Esteri

La corsa per la leadership Tory

La post-thatcheriana Truss sovrasta Sunak nel primo dibattito Tory

Truss ha dominato il primo dibattito pubblico, a Leeds, nello Yorkshire. Ma la corsa durerà tutta l’estate. Si dice che a Bruxelles una sua vittoria sia molto temuta

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La prima delle 12 hustings tra Liz Truss e Rishi Sunak, i due candidati alla guida dei Tories e del Paese, si è risolta in una vittoria netta per il ministro degli esteri del governo Johnson, che, a Leeds, nello Yorkshire, ha dominato il dibattito pubblico.

I sondaggi su ConservativeHome e su YouGov l’hanno vista prevalere sull’ex Cancelliere in tutte le categorie: migliore leader, migliore premier, migliore programma e così via. Gli attivisti e gli iscritti al partito a Leeds l’hanno subito adottata: con grande astuzia Truss ha affermato di voler portare al governo lo stesso spirito di battaglia del Leeds United guidato da Don Revie all’inizio degli anni Settanta, il periodo d’oro dei bianchi di casa. Il pubblico le ha tributato un lungo applauso.

“Fishy Rishi”

Non ci sono stati attacchi blue-on-blue come nei dibattiti televisivi ma le lacerazioni interne al partito non sono scomparse. Da una parte, Rishi Sunak, espressione dei golpisti e accusato dai johnsoniani di avere pugnalato il premier alle spalle, è il candidato dei Tories One Nation, nonostante il suo passato di astro nascente dei Brexiteer.

Il suo programma economico sembra improntato al buon senso e al controllo dell’inflazione, anche se in casa conservatrice molti lo accusano di avere alzato le tasse al più alto livello dal 1945 a oggi. E l’argomento delle tasse – insieme a quello del tradimento – è quello che più sta danneggiando Rishi, ribattezzato “Fishy Rishi”, Rishi il falso, sugli account social più vicini a Johnson e a Truss.

La post-thatcheriana

Quest’ultima è l’espressione della destra post-thatcheriana del partito: gode del consenso dei 60 deputati del potentissimo European Research Group guidato da Mark Francois, e di tutti coloro che si oppongono a Sunak: johnsoniani, fiscal conservatives e altre frange del partito.

Lei stessa ha affermato che non avrebbe sostituito Johnson, e ha ottenuto l’endorsement di due pretoriani di ferro del premier: il ministro per le opportunità della Brexit, Jacob Rees-Mogg, e quello della Cultura, Nadine Dorries. Nei giorni scorsi anche il ministro della difesa – e beniamino degli attivisti del partito – Ben Wallace, ha affermato di sostenere Truss.

Tutto questo sembra guidare la volata della deputata del Norfolk verso Downing Street. Truss ha promesso di non alzare la corporation tax alle imprese dal 19 al 25 per cento entro il 2025, come previsto dal programma dei Tories delle elezioni del 2019; ha promesso di togliere l’aumento alla National Insurance e di sostenere il potere di acquisto delle famiglie.

In politica estera seguirà la linea di Johnson nei confronti di Putin e sul Protocollo nordirlandese, di cui si sta già occupando come titolare del Foreign Office. Si dice che a Bruxelles una sua vittoria sia molto temuta: tutto fieno in cascina per l’ex remainer convertitasi alla Brexit, che può usare quest’arma per avvicinarsi ulteriormente ai simpatizzanti Tories.

La corsa durerà tutta l’estate

I candidati gireranno il Regno Unito per tutta l’estate per portare avanti le loro istanze. Entro il 5 settembre sapremo chi sarà il nuovo leader Tory e anche nuovo primo ministro del Regno Unito. La direzione che intraprenderà la nuova guida conservatrice sarà fondamentale per capire cosa succederà alle prossime elezioni UK, e il ruolo che Londra giocherà sullo scacchiere internazionale.

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