel Aviv, cosa che non mi pare capitasse in passato. Siete in pericolo? Dovete andare negli shelter

FM: Ormai purtroppo i razzi arrivano in tutto il Paese, il primo giorno di guerra ne sono stati inviati più di 5.000 e hanno raggiunto sia Tel Aviv che Gerusalemme.  

Non tutti hanno lo shelter in casa, anzi la maggior parte della gente non ha rifugi in casa. Lunedi è stato bombardato un edificio a Tel Aviv, non lontano da casa mia. 

Va ricordato che fortunatamente abbiamo questo sistema antimissile che si chiama Iron Dome che funziona nel 98 per cento dei casi. Però rimane sempre questo 2 per cento in cui non funziona: come l’altro giorno e ovviamente più la raffica di razzi avanza, più risulta statisticamente ovvio che qualcuno non venga intercettato… quindi potete fare voi il conto. (secondo ABC News Hamas avrebbe sparato finora 5.000 razzi contro Israele. Poiché 5000 * 0.02 = 100 possiamo stimare che almeno 100 hanno colpito il territorio di Israele, ndr).

Gli errori di Netanyahu

MHB: Abbiamo seguito nei mesi scorsi le forti polemiche e manifestazioni nel Paese contro le proposte di modifiche costituzionali del governo e chi le ritiene un attentato alla democrazia. Pensi questo abbia indebolito Israele? 

FM: Il vero problema della democrazia in Israele risale a ben prima di questa guerra. Diciamo che questo ultimo governo è il governo in assoluto più a destra della storia di Israele e una delle conseguenze è che ha fortemente militarizzato la Cisgiordania lasciando scoperti i confini a Gaza e al nord, ragione per cui siamo arrivati dove siamo arrivati.

Per questa ragione non io, ma i più grandi quotidiani nazionali in prima pagina hanno puntato il dito contro il primo ministro, perché la sua negligenza ha avuto delle conseguenze enormi sia sull’apparato della difesa, sia sull’apparato dell’Intelligence, la cui falla ha portato a quello che ha portato.  

Questo ovviamente sul lungo periodo, anzi sul medio, avrà delle forti ripercussioni politiche all’interno del Paese; quindi il morale del Paese è distrutto due volte, non solo per la perdita di almeno 900 vite e per i più di 100 ostaggi a Gaza, ma anche perché in realtà questo dramma, per quanto perpetuato fisicamente dai terroristi di Gaza, forse si sarebbe potuto evitare se vi fosse stato un governo più forte e più dedicato alla tutela di tutti i cittadini. 

Soprattutto dei Kibbutz, perché sono i Kibbutz che si trovavano al confine di Gaza e che si trovano al confine con il Libano, sono loro i più esposti al pericolo.

L’assedio di Gaza

MHB: Martedì il BBC World Service ha iniziato a raccontare dell’isolamento (dalle reti elettriche e di acqua) di Gaza. Oggi, mercoledì, hanno rincarato la dose parlando di bambini senza latte, ospedali impossibilitati a soccorrere i feriti… tra qualche giorno non si parlerà più dei nazisti di Hamas ma solo di quanto cattivi siete voi. Sono tutti d’accordo nel Paese su un’azione non mirata ad Hamas, ma tesa a rendere la vita impossibile (forse a portare la morte) anche a chi abita a Gaza e non è parte di Hamas

FM: Secondo me c’è una spaccatura nel Paese anche su questo. Ma io non sono sicura che accadrà quanto tu prevedi: stiamo tutti aspettando l’arrivo degli americani – che in parte sono già arrivati. Penso che inizieranno dei negoziati, che dureranno mesi immagino, e spero che inizino prima dell’irreparabile che stai descrivendo.

Io credo quanto sta facendo Israele su Gaza sia teso più che altro a spaventarli… ma questo – e per favore scrivilo – è un mio pensiero personale. Io non rispecchio cosa pensa “Israele” e cosa pensano governo e esercito… sempre che siano arrivati ad un pensiero comune, ad una strategia precisa e condivisa.

M.H.B.: C’è qualcosa che chi ci legge può fare? 

FM: Innanzitutto potete condividere tutto questo tipo di informazioni, quello che trovate nei social, gli articoli che vengono scritti. Ci sono poi una serie di collette, per aiutare sia i soldati al fronte, sia tutti gli sfollati. Ci sono decine e decine di Kibbutz sfollati che vengono ospitati facendo una raccolta di alimentari per aiutare sia loro che i soldati. Ti lascio un indirizzo, che magari puoi condividere con i tuoi lettori.

Ma voglio dirti una cosa. Nonostante tutto il popolo israeliano non si arrende. Noi ce la faremo anche questa volta.