Se c’è una cosa che la Commissione Segre dovrebbe fare è mettere in agenda le audizioni di Hillel Neuer, avvocato esperto di diritti umani e direttore di UN Watch, una ong basata a Ginevra, e di Jonathan Schanzer, del think tank Foundation for Defense of Democracy, due giorni fa ascoltati dal Congresso Usa (Sottocommissione su diritti umani e organizzazioni internazionali della Commissione Affari esteri) sul pregiudizio anti-israeliano delle Nazioni Unite e l’antisemitismo delle sue agenzie, tra cui l’UNRWA.
Un paio di settimane fa, lo stesso segretario generale Antonio Guterres suggeriva una equivalenza tra Israele e Hamas, di fatto giustificando l’attacco del 7 ottobre (“non sono arrivati dal nulla”), facendo infuriare l’ambasciatore israeliano.
Fatti travisati
Al Congresso Usa Neuer ha denunciato che organi chiave e alti funzionari delle Nazioni Unite sono “impegnati nella demonizzazione sistematica di Israele“. E lo fanno “travisando fatti basilari”. Per esempio, “accusando falsamente Israele di aver bombardato un ospedale mentre colpevole era la Jihad Islamica; definendo falsamente la legittima autodifesa di Israele come punizione collettiva; creando una falsa equivalenza morale tra legittima difesa e terrorismo; strumentalizzando il numero dei morti a Gaza, senza dire che la fonte dei dati è Hamas, quanti sono i terroristi, compresi quelli uccisi in Israele; e fingendo che la proporzionalità riguardi il confronto numerico delle vittime, mentre si tratta dell’uso di mezzi proporzionati per raggiungere un obiettivo militare”.
Neuer ha citato le dichiarazioni mai corrette dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e del suo direttore Tedros, in cui si incolpava falsamente Israele per l’esplosione all’ospedale Al Ahli (che poi era un parcheggio).
Le risoluzioni
Ha ricordato la grande quantità di risoluzioni dell’Assemblea generale che prendono di mira Israele, mentre una o nessuna condanna di Stati canaglia e violatori seriali di diritti umani, come Iran, Corea del Nord, Siria, Cina, Venezuela e Zimbabwe. Fino all’ultima di due settimane fa, che chiedeva un cessate-il-fuoco a Gaza, ma senza condannare Hamas per il massacro del 7 ottobre e senza chiedere nemmeno il rilascio immediato degli oltre 200 ostaggi israeliani.
Il Consiglio diritti umani
La settimana scorsa, quando il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha aperto il Forum sociale del 2023, la presidenza era della Repubblica islamica dell’Iran. Dal 2006, il Consiglio ha adottato più risoluzioni su Israele che su qualsiasi altro Paese al mondo. Più che su Iran, Siria e Corea del Nord messi insieme.
Nel maggio 2021, dopo che Hamas e la Jihad Islamica avevano lanciato 4.000 razzi contro centri abitati israeliani, il Consiglio ha istituito una commissione d’inchiesta permanente su Israele e la sua presunta “discriminazione sistematica” ai danni dei palestinesi, i cui membri sono tutt’altro che imparziali. Presidente è la signora Navi Pillay, che ha firmato petizioni rivolte ai governi affinché “sanzionino l’apartheid in Israele”.
Nei loro comunicati rifiutano di definire Hamas come un’organizzazione terroristica e di affermare il diritto di Israele all’autodifesa. In una recente intervista ad Al Jazeera, Navi Pillay ha effettivamente spiegato che il terrorismo di Hamas è inevitabile, suggerendo assurdi paragoni con Mandela.
Francesca Albanese
L’anno scorso, il Consiglio ha nominato Francesca Albanese “Relatrice speciale sulla Palestina”, di recente ospite a Quarta Repubblica. Come riferito da Neuer al Congresso Usa, “gli esperti delle Nazioni Unite sono obbligati a essere obiettivi. Prima della sua nomina, abbiamo informato il Consiglio che Albanese aveva ripetutamente equiparato la sofferenza palestinese all’Olocausto nazista e accusato Israele di crimini di guerra, apartheid e genocidio”. In un post su Facebook del 2014, ha aggiunto Neuer, sosteneva che l’America fosse “soggiogata dalla lobby ebraica”, ricevendo la dura replica dell’ambasciatrice Usa.
Tuttavia, il Consiglio l’ha nominata. Nonostante, aveva denunciato sempre UN Watch, la Albanese non avesse dichiarato nel suo modulo di domanda un potenziale “conflitto di interessi personale”: alla ong, infatti, risultava che il marito Massimiliano Calì avesse lavorato come consigliere economico del Ministero dell’economia dell’Autorità nazionale palestinese. Ma ieri Albanese ha smentito che il marito sia mai stato assunto o pagato dall’Anp. Nel 2011, ha spiegato, fu consulente UNDP a sostegno del rafforzamento delle capacità del Ministero dell’economia palestinese.
Dalla nomina, è l’accusa di Neuer, “Albanese ha utilizzato il suo incarico per legittimare effettivamente il terrorismo“. “Lo scorso novembre è intervenuta ad una conferenza di Hamas“, affermando “avete il diritto di resistere”, ha riferito il direttore di UN Watch, commentando: “Sì, un esperto di diritti umani delle Nazioni Unite ha incoraggiato Hamas. Sei giorni fa, ha guidato altri sei cosiddetti esperti delle Nazioni Unite ad accusare Israele di tentato genocidio”.
