Il centrodestra ha intrattenuto da sempre un legame privilegiato con il mondo conservatore statunitense. Tra gli esponenti politici più attivi oltreoceano non possiamo non menzionare Susanna Ceccardi, eurodeputata dal 2019 e autentica recordwoman: primo sindaco della Lega in Toscana, è stata l’unica ospite italiana del New York Young Republican Club, lo storico circolo del Gop fondato nel 1911. Con lei abbiamo voluto parlare della sua esperienza negli States e dei meriti della foreign policy trumpiana. Non mancano le considerazioni sulle prossime europee: è possibile un’alleanza di centrodestra tra Ppe, Ecr e Id a Bruxelles?
L’evento del New York Young Republican Club
LORENZO CIANTI: Tre giorni fa sei stata l’unica ospite italiana alla serata del New York Young Republican Club, in cui è intervenuto anche l’ex presidente Donald Trump: un’occasione fondamentale per rinsaldare i rapporti tra la Lega e il Gop. Che resoconto puoi fare del tuo viaggio negli States?
SUSANNA CECCARDI: È stata un’esperienza inebriante. Ho visto un Donald Trump assolutamente in forma. Sono un membro del New York Young Republican Club, avendo incontrato più volte i giovani repubblicani ed essendomi iscritta al loro club in segno d’amicizia. Un paio di mesi fa il presidente Gavin Wax è stato ospite ad un evento organizzato da Identità e democrazia a Roma: abbiamo parlato delle politiche condivise tra il centrodestra americano e il centrodestra europeo, io moderavo il dibattito. Wax è stato presente anche ad un nostro convegno a Bruxelles sull’ideologia woke e sulla cancel culture.
Nel bellissimo evento presso il Cipriani Wall Street a cui sono stata invitata c’erano 800 persone, tra cui i finanziatori dell’ex presidente e numerosi dirigenti di partito. È intervenuto sul palco Matt Gaetz, membro della Camera dei rappresentanti per lo Stato della Florida. Ho avuto l’occasione di discutere con Steve Bannon: è molto interessato alla politica italiana e segue da vicino l’attività social di Matteo Salvini, che considera un punto di riferimento per la destra europea.
Ho rivisto tanti amici come Andrew Giuliani, figlio dell’ex sindaco di New York Rudy Giuliani – peraltro originario di Montecatini Terme – che ho invitato in Toscana dopo le prossime elezioni. Fino a novembre 2024 il Partito Repubblicano sarà impegnato in un primo momento con le primarie, poi con le presidenziali. Posso dire di aver contribuito a rinsaldare i rapporti tra la Lega e il Gop: sono fiera di aver partecipato ad un evento così esclusivo.
Trump e Israele
LC: In seguito agli attacchi terroristici del 7 ottobre abbiamo assistito alla deflagrazione del conflitto israelo-palestinese e alla recrudescenza dell’antisemitismo. Va ricordato che Donald Trump sottoscrisse gli accordi di Abramo con Israele ed Emirati Arabi Uniti al termine del suo mandato presidenziale, favorendo per la prima volta dal 1979 la normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra un Paese arabo e lo Stato ebraico. Credi che, qualora dovesse vincere le prossime elezioni, Trump riuscirebbe a porre fine alla crisi in Medio Oriente?
SC: Questo è stato un punto esplicito dello speech che Trump ha tenuto sabato sera a New York, mentre affermava che durante il suo mandato non è stata fatta neanche una guerra: un primato essenziale per un presidente americano negli ultimi vent’anni.
Trump ha citato un episodio risalente al 2016, quando si insediò e fece il passaggio di consegne con Barack Obama. I due parlarono della crisi nell’Indo-Pacifico, soffermandosi in particolare sulla Corea del Nord. Trump chiese a Obama: “Ma avete parlato con Kim Jong-un?” e lui gli rispose: “No, è un pazzo. È dotato di arsenali nucleari, scoppierebbe una guerra”. Con estrema nonchalance Trump telefonò al dittatore nordcoreano, tranquillizzandolo. Questo aneddoto la dice lunga sullo spettacolare modo di porsi del tycoon.
