Esteri

L’ultimo smacco per Mosca: Kinzhal intercettati dai Patriot

Un’arma Usa con quarant’anni di storia è riuscita a intercettare e abbattere la “super arma” ipersonica russa. Capri espiatori tre scienziati “traditori”

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Due battaglie di missili sui cieli di Kiev, il 4 e il 16 maggio, hanno dato risultati sorprendenti. Pur tenendo conto della solita “nebbia di guerra”, dunque parlando sempre al condizionale, il 4 maggio un missile ipersonico russo Kinzhal, lanciato da un aereo Mig-31K contro una batteria anti-missile Patriot, sarebbe stato intercettato con successo.

Il 9 maggio, il Pentagono ha confermato la notizia dell’abbattimento (la trascrizione della conferenza stampa del generale Ryder la potete trovare qui, l’abbattimento viene confermato nella risposta all’ultima domanda).

Battaglia di missili

Il 16 maggio, sempre sui cieli di Kiev, si è svolta una battaglia di missili molto più complessa, con il lancio russo di 18 ordigni fra cui missili balistici Iskander, missili da crociera Kalibr e altri 6 ipersonici Kinzhal. Il Ministero della difesa ucraino afferma di averli abbattuti tutti, inclusi i Kinzhal. I russi invece cantano vittoria, diffondendo la notizia di una batteria di Patriot colpita e “completamente distrutta” da un Kinzhal. Chi ha ragione?

Il Pentagono non ha negato che un sistema Patriot sia stato colpito e danneggiato. Nel qual caso, sarebbe stato portato fuori dall’Ucraina per riparazioni. Stando però all’ultima stima, i danni non sarebbero tali da richiedere una riparazione complessa e il sistema è ancora in funzione.

Patriot contro Kinzhal

Ma la vera notizia è, ancora, l’intercettazione dei Kinzhal. Fino al 4 maggio, infatti, si riteneva assolutamente impossibile colpire un missile ipersonico, capace dunque di manovrare alla velocità di Mach 10 (dieci volte la velocità del suono).

Invece lo si è fatto, con un sistema d’arma di quarant’anni fa: il Patriot entrò in servizio nel lontano 1984, come missile anti-aereo, poi è stato aggiornato una prima volta nel 1988 (versione Pac-1) come sistema con limitate capacità anti-missile e lo abbiamo visto in azione, sui cieli di Israele e dell’Arabia Saudita nel 1991, durante la Prima Guerra del Golfo, per intercettare gli Scud lanciati da Saddam Hussein. L’attuale versione è il Pac-2, testata per la prima volta, con successo, nel 2003 durante la guerra contro l’Iraq.

Quindi un’arma con quarant’anni di storia, aggiornata, per l’ultima volta, vent’anni fa, è riuscita ad abbattere la “super arma” russa entrata in servizio nel 2018 e testata per la prima volta solo l’anno scorso, in Ucraina. L’ipersonica era l’unica tecnologia su cui la Russia poteva vantare ancora un primato rispetto alla Nato.

D’ora in avanti questo primato verrà quantomeno messo in dubbio. I missili Kinzhal, aviolanciati, sono stati concepiti per distruggere le task force di portaerei. Ma se possono essere intercettati anche dai Patriot, non avrebbero speranza di superare la bolla difensiva delle formazioni navali della Nato, dotate di sistemi anti-missile molto più avanzati.

Capri espiatori

In Russia, intanto, si aggrava la situazione per tre scienziati che erano stati arrestati nell’estate del 2022 per “tradimento”. Tutti e tre, Anatolij Maslov, Alexander Shiplijuk e Valerij Zvegintsev erano impegnati nel programma dei missili ipersonici.

All’indomani della battaglia di missili su Kiev, il 17 maggio, il Cremlino, per bocca del portavoce Dmitri Peskov, ha annunciato che i tre scienziati dovranno rispondere di “accuse molto gravi”. L’annuncio del Cremlino suona come un’intimidazione, ma al tempo stesso una rassicurazione per l’opinione pubblica russa.

Perché parlare proprio adesso di un caso di presunto spionaggio avviato un anno fa? Probabilmente per non ammettere il fallimento della tecnologia più avanzata, si dà la colpa a qualche vero o presunto traditore?

L’effetto finora ottenuto è stato però quello di allarmare la comunità scientifica russa. In una lettera aperta firmata dai colleghi dei tre scienziati accusati, membri dell’Istituto di Meccanica Teorica e Applicata dell’Accademia delle Scienze della Russia (filiale siberiana), si lamenta che la ricerca può fare passi indietro, a causa di questi arresti e del clima di intimidazione che si è creato.

“Conosciamo ciascuno di loro come un patriota e come una persona rispettabile, non in grado di fare ciò che le autorità investigative sospettano”, scrivono gli accademici in difesa dei loro colleghi. Gli scienziati sotto processo avevano partecipato più volte a simposi e conferenze all’estero, ma il materiale sulla tecnologia ipersonica che avevano presentato, secondo quanto scritto nella lettera aperta, era stato ispezionato accuratamente perché non contenesse dati sensibili o segreti militari.

Secondo i colleghi, a questo punto “ogni articolo scientifico può comportare un’accusa di alto tradimento”. E quindi, in questa situazione, “non abbiamo solo paura per il destino dei nostri colleghi. Non riusciamo a capire come continuare a fare il nostro lavoro”.