Non solo non c’è stato lo tsunami rosso, non c’è stata nemmeno l’onda rossa e probabilmente alla fine dello scrutinio negli Stati dell’ovest non si potrà parlare nemmeno di una vittoria piena per i Repubblicani alle elezioni di midterm. Probabilmente infatti sfuggirà loro la maggioranza al Senato e si ritroveranno con un controllo molto risicato della Camera, ampiamente inferiore alle attese.
Senato e Camera
Questo l’esito più probabile mentre scriviamo. La sconfitta di Mehmet Oz in Pennsylvania, un seggio strappato dai Democratici al Gop, impedirà probabilmente ai Repubblicani di riconquistare la maggioranza del Senato. Per riuscirci, infatti, dovrebbero vincere quattro dei cinque seggi ancora in palio: tenere Alaska e Wisconsin (probabile) e vincerne due tra Georgia, Arizona e Nevada (difficile). L’esito più probabile è il mantenimento dello status quo: 50-50.
Lo sapremo definitivamente solo il 6 dicembre, quando si terrà il ballottaggio in Georgia, dove comunque il candidato Gop Walker è andato al di sotto le aspettative. Ancora troppo indietro lo spoglio in Arizona e Nevada per arrivare a delle conclusioni, ma i Repubblicani dovrebbero vincere entrambi i seggi, oppure vincerne uno più il ballottaggio in Georgia, per centrare la maggioranza al Senato.
Ancora più grave del Senato, forse, è mancare un’ampia maggioranza alla Camera, che era data per scontata alla vigilia.
Il trionfo di DeSantis
Una nota sicuramente positiva per i Repubblicani c’è. L’unico tsunami della nottata di ieri è stato infatti la vittoria schiacciante, con 20 punti di distacco, del governatore della Florida uscente, ed astro nascente del partito, Ron DeSantis, e le vittorie con ampio margine dei candidati al Senato e alla Camera nel Sunshine State.
Nottataccia per Trump
E questo ci porta alle prospettive per le presidenziali del 2024. Quella appena trascorsa è stata una nottataccia più per Trump che per il Gop nel suo complesso. Come ha osservato Patrick Ruffini, “un’elezione in cui Oz e Walker perdono di poco e in cui DeSantis trionfa con 20 punti di distacco è la peggiore notte possibile per Trump e la migliore notte possibile per DeSantis”.
Perché se è vero che quasi tutti i candidati eletti sono trumpiani, è anche vero che con quasi tutti i candidati trumpiani non c’è stata onda rossa e, soprattutto, probabilmente sfuggirà la riconquista del Senato.
In particolare, se i suoi candidati dovessero perdere le sfide chiave – Oz in Pennsylvania ha già perso, Masters in Arizona e Walker in Georgia ancora in corsa ma stanno andando sotto le aspettative – questo metterebbe in forte discussione la sua capacità di attrazione negli Stati in bilico.
Mentre spicca per contrasto il trionfo di DeSantis, che si dimostra in grado di attirare proprio i voti degli “indipendenti”, vincendo contee storicamente democratiche come Miami Dade.
A ciò si aggiunga che in Georgia, il governatore uscente Kemp, anti-trumpiano di ferro, è stato facilmente rieletto, mentre al Senato il trumpiano Walker è indietro e andrà al ballottaggio, sottoperformando Trump nel 2020.
2024: oltre Trump?
Due dunque le questioni politiche più rilevanti emerse da queste midterm.
Il messaggio che dalle urne arriva ai Repubblicani è che sembra arrivato il momento di andare oltre Trump. Il risultato sembra una vera e propria investitura per Ron DeSantis, sicuramente interprete di un trumpismo di governo, che ha saputo coniugare buon governo e battaglie culturali, difendendo le libertà individuali, i contribuenti, i diritti delle famiglie, battendosi per legge e ordine e contro l’ideologia woke. Questo un passaggio del suo discorso ieri notte:
Abbiamo abbracciato la libertà. Abbiamo mantenuto la legge e l’ordine. Abbiamo protetto i diritti dei genitori. Abbiamo rispettato i nostri contribuenti e respingiamo l’ideologia woke… Non ci arrenderemo mai alla mafia woke. La Florida è il luogo in cui l’ideologia woke va a morire!
Trump sembra comunque determinato ad annunciare la sua candidatura per il 2024 il 15 novembre, ma l’esito delle midterm insinuerà il dubbio, anche nei trumpiani, che possa essere DeSantis il candidato con più chance per riprendersi la Casa Bianca: un trumpismo senza Trump.
Per Trump è essenziale dimostrare di essere competitivo negli Stati in bilico, quindi, dopo aver perso in Pennsylvania, che almeno i suoi candidati in Arizona e Georgia, Masters e Walker, conquistino il seggio, assicurando così ai Repubblicani la maggioranza anche al Senato – risultato che ad ora appare molto difficile.
L’incredibile tenuta Dem
Andrà inoltre analizzato in modo approfondito nei prossimi giorni il dato più incredibile di queste elezioni, ovvero la tenuta dei Democratici, nonostante gli indici di popolarità del presidente Joe Biden colati a picco, nonostante i temi in cima alle preoccupazioni degli elettori – inflazione, energia, sicurezza, immigrazione – tutti favorevoli ai Repubblicani, e infine nonostante le condizioni pietose di alcuni Stati governati dai Democratici. Ci torneremo già domani.
Il sistema di voto
In alcuni Stati chiave, peraltro, dove pure sembrava che i Repubblicani potessero sfondare, come Pennsylvania e Arizona, il sistema di voto si è confermato a dir poco imperfetto e continua ad apparire inaffidabile. Quello che è accaduto nella contea di Maricopa, al centro delle polemiche anche nel 2020, ha dell’incredibile, ancora non hanno iniziato a caricare i risultati. Non ci stupirebbe se vi fossero dispute legali in questi due Stati.
L’impressione è che il voto per posta, di cui conosciamo i numerosi bug, abbia cambiato per sempre le elezioni Usa.