Esteri

La guerra del regime Lula a Musk: anche in Brasile attacco al free speech

Il giudice De Moraes sospende i profili degli oppositori di Lula, Musk li ripristina. L’industria della censura colpisce X, la piattaforma rischia il blocco in tutto il Paese

Lula Musk (Tv Brasil)

Il Brasile sta precipitando nel baratro del totalitarismo. Se pensavamo che le distopie rimanessero confinate nei romanzi di Bradbury e Huxley, ci sbagliavamo di grosso. Due settimane fa si è acceso uno scontro senza precedenti – è il caso di dirlo: distopico e al limite dell’inverosimile – tra la magistratura brasiliana e Elon Musk, patron di Tesla e SpaceX.

Twitter Files Brazil

Il giornalista d’inchiesta statunitense Michael Shellenberger è stato il primo a rendere nota la vicenda, quasi una riedizione brasiliana dei Twitter Files. Il caso ha inizio il 3 aprile: Shellenberger pubblica un videomessaggio nel quale denuncia la sistematica repressione del free speech da parte di Alexandre De Moraes, giudice del Tribunale supremo federale e sostenitore di Ignacio Lula, nonché acerrimo nemico dell’ex presidente Jair Bolsonaro.

Il togato ha chiesto illegalmente l’accesso ai dati interni di X per sottrarre informazioni sensibili sugli utenti, violando le norme della piattaforma. Come se non bastasse, ha censurato i post ritenuti “inopportuni” e ha oscurato gli account degli esponenti politici a lui sgraditi. Il tutto senza che gli interessati avessero diritto a un processo equo. De Moraes è riuscito a trasformare la moderazione dei contenuti social in un’arma di censura contro i parlamentari del Congresso brasiliano e i giornalisti vicini al mondo conservatore.

L’atteggiamento tirannico del magistrato mette a repentaglio l’equilibrio tra i poteri statali e preoccupa vasti settori dell’opinione pubblica, non solo gli ambienti bolsonaristi. Nel periodo in cui era a capo del Tribunale supremo elettorale, De Moraes ha incarcerato (in assenza di prove) alcuni dimostranti accusati di sovvertire l’ordine democratico.

Il suo obiettivo era chiaro: silenziare la propaganda golpista per arginare la campagna di disinformazione dell’estrema destra – ergo, chiunque non condividesse l’operato del neoeletto Lula o sospettasse brogli a causa dei bug nello scrutinio del voto elettronico. In altre parole, eliminare il dissenso tramite l’intervento giudiziario.

La risposta di Musk

Non si è fatta attendere la risposta di Elon Musk. Il magnate sudafricano ha invocato l’impeachment contro De Moraes per aver infranto ripetutamente la legge e i principi costituzionali del Brasile. Inoltre, ha contestato i provvedimenti censori revocando le restrizioni imposte dal giudice. Così ha tuonato sul suo profilo:

De Moraes ha minacciato di arrestare i nostri dipendenti e ha tagliato l’accesso a X in Brasile. Probabilmente perderemo tutti i nostri guadagni e dovremo chiudere gli uffici, ma i principi valgono più del profitto.

Difendere la libertà di espressione costa caro nel Brasile a trazione socialista. Il protegé di Lula ha annunciato l’avvio di un’indagine contro Musk per ostruzione della giustizia, incitamento al crimine e organizzazione a delinquere. Ora X rischia di essere bloccato in tutto il Paese.

È curioso che a formulare questi capi di imputazione sia proprio De Moraes, già coinvolto in numerosi scandali: dall’inchiesta sulla cooperativa Transcooper, legata al narcotraffico internazionale, all’operazione Acronym, in cui il giudice era accusato di aver percepito in modo fraudolento 4 milioni di dollari.

Svolta autoritaria in Brasile

Con l’avvento di Lula l’industria della censura ha visto un’impennata. Il pluralismo è soppresso quotidianamente attraverso gli abusi istituzionali e la manipolazione del sistema mediatico; i legislatori che si oppongono all’establishment vengono bollati come pericolosi estremisti; i mezzi d’informazione risultano sottoposti al controllo delle autorità governative. Che il Brasile stia vivendo una stagione liberticida è un dato di fatto.

Un’altra mossa del giudice-incubo fa comprendere l’insidia di questa svolta autoritaria. Nel dicembre 2023 De Moraes ha previsto il congelamento dei conti correnti per otto imprenditori che si erano lamentati del governo su una chat Whatsapp – la stessa tattica messa a punto dal colosso bancario NatWest nei confronti di Nigel Farage e dal premier canadese Justin Trudeau contro i camionisti che avevano partecipato al Convoi de la liberté. Il nazi-progressismo fa scuola nel resto del globo.

La narrazione mainstream

Mentre il Brasile implode sotto il macigno della censura, i media mainstream ignorano il problema. A dire il vero, le testate della gauche caviar non fanno mistero delle loro simpatie per il compagno Lula: si passa dall’elogiare la sua presidenza al considerarlo una figura messianica, un salvatore della patria.

Quando il leader del Partito dei lavoratori vinse le presidenziali del 2022 per meno di due punti, la sinistra italiana – insieme a molti autoproclamati centristi – levò un coro di giubilo, annunciando il “ritorno della democrazia” dopo quattro anni di “dittatura militare” targata Bolsonaro. Che meraviglia vedere i tifosi dell’esercito europeo applaudire il migliore amico di Putin in America latina.

Mutatis mutandis, i giornali hanno costruito una narrazione parallela capovolgendo la realtà. Il giudice sobillatore diventa il paladino della rule of law; Musk un losco imprenditore privo di scrupoli e refrattario alle regole; il Brasile di Lula un paradiso terrestre. Spiace deludere i liberal, ma certe ricostruzioni denotano una disonestà intellettuale fuori da ogni logica. I cittadini brasiliani non sono dello stesso parere.