Che Liz Truss fosse destinata a diventare la nuova leader del partito Tory non era un mistero per nessuno ormai. Anzi, il risultato – 57 per cento contro 43 per cento dei consensi – è più “close” di quanto si pensasse.
Insomma, fatto fuori Boris Johnson per le divisioni nel partito, i Conservatori si ritrovano con una leader e un nuovo primo ministro che non ha ottenuto la maggioranza dei consensi tra i suoi parlamentari e anche tra gli iscritti al partito non ha fatto il boom che ci si aspettava.
La prima sfida: carovita e caro-bollette
Domani, a Balmoral, Truss sarà invitata dalla Regina a formare il nuovo governo di maggioranza conservatrice, terza donna nella storia a varcare Downing Street dopo altre due Tories, Margaret Thatcher (che spera di emulare) e Theresa May.
Poi, inizieranno i problemi. In primis, quelli legati al carovita, con un’inflazione a due cifre e le bollette del gas e della luce ormai insostenibili per le imprese e i cittadini inglesi. Secondo le indiscrezioni della stampa, Truss dovrebbe agire sul tema già in settimana con il blocco delle bollette.
Sarà anche curioso vedere chi sarà il nuovo Business Secretary con delega all’energia, un ruolo non sempre di primo piano all’interno dell’Esecutivo britannico, ma che ora diventa cruciale per la gestione degli approvvigionamenti energetici. Al nuovo ministro spetteranno, però, più oneri che onori.
La squadra di governo
Il toto-ministri è dunque già iniziato. Fuori dai giochi Rishi Sunak e Michael Gove – che ha definito la politica economica proposta dalla nuova leader una “vacanza dalla realtà” – il favorito per il ruolo di Cancelliere dello Scacchiere è Kwasi Kwarteng, autore giusto ieri di un articolo pro-crescita sul Financial Times.
Si paventa un ritorno nel Cabinet anche per Iain Duncan Smith, ex leader del partito dal 2002 al 2004, mentre ruoli di primo piano sono pronosticati per due delle stelle del leadership contest, Kemi Badenoch e Penny Mordaunt, battuta da Truss per soli 8 voti, ma subito accodatasi al carro di “In Liz We Truss”. Domani, dopo avere ricevuto l’incarico, inizieranno le prime nomine e non sono escluse sorprese.
Un partito e un Regno da unire
La nuova leader dovrà cercare di unire un partito diviso sulla sorte dell’ex primo ministro Boris Johnson, e sul corso da dare al conservatorismo UK, che ha cambiato notevolmente la sua base sociale alle elezioni del 2017 e del 2019, ottenendo importanti consensi anche presso quella working class che aveva voltato le spalle ai laburisti e che ora, delusa dai Tories, potrebbe fare ritorno da Starmer.
L’implementazione della Brexit e la tenuta del Regno – messa in pericolo dai nazionalismi inglese, scozzese e nordirlandese – sono altri temi che sicuramente occuperanno il tempo del nuovo inquilino di Downing Street.
Sostegno all’Ucraina
Così come la guerra in Ucraina. Truss è stata una delle oppositrici più estreme a Vladimir Putin e ha un pessimo rapporto con Sergej Lavrov, il suo ministro degli esteri. Sul sostegno all’Ucraina e la lotta all’imperialismo russo ci sarà grande continuità tra lei e Johnson.
Risposta al carovita
Ma è comunque sulla politica economica e sulla risposta all’inflazione e al carovita che sarà giudicata la nuova PM dall’elettorato. Finora, ha parlato molto agli iscritti Tories, coloro che l’hanno scelta come nuovo leader.
Ora, se i Conservatori vogliono sperare di restare al governo dopo oltre un decennio di vittorie elettorali, sarà necessario parlare a un Paese che ha manifestato di recente più di un dubbio sulla permanenza della destra al potere. Sir Keir Starmer, leader del Labour, aspetta in disparte, ma fiducioso. Il fantasma di Boris Johnson, invece, aleggia sui Tories.