Al coro di profondo e vibrante cordoglio per il “macellaio” Raisi si unirà anche l’Onu. L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite terrà oggi una cerimonia commemorativa indetta dal presidente di turno, rappresentante di Trinidad e Tobago.
La lettera di Narges Mohammadi
“Una commemorazione delle esecuzioni e uccisioni di massa“, ha scritto in una lettera Narges Mohammadi, premio Nobel per la pace imprigionata nel carcere di Evin. Narges non capisce perché nella sede delle Nazioni Unite sarà incensata la memoria di un personaggio che rappresentava un mattone di quel muro di apartheid di genere che unisce l’Iran all’Afghanistan.
Lei ha provato a picconarlo quel muro. Nel maggio 2016 è stata condannata a Teheran a 16 anni di incarcerazione per aver fondato e gestito “un movimento per i diritti umani che si batte per l’abolizione della pena di morte”. Rilasciata nel 2020, è stata rimandata in prigione nel 2021, dove da allora ha denunciato abusi e isolamento di donne detenute.
Nell’ottobre 2023, mentre era in prigione, Narges Mohammadi ha ricevuto il Premio Nobel per la pace, per la sua lotta contro l’oppressione delle donne in Iran e per la promozione dei diritti umani. Nonostante ripetute minacce e detenzioni, ha continuato a opporsi alla pena di morte e alla violenza di Stato, conducendo scioperi della fame e denunciando violazioni dei diritti umani. Nella recente lettera Narges scrive:
Quando i governi del mondo elevano un palese violatore dei diritti umani e un macellaio della storia dell’Iran a una posizione d’onore, come se piangessero una figura democratica e amante della pace, creano un pericoloso precedente. Ciò incoraggia dittatori, oppressori, torturatori e carnefici in tutto il mondo. Vedono e sono certi che dopo la loro morte, la bandiera delle Nazioni Unite sarà a mezz’asta, e i politici e gli statisti di tutto il mondo porgeranno le loro condoglianze, mentre le voci dei manifestanti indifesi e oppressi saranno soffocate dalle barriere delle “relazioni diplomatiche” e dei “precedenti statali”.
Il popolo ha esultato
Ma cara Narges, in fin dei conti Raisi era un capo di Stato. Uno “statista”! Anche da Roma sono state espresse condoglianze. E anche “solidarietà dell’Italia al governo”, frase che solamente con un una buona dose di realpolitik si può riuscire a digerire. Ma la “solidarietà al popolo iraniano”, ancora provoca iperacidità, dolore e bruciore di stomaco.
Il popolo iraniano – quello libero che però è arrestato torturato violentato ricattato dai ricettori di cordoglio – invece ha festeggiato, anzi, ha esultato per la morte del “macellaio”, con fuochi d’artificio, meme e strombazzate di clacson. Stile vittoria scudetto. Da Teheran a Saqqez, la città natale di Jina Mahsa Amini. Quella ragazza per cui molte donne si tagliavano ciocche di capelli. Ma le mode passano…