Esteri

L’attacco di Hamas un game changer: un fronte della guerra all’Occidente

La risposta occidentale avrà un impatto globale, non solo su Israele e Medio Oriente. Interessi palestinesi in conflitto un ostacolo alla soluzione due Stati

Israele Palestina map © Lightguard, sitox e Derek Brumby tramite Canva.com

La mattina del 7 ottobre 2023 sarà scolpita negli annali della storia come un giorno di infamia. Hamas, in un atto di inimmaginabile malvagità, ha lanciato un atroce assalto contro 22 città israeliane di confine, lasciando un devastante bilancio di oltre 1.400 vite innocenti. Questo abominevole attacco, avvenuto durante Simchat Torah, la festa ebraica che chiude il ciclo annuale di lettura della Torah, è il giorno più letale per gli ebrei dopo l’Olocausto. In risposta, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato guerra ad Hamas, dando il via alla campagna militare “Swords of Iron” nella Striscia di Gaza.

Perenne minaccia

L’attuale conflagrazione è solo l’ultimo evento nell’intricato panorama storico del conflitto arabo-israeliano. Esso risale alla Prima Guerra Mondiale, un periodo segnato dalle alleanze tattiche create per espellere i turchi ottomani dal Levante. Nel Dopoguerra, l’Accordo Sykes-Picot ha suddiviso la regione in sfere d’influenza britanniche e francesi, ponendo le basi per il Mandato britannico sulla Palestina.

Il Mandato britannico, sostenuto dalla Dichiarazione Balfour, prevedeva un “focolare nazionale per il popolo ebraico”, un concetto che il mondo arabo non ha mai accettato. I decenni successivi alla nascita di Israele sono stati testimoni di un continuo intreccio di conflitti, dalla guerra del 1947-1949 alla Guerra dei Sei Giorni del 1967 alla Guerra del Kippur del 1973, che hanno messo in evidenza la perenne minaccia alla sicurezza e alla sopravvivenza di Israele, minaccia che ancora incombe sullo Stato ebraico.

Le quattro entità palestinesi

Oggi, il problema principale risiede nelle diverse e contrastanti aspirazioni palestinesi. Attualmente, la narrazione palestinese si manifesta attraverso quattro comunità distinte, ognuna con aspirazioni proprie.

L’Autorità Palestinese governa la Giudea e la Samaria, ma il suo controllo sulla popolazione è puramente nominale. Il processo democratico è saltato dal 2006, e da allora la popolazione è tenuta ostaggio dalla cleptocrazia dell’AP sotto la leadership debole dell’anziano Abu Mazen.

Hamas ha il pieno controllo della Striscia di Gaza e agisce per conto della Repubblica Islamica dell’Iran nel tentativo di cancellare Israele dalla mappa geopolitica. Addestrata e armata dal Corpo delle Guardie Rivoluzionarie iraniane (IRGC) – i Pasdaran – e con il sostegno finanziario di Qatar, Siria e Algeria, Hamas cerca di alterare l’assetto politico del Medio Oriente.

Gli arabi israeliani, che sono 1,5 milioni, si autoidentificano come palestinesi e godono di diritti democratici all’interno dei confini di Israele. In un momento cruciale, il partito arabo Ra’am si è assicurato quattro seggi alla Knesset nelle elezioni del 2021, guadagnando una notevole influenza politica. La storica decisione del leader del partito Mansour Abbas di entrare nel governo di coalizione ha sottolineato la vitalità del tessuto democratico israeliano.

Infine, la Giordania ospita una popolazione consistente di palestinesi, che costituiscono la maggioranza dei suoi cittadini. Tuttavia, la storia della Giordania, segnata dai traumatici eventi del Settembre Nero del 1970, quando i palestinesi tentarono di rovesciare il re Husayn e di prendere il controllo del Paese con un colpo di Stato, serve a ricordare i pericoli posti dalle aspirazioni palestinesi all’interno dei confini del regno Hashemita.

Armonizzare questi interessi disparati ed in conflitto è il maggiore ostacolo che si trova al centro della elusiva soluzione dei due Stati.

Gli obiettivi di Hamas

Evidentemente, il recente attacco terroristico di Hamas porta con sé una più profonda implicazione geopolitica, rivelando l’interesse dell’Iran a interrompere lo slancio degli Accordi di Abramo. La potenziale inclusione dell’Arabia Saudita in questi accordi rappresenta una minaccia esistenziale per l’influenza regionale dell’Iran, il che ha spinto Teheran a sostenere tacitamente Hamas. Nel frattempo, la ricalibrazione della politica estera statunitense verso la Cina da parte dell’amministrazione Biden suscita timori per il suo impatto sugli interessi critici della sicurezza israeliana.

Hamas, all’indomani della sua offensiva terroristica, si trova di fronte a domande stringenti sui suoi obiettivi finali. Mentre l’obiettivo principale dei terroristi sembra essere la cattura di ostaggi come deterrente, la determinazione israeliana rimane ferma. Gli obiettivi dichiarati di Hamas includono il danneggiamento della reputazione delle forze di sicurezza israeliane, il rilascio forzato dei detenuti palestinesi e l’avanzamento dell’ambizione di uno Stato palestinese indipendente.

Tuttavia, navigare in un terreno così intricato senza l’accordo preventivo dell’Autorità Palestinese in Cisgiordania ha solo reso più sfuggente la strada verso uno Stato palestinese.

Implicazioni regionali

Inoltre, questo attacco terroristico smantella l’imminente accordo israelo-saudita, pronto a inaugurare relazioni normalizzate tra le parti. Il sabotaggio, a sua volta, minaccia l’ambiziosa “Visione 2030” dell’Arabia Saudita, un piano globale volto a diversificare l’economia del Paese e a ridurre la sua dipendenza dal petrolio. Riyadh ha accusato il colpo. La contesa con l’Iran per l’egemonia regionale, quindi, si inasprisce.

Le implicazioni di questo conflitto vanno ben oltre l’immediato teatro d’azione. Israele, bastione dei valori democratici occidentali, diventa la prima linea di una lotta più ampia contro avversari malvagi in Libano, Siria e, soprattutto, Iran. La risposta del mondo occidentale condizionerà invariabilmente il corso dell’azione di questi attori, inducendo ricalibrazioni strategiche.

Il conflitto tra Israele e Hamas cambierà il corso delle relazioni globali. Le decisioni prese dalle parti in causa mettono in bilico i futuri contorni del Medio Oriente e il suo impatto sul mondo intero. L’imperativo di una risposta decisiva e strategica contro Hamas rimane fondamentale. Dopodiché, l’isolamento del regime degli ayatollah in Iran sarà necessario per perseguire stabilità e sicurezza durature.

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