Esteri

L’Orsini-pensiero, propaganda russa spacciata per analisi “da studioso”

Andiamo oltre l’errore “di traduttore”, entriamo nel merito e smontiamo pezzo per pezzo la sua pretesa “complessità”

Esteri

Il professor Alessandro Orsini sta facendo notizia su tutta la stampa italiana. Stavolta non ha sfoderato una perla di revisionismo storico (come attribuire la responsabilità a Francia e Inghilterra per lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale) e nemmeno una perla di moralità da tempo di guerra (quando sosteneva che i bambini siano più felici sotto una dittatura che non sotto le bombe).

L’errore di “traduttore”

Stavolta ha fatto un errore di traduzione, o meglio di traduttore. Citando un articolo del New York Times di William J. Broad, ha detto si trattasse di un articolo “di William J. Ampio”, perché evidentemente ha messo nel traduttore, per far prima, tutto il testo, titolo e firma inclusi. E un traduttore non conosce il signor Broad, lo traduce semplicemente con il suo significato in italiano: ampio.

Fra lazzi, frizzi, meme e articoli di scherno, Orsini ha fatto ancora il “botto” e puntualmente ringrazia con un video in cui spiega, sostanzialmente, che l’importante è che si parli di lui. Dando ad intendere che abbia fatto apposta l’errore per attirare l’attenzione.

Peccato che nel video incriminato, l’errore “Ampio” sia solo il meno. Il resto del discorso di Orsini, infatti, è il classico esempio di propaganda russa spacciata per analisi controcorrente. E merita almeno un tentativo di debunking.

Memorandum di Budapest

Da dove possiamo iniziare? Dall’inizio, proprio: Orsini afferma che il Memorandum di Budapest, l’oggetto del video, “prevedeva l’impegno della Russia a rispettare l’integrità dell’Ucraina, mentre l’Ucraina a consegnare migliaia di testate nucleari, o meglio a restituirle, vale a dire al legittimo proprietario, cioè a Mosca”.

Quantomeno è una forzatura parlare di “restituzione” e Mosca non era il “legittimo proprietario” di quelle testate nucleari più dell’Ucraina. Quando l’Urss si sciolse, infatti, quattro furono gli eredi del suo arsenale nucleare: Russia, Bielorussia, Ucraina e Kazakistan. La Russia si accollò il debito e l’eredità dell’Urss anche nei confronti dei Paesi terzi, le altre potenze nucleari si impegnarono a siglare il Trattato di non proliferazione e disarmarsi.

Ma fu una decisione politica e venne completata dopo un percorso lungo e sofferto, come abbiamo già scritto su queste colonne. Non fu dunque una “restituzione”, la Russia (erede dell’Urss quanto le altre repubbliche) non aveva prestato loro nulla, né le era stato rubato l’arsenale. A voler ben vedere, gran parte dell’arsenale era stato costruito negli impianti di Dnipropetrovsk, Ucraina.

Il professore giunge almeno alla conclusione, tratta dall’articolo dell’ormai famoso William “Ampio” Broad, che la Russia avesse preso l’impegno di rispettare le frontiere dell’Ucraina di allora, quindi anche la sua integrità territoriale (Crimea inclusa, aggiungiamo noi).

Menti semplici e mente dello studioso

Però qui inizia il suo trucco: “Questi video sono concepiti per provare ad innalzare il livello culturale del dibattito pubblico sull’Ucraina”. Dunque, vi sarebbero due verità: una per le “menti semplici” e l’altra per “la mente dello studioso”.

Per la mente semplice, “Nel 1994 la Russia ha firmato il Memorandum di Budapest, questo prevedeva il rispetto dell’integrità territoriale dell’Ucraina. Il 24 febbraio, la Russia (che vergogna!) ha violato il Memorandum di Budapest”.

Ebbene sì. Cosa dovrebbe mai vedere, invece, la mente dello studioso? Qui ci aspetteremmo da un docente la dimostrazione su come il Memorandum sia stato rispettato dalla Russia, oppure come sia stato violato dagli altri firmatari, per prima l’Ucraina. Quel che ci offre “la mente dello studioso”, invece, è solo un elenco di eventi che riguardano la Nato, ma nulla che c’entri con il Memorandum di Budapest.

L’allargamento a Est della Nato

Prima cita il solito argomento dell’allargamento a Est della Nato: “Lo studioso, o il semplice appassionato (…) vedrebbe che gli accordi di Budapest, del 1994, non prevedevano che la Nato, nel 1999, avrebbe inglobato ben tre Paesi verso i confini della Russia”.

No, infatti, non lo prevedevano perché non c’entravano nulla. Il Memorandum di Budapest garantiva ai russi il disarmo dell’Ucraina e non un impegno della Nato a non “inglobare” altri Paesi europei.

