Esteri

La Russia pronta ad aprire nuovi fronti? Le manovre su Moldavia e Georgia

Un attacco diretto o azioni destabilizzanti da parte del Cremlino accrescerebbero le tensioni ed il rischio di un coinvolgimento diretto di Paesi Nato

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A quasi un anno dall’invasione russa dell’Ucraina la situazione sul campo di battaglia vede uno stallo sanguinoso tra i due contendenti, dovuto principalmente al clima gelido ed all’evoluzione dei combattimenti in una lenta quanto feroce guerra di logoramento.

In attesa di una ulteriore mobilitazione che consenta l’invio di nuovi uomini al fronte, Mosca si ritrova impantanata in un teatro bellico rivelatosi un incubo. Le aspettative di una rapida capitolazione dell’avversario, e del sostanziale disinteresse dell’Occidente, avute fino al 24 febbraio scorso sono state tradite dall’eroica resistenza ucraina, armata massicciamente dall’Occidente, incredibilmente ancora compatto su una posizione di fatto unitaria nel sostegno a Kiev, dopo un anno di guerra.

Allargamento del conflitto

Eppure, le prospettive del conflitto non appaiono affatto rosee, preoccupano opinione pubblica, istituzioni ed apparati dei governi occidentali, a causa della volontà del Cremlino di proseguire sulla linea della “guerra totale”, nonostante l’evidente sconvenienza strategica e militare.

In particolar modo, appare possibile un ulteriore allargamento del conflitto, fino ad oggi mantenutosi – nonostante i rischi – nel solo perimetro dell’Ucraina. Nella scorse settimane si è assistito ad un aumento della tensione, a causa del sempre crescente impegno della Bielorussia, satellite della Russia, sul fronte di guerra e delle azioni del Cremlino volte a destabilizzare stati fragili come Moldavia e Georgia.

Bielorussia

Sui media bielorussi da alcuni giorni è in corso la condivisione di notizie propagandistiche volte a preparare la popolazione ad una presunta imminente invasione da parte della Polonia. Un segnale che potrebbe trasmettere la necessità per Minsk non soltanto di fornire supporto logistico al Cremlino, quanto di intervenire militarmente nel conflitto, tramite l’alibi della difesa nazionale.

L’intervento diretto della Bielorussia aumenterebbe la superiorità numerica della Russia sul campo di battaglia e – soprattutto – comporterebbe una minaccia diretta insostenibile per la Polonia, nazione parte della Nato. Varsavia ha nei giorni scorsi chiuso i confini con la Bielorussia, probabilmente in apprensione per il possibile intervento di Minsk nel conflitto.

Con una Russia impantanata in Ucraina, c’è il rischio che Minsk debba prima o poi cedere alle pressioni di Vladimir Putin e prestare supporto nel teatro bellico. Uno scenario pericoloso, perché potrebbe imporre alla Polonia un maggiore coinvolgimento per garantire la propria autodifesa.

Georgia e Moldavia

Altri fronti incandescenti appaiono quello georgiano e moldavo: nelle scorse settimane Tbilisi ha esortato l’Occidente ad incrementare la sua sicurezza, denunciando i rischi di un nuovo attacco diretto o di azioni destabilizzanti da parte del Cremlino.

Con l’Ossezia del Sud e l’Abkhazia controllate dalla Russia dopo l’invasione del 2008, la Georgia è esposta al condizionamento politico ed alle ritorsioni di Mosca, che potrebbe riuscire a minarne le fondamenta istituzionali, se essa non sarà adeguatamente difesa dall’Occidente.

Tuttavia, anche la Moldavia attraversa un momento cruciale per la propria sovranità politica ed è minacciata direttamente dal Cremlino, tramite la striscia di terra contesa della Transnistria. Stando ai report dell’intelligence occidentale, Mosca sarebbe intenzionata ad orchestrare un golpe nel Paese, per impedirne l’avvicinamento politico all’Occidente e la possibile unificazione con la Romania tramite referendum popolare.

La piccola Moldavia – che ha un esercito di appena 5 mila unità – confina però con la Romania stessa, nazione democratica parte integrante dell’Alleanza Atlantica. Anche in questo caso azioni volte a lacerarne le istituzioni da parte russa accrescerebbero le tensioni ed il rischio di un coinvolgimento diretto della Nato.

Occidente al bivio

Pertanto, l’anniversario del primo anno di conflitto in Ucraina assomiglia tanto ad un bivio decisivo per l’Occidente: il sostegno indiretto a Kiev, per quanto massiccio, basterà a favorire la vittoria ucraina e la sua indipendenza, anche dinanzi all’intenzione di Putin di incrementare il numero di soldati sul campo di battaglia?

La minaccia di nuove sanzioni ed il supporto indiretto basteranno alla Georgia ed alla Moldavia per preservare la loro autonomia e sovranità politica, onde evitare di tramutarsi in Stati fantoccio della Russia?

Pur di non varcare la linea rossa dell’intervento diretto, l’Occidente è disposto a veder crollare il proprio fronte politico, accettando l’ampliamento della sfera di influenza militare e geopolitica di Mosca? Dilemmi attuali quanto difficili da decifrare, che necessiteranno però di una soluzione politica immediata, data la volontà russa di proseguire nella propria strategia di minare e – se possibile – annientare il fronte democratico.