Esteri

L’ultima “macronata” è un altro regalo a Putin

Macron suggerisce di non escludere “boots on the ground” in Ucraina e si prende un coro di no. Le smanie di protagonismo francesi non aiutano

Macron Ucraina (BfmTv)

Ricordate quando il Nostro dichiarò che la Nato era in stato di “morte cerebrale”, solo per polemizzare con il presidente turco Erdogan? Ebbene, l’ultima macronata riguarda invece l’ipotesi di inviare truppe occidentali, quindi Nato sul terreno in Ucraina, evocata dal presidente francese in chiusura della conferenza da lui stesso convocata sul sostegno europeo a Kiev.

L’impressione è che Macron, in crisi di consensi e contestato duramente dagli agricoltori, non sappia più cosa sparare pur di recuperare iniziativa e centralità sulla scena europea, per arrestare un declino personale che sembra inarrestabile.

Ambiguità strategica

L’uscita di Macron – non escludere l’invio di truppe Nato in Ucraina anche se al momento non c’è consenso – avrebbe potuto anche avere un senso, se concordata e concertata con gli alleati come parte di una linea di “ambiguità strategica” per mantenere Mosca nell’incertezza sulle conseguenze che potrebbero scatenare le sue mosse.

Ma non è questa la linea che dall’inizio Washington ha deciso di seguire con la Russia. Nel novembre 2021, pochi mesi prima dell’invasione, ma quando già era noto il livello di mobilitazione delle forze russe, lo stesso presidente Usa Joe Biden aveva personalmente escluso l’impiego di truppe Usa in Ucraina – una delle non necessarie rassicurazioni che ha probabilmente contribuito a incoraggiare Putin nei suoi piani bellicosi.

Ma purtroppo, quella del presidente francese è stata una boutade solitaria, puro esibizionismo, che ha colto in contropiede gli alleati suscitando una raffica di smentite, per cui ora Putin è più sicuro di prima sulle intenzioni della Nato. Questo è purtroppo l’unico effetto della macronata e delle inevitabili reazioni: Putin rassicurato, come lo fu dalle dichiarazioni pre-invasione di Biden, e la deterrenza Nato svilita.

Se l’uscita di Macron fosse stata concordata come linea di “ambiguità strategica”, allora avremmo avuto silenzi o dichiarazioni più sfumate. Ma evidentemente non era questo il caso e abbiamo avuto un coro di no.

Coro di no degli alleati

Un funzionario della Casa Bianca ha subito negato all’agenzia Reuters che gli Stati Uniti abbiano intenzione di inviare truppe a combattere in Ucraina – e non ci sono nemmeno piani. D’altra parte, è una eventualità già esclusa a suo tempo, come abbiamo ricordato.

“Gli alleati della Nato stanno fornendo un sostegno senza precedenti all’Ucraina. Lo facciamo dal 2014 e lo abbiamo intensificato dopo l’invasione su larga scala” da parte della Russia. “Ma non ci sono piani per truppe da combattimento della Nato sul terreno in Ucraina”, ha dichiarato all’Associated Press il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg.

Smentita anche dagli altri grandi Paesi europei impegnati nella difesa di Kiev. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha sottolineato che l’opzione non è sul tavolo, né ora né in futuro: “Ciò che è stato concordato fin dall’inizio tra di noi, e vale anche per il futuro, è che non saranno inviati soldati sul suolo ucraino dagli Stati europei o della Nato”.

Il Regno Unito non ha intenzione di inviare militari in Ucraina, quanto meno non “su vasta scala”, ha precisato il governo di Rishi Sunak, che finora ha sempre sostenuto di essersi limitato a mandare in Ucraina istruttori o consiglieri militari.

In una nota di Palazzo Chigi viene riaffermato “il pieno impegno dell’Italia a sostegno dell’Ucraina nella lotta a difesa della propria sovranità e integrità territoriale”. “Fin dall’aggressione russa di due anni fa vi è stata piena coesione di tutti gli alleati nel supporto da offrire a Kiev. Questo supporto – sottolinea la nota – non contempla la presenza sul territorio ucraino di truppe di Stati europei o Nato”.

Ipotesi su cui anche il ministro degli esteri Antonio Tajani ha espresso contrarietà: “un’idea di Macron” ma “quando si parla di inviare truppe bisogna essere molto prudenti perché non dobbiamo far pensare che siamo in guerra con la Russia. Noi non siamo in guerra con la Russia, difendiamo” l’Ucraina “e nel mio giudizio personale non sono favorevole ad inviare truppe italiane a combattere in Ucraina”.

Nemmeno Polonia e Svezia

L’ipotesi evocata da Macron non incontra il favore nemmeno dei Paesi più sensibili alla minaccia russa come Polonia e Svezia. Alla conferenza di Parigi in effetti se ne è parlato, ha riferito il presidente polacco Andrzej Duda. “La discussione più accesa si è svolta intorno alla questione dell’invio di soldati in Ucraina. E anche qui non c’è stato assolutamente alcun accordo“.

La Polonia “non ha piani per l’invio di sue unità (militari) nel territorio dell’Ucraina”, ha chiarito il primo ministro polacco Donald Tusk, con una coda velenosa: “Se tutti i Paesi europei fossero impegnati a sostegno dell’Ucraina allo stesso livello di Polonia e Repubblica Ceca, probabilmente non avremmo bisogno di discutere altre forme di aiuto”. Chiaro riferimento, tra gli altri, anche alla Francia.

Da Parigi sono giunte precisazioni che sanno di dietrofront. La presenza di truppe occidentali in Ucraina non varcherebbe “la soglia della belligeranza”, ha spiegato il ministro degli esteri francese Stephane Séjourné: di fronte all’aggressività della Russia, gli occidentali hanno dovuto “considerare nuove azioni a sostegno dell’Ucraina”, ha aggiunto, riferendosi però ad operazioni come lo sminamento, cyber e “produzione di armi sul territorio ucraino”. “Alcune di queste azioni potrebbero richiedere la presenza sul territorio ucraino senza oltrepassare la soglia della belligeranza“.

Un’Armata Brancaleone

L’effetto sortito dall’uscita di Macron è stato in definitiva controproducente, fornendo al Cremlino l’ennesima non necessaria rassicurazione che l’Occidente non pensa minimamente di inviare truppe combattenti in Ucraina. Rassicurazione non richiesta che d’altra parte aveva fornito per primo il presidente Biden pochi mesi prima dell’invasione.

Ma come si spiega? Per rispondere a questa domanda bisogna a nostro avviso considerare cosa ha spinto Macron a convocare una conferenza europea sull’Ucraina. Lo ha spiegato lui stesso: non possiamo aspettare l’esito delle presidenziali Usa di novembre, non possiamo lasciare che la sicurezza europea dipenda dalla volontà degli elettori americani. Ragionevole, in linea di principio. Meno riuscita l’esecuzione…

Di fronte alla prospettiva concreta di una rielezione di Donald Trump, e di un eventuale ritiro Usa dal sostegno a Kiev, Macron ha tentato di giocare d’anticipo e mettersi alla testa dell’Armata Brancaleone Ue. Ma l’ansia da prestazione gli ha giocato un brutto scherzo. Ora, pensatela in questi termini: abbiamo avuto un assaggio di cosa sarebbe la “difesa europea”: un circo.