Da notare il verbo: inglobare. Come se Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e poi gli altri Paesi del defunto Patto di Varsavia, una volta che erano pienamente indipendenti, non avessero una loro volontà politica di aderire all’Alleanza Atlantica.

Per altro Orsini, accennando a questa storia (che, appunto, non c’entra nulla con il Memorandum di Budapest) dimentica anche il Nato-Russia Founding Act, con cui la Russia nel 1997 si impegnava a non dividere di nuovo l’Europa in sfere di influenza e rispettare le scelte sovrane altrui.

Maidan

Poi, dopo essersi dilungato sull’espansione a Est della Nato, tirando per la giacchetta anche il presidente francese Emmanuel Macron (secondo Orsini per “garanzie alla sicurezza della Russia”, l’inquilino dell’Eliseo intende forse sciogliere la Nato, o ritirarla di nuovo sui confini comuni del 1997?) la “mente dello studioso” che “cerca la complessità” tira in ballo l’Ucraina.

E qui sono dolori veri, soprattutto per gli ascoltatori ucraini. “Al momento della firma del Memorandum di Budapest nel 1994, la Russia non immaginava nemmeno che nel 2014 ci sarebbe stato il rovesciamento di Yanukovic”, cioè la rivoluzione del Maidan.

Ma non lo prevedevano, perché, di nuovo, non c’entra nulla con il Memorandum di Budapest, che non contemplava affatto chi dovesse essere al governo dei Paesi firmatari, sia nel 1994 che nei decenni successivi. Non c’era una clausola anti-rivoluzione fra quelle del documento. E il governo provvisorio succeduto al Maidan non ha annunciato il riarmo nucleare, dunque non ha violato gli impegni presi dall’Ucraina.

L’occupazione della Crimea

“[I russi, ndr] non prevedevano che quel rovesciamento avrebbe messo a repentaglio la sicurezza della base russa di Sebastopoli in Crimea”. Qui Orsini, con un espediente furbo, nasconde una grave responsabilità russa: aver occupato la Crimea, militarmente, alla fine di febbraio 2014, violando già allora il Memorandum di Budapest.

Lo fecero nel timore che il nuovo governo ucraino, nato dalla rivoluzione, potesse mettere a repentaglio Sebastopoli: per una previsione del futuro, non per una minaccia che si era già concretizzata. In ogni caso, furono i russi a violare il memorandum. E Orsini, in questo modo, ribalta la frittata.

La Serbia

“Quando la Russia firmava il Memorandum nel 1994, non prevedeva nemmeno che nel 1999 la Nato avrebbe bombardato la Serbia, un alleato strettissimo della Russia”. Ma anche qui: il Memorandum di Budapest non era il Congresso di Vienna. Non era un accordo globale per definire gli equilibri dell’Europa. Era un patto fra Russia e Ucraina, che ha coinvolto anche Bielorussia e Kazakistan, con Regno Unito e Usa nella veste di garanti.

Il bombardamento della Serbia è un modo per rievocare un’esperienza emotivamente molto forte per i serbi, per i russi, per i leghisti e per i pacifisti italiani che sostenevano le loro ragioni, per evocare un senso di pericolo di accerchiamento occidentale del mondo russo. In parole povere: è un classico escamotage propagandistico dire che “il nemico è pericoloso” e nascondere un proprio crimine.

La Libia

Così come, per passare a un episodio più recente, Orsini tira in ballo anche la guerra di Libia: “Quando la Russia firmava nel 1994 non avrebbe mai immaginato che la Nato, senza l’autorizzazione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, quindi in modo illegale, avrebbe bombardato il territorio libico per abbattere e poi uccidere Gheddafi”.

Anche qui: che c’entra il Memorandum di Budapest? Sorvolando sul fatto che il Consiglio di Sicurezza, nel 2011, autorizzò eccome un’azione di no-fly zone, per la protezione dei civili. E allora, dimentica selettivamente Orsini, la Russia non si oppose neppure: si astenne e lasciò fare.

Una mente semplice

Che dire? Il video di Orsini è presentato come un farmaco per guarire dalla semplicità, abbracciare la complessità e diventare veramente degli illuminati. Con questo modo, un po’ da setta, un po’ da venditore, Orsini ci fa credere che possiamo diventare intelligenti come lui.

Però, invece di abbracciare la complessità, butta negli occhi del suo utente tanta polvere e fumo, fatta di eventi che nulla c’entrano con l’argomento in discussione. Che però sono tutti scelti con cura per dimostrare una e una sola tesi: la Russia si sente accerchiata dall’Occidente, per cui la sua invasione dell’Ucraina è una reazione e non un’aggressione.

Ma solo una mente veramente molto semplice, oltre che illogica, può cedere a questa propaganda, tipica di ogni impero e di ogni regime.