Un recente studio condotto dall’Africa Center for Strategic Studies (ACSS) ha registrato un totale di 189 casi di disinformazione nel continente africano, segnando un aumento significativo rispetto al numero riportato nel 2022.
Questo studio evidenzia l’impatto crescente della disinformazione sulla vita degli africani, minando la stabilità, la sicurezza e la libertà attraverso campagne digitali. La macchina di propaganda del Cremlino emerge come la principale fonte di disinformazione in Africa, notoriamente impegnata nell’utilizzo aggressivo dei social media e nella diffusione di notizie false per influenzare gli eventi. Sponsorizza ben 80 campagne documentate in oltre 22 Paesi, rappresentando quasi il 40 per cento di tutte le campagne di disinformazione nel continente.
Secondo il rapporto del 13 marzo, la cifra potrebbe essere sottostimata data la natura sfuggente della disinformazione. Attori che orchestrano attacchi sofisticati di disinformazione sugli ecosistemi mediatici africani sfruttano la crescente portata e accessibilità delle comunicazioni digitali per plasmare i sistemi informativi su una scala e velocità precedentemente impensabili tramite le piattaforme tradizionali analogiche.
Con circa 600 milioni di utenti Internet, di cui 400 milioni attivi sui social media, l’Africa ospita una delle popolazioni più dense di utilizzatori di tali piattaforme. Ad esempio, Kenya e Nigeria vedono una significativa presenza degli utenti su queste piattaforme, che trascorrono gran parte del loro tempo online.
I tassi di penetrazione di Internet variano significativamente da Paese a Paese, oscillando dal 7 per cento nella Repubblica Centrafricana al 51 per cento in Nigeria, come riportato da un rapporto del think tank Atlantic Council e del Digital Forensics Research Lab.
Numerosi attori, nazionali e stranieri, sono coinvolti nell’ondata di disinformazione che prende di mira gli africani. Joseph Siegle, direttore della ricerca dell’ACSS, ha indicato che i principali attori di queste campagne sono Russia, Cina e gli Stati del Golfo, in ordine di importanza. Circa il 60 per cento di tutte le campagne documentate sono sponsorizzate dall’estero, un fenomeno alimentato dalla relativa economicità e potenza dello strumento della disinformazione nel guadagnare influenza.
La Russia, con i suoi interessi geopolitici, utilizza la disinformazione per minare la democrazia e sostenere regimi autoritari e giunte militari in almeno 19 Paesi africani. Attraverso una vasta rete di pagine web e post sui social media falsi e sponsorizzati, le sue 80 campagne di disinformazione hanno raggiunto milioni di utenti, spesso con il supporto di influencer che amplificano il messaggio.
Queste campagne influenzano direttamente il modo in cui il pubblico interpreta gli eventi e possono avere implicazioni significative sulle norme e le politiche di governance. Molte di esse mirano a sostenere regimi autoritari o giunte militari con cui gli attori stranieri hanno alleanze, consentendo loro di esercitare una maggiore influenza sull’instabile – otto colpi di Stato negli ultimi tre anni- Continente africano.