Esteri

Mal di Francia: separatismo islamista e un presidente solo chiacchiere

Giulio Meotti: 150 enclave, pezzi di città dove vige un mix di banditismo e islamismo e la Sharia è imposta ufficiosamente. Ma in questi anni Macron non ha fatto nulla

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Ancora alta la tensione in Francia dopo giorni e notti di violenza e devastazione. Cosa sta succedendo? Quali le cause delle rivolte? Come valutare la risposta dell’attuale presidente Emmanuel Macron? A queste domande abbiamo provato a dare una risposta con Giulio Meotti, giornalista de Il Foglio, saggista e scrittore.

La cattiva coscienza dei media

TOMMASO ALESSANDRO DE FILIPPO: Quali sono le cause delle rivolte in corso in Francia? A cosa dobbiamo la tardiva e limitata copertura mediatica degli eventi?

GIULIO MEOTTI: Tutto quel che negativamente riguarda immigrazione, multiculturalismo ed islam viene trattato con imbarazzo nei nostri media, perché ne mette in discussione la coscienza. La copertura dei tg è grottesca: i rivoltosi sono descritti come “manifestanti” e le scene più traumatiche (come quelle relative ai linciaggi in corso sui poliziotti) non vengono trasmesse. Del resto, il tentativo dei media mainstream di occultare la verità è un vecchio vizio.

Il mio giudizio in merito a quanto sta avvenendo? Semplicemente drammatico! La Francia vive un fenomeno di disintegrazione. Siamo al quarto giorno di rivolte che appaiono molto diverse da quelle avvenute nel 2005 (in quell’anno rimasero circoscritte alla città di Parigi, ora avvengono in tutto il Paese) e rappresentano un attacco allo Stato nazionale, dato che vengono bruciati anche edifici pubblici, municipi, biblioteche e stazioni di polizia.

Islamizzazione incontrastata

TADF: Cosa determina questi avvenimenti in Francia in maniera carsica ma costante? Perché le rivolte non si placano?

GM: Ad un certo punto si placheranno, ma non sappiamo se uno stop arriverà stasera o tra diversi giorni. Il problema della Francia è insito nel fenomeno dell’islamizzazione del suo territorio, avanzato per decenni incontrastato.

Secondo analisi ufficiali dei servizi segreti interni, Oltralpe esistono circa 150 enclave: pezzi di città dove vige una sorta di mix tra banditismo ed islamismo. La Sharia viene imposta attraverso la cacciata degli ebrei, il rispetto del vestiario per le donne (aumentano i veli, spariscono le minigonne) e l’imposizione del cibo Halal nelle macellerie e nelle mense scolastiche.

Addirittura ci sono caffè per soli uomini ed il tutto avviene in maniera ufficiosa, dato che per ovvie ragioni sarebbe legalmente vietato. In Francia hanno concesso ad una civiltà differente di inserirsi nel territorio senza neanche chiedersi se le sue abitudini sociali e religiose fossero compatibili con la legge nazionale.

La debolezza di Macron

TADF: Il presidente Macron ha assecondato questo processo negli anni per ragioni politiche ed elettorali. Come pensa reagirà adesso? Che difficoltà rischia di affrontare se non placa le rivolte?

GM: Macron a parole si dimostra capace di affrontare ogni tema: cita il separatismo islamico, la legge islamica, il saper “vivere insieme” delle differenti comunità. Discorsi e concetti di indubbio spessore culturale. Il suo problema è quello di essere un debole nell’azione, essendo di formazione un tecnocrate e banchiere incapace di fronteggiare simili temi attivamente.

La sua debolezza strutturale non aiuta il Paese: non dichiara lo stato d’emergenza (almeno per ora) e si dimostra incapace di gestire la sicurezza dei cittadini. Per fermare e fronteggiare il fenomeno dell’islamizzazione negli anni della sua presidenza non ha fatto praticamente nulla ed i risultati si vedono.

Differenze con le rivolte Usa

TADF: Quali sono le analogie e le differenze tra quel che accade in Francia e le rivolte targate Black Lives Matter del 2020 negli Stati Uniti?

GM: Con gli Stati Uniti l’analogia è insita nella questione razziale, dato che notiamo il tentativo di “etnicizzare” lo scontro. Nel caso francese si aggiunge la questione islamica, assente in America. Le rivolte si saldano al tema delle “terze e quarte generazioni”: c’è un fenomeno di rivendicazione identitaria e religiosa assente negli altri Stati.

In Italia siamo indietro di decenni rispetto a questa problematica e rischiamo di arrivare alla stessa condizione tra venti o trent’anni. I Paesi non sono allineati nelle condizioni, piuttosto nella sfida da fronteggiare.