Francesca Albanese è stata molto citata anche durante l’audizione di Jonathan Schanzer. Il suo post su X del 7 ottobre in cui “contestualizzava” l’attacco di Hamas viene citato subito dopo le dichiarazioni shock di Guterres. Ecco cosa scriveva:
La violenza di oggi deve essere contestualizzata. Quasi sessant’anni di governo militare ostile su un’intera popolazione civile (incomprensibilmente ignorato da troppe dichiarazioni ufficiali e mezzi di informazione) sono di per sé un’aggressione e la ricetta per una maggiore insicurezza per tutti.
Molti dei suoi predecessori “sono stati coinvolti in controversie sull’antisemitismo”, ricorda Schanzer, “ma nulla è paragonabile alla retorica distopica dell’attuale relatrice, Francesca Albanese“. “Nel febbraio 2023, Albanese ha accusato Israele di un attacco terroristico palestinese che ha causato la morte di sei israeliani e un ucraino”, ma il suo record è molto lungo. L’argomento sempre lo stesso: l’occupazione coloniale e l’apartheid di Israele giustificano tutto.
Lo strano caso dell’UNRWA
E infine c’è il capitolo UNRWA, l’agenzia Onu per i profughi palestinesi che opera, tra l’altro, nella Striscia di Gaza, cui vanno centinaia di milioni di dollari da Usa e Ue, un 30 per cento dei quali arrivano ad Hamas secondo le stime dell’intelligence israeliana.
Un’agenzia che ama a tal punto i suoi rifugiati da essersi sempre rifiutata di trovare loro una sistemazione definitiva e da aver ampliato la definizione di “rifugiato palestinese” anche ai discendenti dei rifugiati originari dei conflitti di decenni fa. Tanto che ancora oggi interi quartieri, come Jabaliya a Gaza, vengono definiti “campi profughi”.
Grazie a questa politica, il numero dei rifugiati dell’UNRWA è aumentato dai 700 mila del 1948 ai 5,9 milioni di oggi, 2,3 milioni dei quali vivono in Cisgiordania e a Gaza, non territori stranieri, ma che i palestinesi rivendicano per un futuro Stato. Come ha osservato Schanzer, “creando nuove generazioni di palestinesi che non sono rifugiati ma rivendicano lo status di rifugiato, l’UNRWA ha reso la questione dei rifugiati insolubile” e una fonte perpetua di conflitto.
Il suo direttore Philippe Lazzarini, ha osservato Schanzer, condannando come “terribile” la richiesta israeliana di evacuare i civili non al di fuori della Striscia, ma verso sud, di fatto “sostiene e facilita l’uso da parte di Hamas degli abitanti di Gaza come scudi umani piuttosto che sostenere un’evacuazione che salverebbe vite palestinesi in modo coerente con il diritto internazionale”. Poi, magari, potrebbe anche dirci se l’UNRWA era a conoscenza dei tunnel di Hamas sotto le sue strutture.
Dipendenti o militanti?
Il punto è che l’UNRWA non riconosce Hamas come gruppo terroristico e ovviamente ciò ha un’influenza diretta sul processo di assunzione dei suoi dipendenti (ad oggi circa 30 mila). In pratica, non effettua controlli per individuare eventuali legami con gruppi terroristici, il che significa che molti suoi dipendenti potrebbero essere membri o affiliati ad Hamas, alla Jihad Islamica o ad altri gruppi terroristici.
Quando il direttore Lazzarini denuncia di aver perso in un mese 99 operatori a Gaza, viene quindi il sospetto che gran parte di essi fossero militanti di Hamas.
Come documentato da UN Watch, invece di educare i bambini palestinesi ai diritti umani e alla pace, come UNRWA sostiene quando chiede finanziamenti, gli insegnanti dell’UNRWA li indottrinano e incitano all’antisemitismo. Nel rapporto viene documentato come il personale dell’UNRWA “invita regolarmente ad uccidere gli ebrei e crea materiale didattico che glorifica il terrorismo, incoraggia il martirio, demonizza gli israeliani e incita all’antisemitismo. Abbiamo identificato 133 educatori e personale dell’UNRWA che promuovevano odio e violenza sui social media“.
Il nuovo rapporto documenta come diversi insegnanti e direttori dell’UNRWA a Gaza, almeno sei, abbiano celebrato sui social l’attacco di Hamas del 7 ottobre: “Allah è grande, la realtà supera i nostri sogni più sfrenati”, bisogna “scolpire la data”, “eroi” etc. Persino minacciando i civili palestinesi: “Chiunque cerchi di fuggire verso sud dovrebbe essere trattato come dovremmo trattare i traditori”.
Defund the UN
Dunque, ha concluso Neuer la sua audizione al Congresso, “organismi chiave e funzionari delle Nazioni Unite stanno strumentalizzando e distorcendo il linguaggio dei diritti umani e i concetti fondamentali del diritto internazionale, al fine di considerare Israele come stato razzista e genocida, come manifestazione del male infinito”.
Crediamo che i governi democratici debbano rivedere i loro finanziamenti alle agenzie Onu, a cominciare proprio dall’UNRWA, le cui complicità più o meno consapevole con organizzazioni terroristiche palestinesi è sempre più sospetta.