Gli Accordi di Abramo sono una pietra miliare per il processo di pacificazione in Medio Oriente. Basti pensare che la risposta dei Paesi firmatari degli accordi rispetto all’appoggio palestinese non è stata quella del passato. Il conflitto sarebbe potuto deflagrare ulteriormente senza gli Accordi di Abramo.
Non è un caso che dopo la visita in Arabia Saudita del ministro israeliano delle comunicazioni Shlomo Karhi si siano intensificati gli attacchi terroristici. Esiste una parte considerevole del mondo islamico che non tollera questi accordi e non vuole la pace. Trump potrebbe sicuramente aiutare, così come ha fatto nel 2020. Il fallimento della politica estera di Biden emerge in tutta la sua incapacità: dall’Afghanistan alla guerra tra Russia e Ucraina, fino alle recenti vicende in Israele.
Un futuro centrodestra europeo
LC: I partiti che aderiscono a Identità e democrazia stanno registrando successi in tutta Europa. L’Fpö e il Rassemblement national sono primi nei rispettivi Paesi; Geert Wilders ha vinto le elezioni nei Paesi Bassi; le forze di destra crescono in Belgio e in Portogallo. Oggi è possibile un’alleanza tra Ppe, Ecr e Id? Come valuta le parole del vicepremier Antonio Tajani, contrario a qualsiasi intesa con Alternative für Deutschland e con il Rassemblement national?
SC: Due settimane fa, prima dell’incontro che abbiamo avuto a Firenze, sono andata a Lisbona – anche lì unica italiana – per partecipare ad un meeting con i nostri alleati. Eravamo ospiti di André Ventura, leader di Chega, ed era presente anche Marine Le Pen. Era appena caduto il primo ministro portoghese António Costa per gli scandali giudiziari all’interno del suo governo. Ventura è impegnato nella campagna elettorale portoghese e questo non gli ha consentito di venire a Firenze, dove invece era prevista la sua partecipazione.
L’evento di Firenze è stato molto apprezzato dai nostri partner europei. Questa è la riprova di come il gruppo di Identità e democrazia stia crescendo con risultati incredibili. È superlativo il fatto che il Partito per la Libertà sia la prima forza politica olandese e che il suo leader, Geert Wilders, aspiri a diventare primo ministro. Gli amici di AfD stanno riscuotendo un successo clamoroso nei Länder della Germania orientale, dove hanno raggiunto il 35 per cento. In un futuro non troppo lontano anche loro potranno scoprirsi forza di governo.
Penso che l’ostilità nei nostri confronti – non tanto dagli alleati italiani, quanto dai partiti europei del Ppe – sia motivata dal timore che Identità e democrazia possa sottrarre altri voti ai popolari. Pensiamo alla CDU tedesca, che ha perso la maggior parte dei suoi consensi in favore di AfD.
Sono ridicole le accuse rivolte ai colleghi di AfD: vengono additati di essere “estremisti di destra”, ma oltre la metà della sua classe dirigente viene dalla storia dei cattolico-democratici. I membri di AfD hanno fatto una scelta diversa perché non condividevano più le linee politiche della CDU, soprattutto la postura europea nell’alleanza con i socialisti (mortale per la nostra economia).
Ieri sono intervenuta in aula a Bruxelles ricordando un dato plastico del fallimento della politica dell’Ue: secondo uno studio del Financial Times, fino al 2008 l’economia europea era superiore a quella statunitense. Con la crisi finanziaria del 2008 si è verificato il sorpasso degli Usa ai danni dell’Ue. Oggi l’economia americana ha superato quella europea del 30 per cento (del 50 per cento se non consideriamo il Regno Unito). Questo superamento è la fotografia del disastro delle politiche comunitarie a trazione socialista, che hanno indebolito la sovranità degli Stati membri e la loro capacità di reggere sul mercato le nuove sfide globali.
Il centrodestra italiano, che comprende popolari, conservatori e identitari, è il giusto modello da perseguire per rilanciare un Vecchio Continente sempre più stanco e affaticato. L’Europa può e deve tornare a fare la parte del leone in Occidente. Altrimenti continueremo a vedere ciò che accade in economia, nella politica estera e in quella migratoria: saremo perennemente subalterni agli altri protagonisti mondiali.