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Mattanza di cristiani in Nigeria: incerta la matrice dell’attacco, sospetti sui Fulani

Interessi economici e odio religioso si intrecciano nei raid dei Fulani, pastori musulmani

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Sono ancora sconosciuti gli autori del massacro avvenuto il 5 giugno in una chiesa della Nigeria, nello stato di Ondo. Era la domenica di Pentecoste. Nella città di Owo la chiesa cattolica di San Francesco era gremita di fedeli perché si stava celebrando la messa, quando degli uomini armati hanno fatto irruzione sparando e, secondo alcuni sopravvissuti, lanciando degli esplosivi. Avevano aperto il fuoco prima ancora di entrare nell’edificio, facendo le prime vittime.

All’interno della chiesa è stata una strage. Manca un bilancio definitivo delle vittime, ma il numero dei morti e dei feriti, tra cui si contano molti bambini, è elevato. Secondo la testimonianza di un medico, nelle ore immediatamente successive all’attacco in due ospedali cittadini sarebbero stati trasportati almeno 50 cadaveri.

Appelli alla calma

Il governatore dello stato, Arakunrin Oluwarotimi Akeredolu, che in quel momento si trovava nella capitale federale Abuja, è subito rientrato in sede. In un comunicato ha definito l’attacco “vile e satanico”. Deplorando l’“ingiustificata uccisione di persone innocenti”, ha dichiarato: “impiegheremo tutte le risorse disponibili per catturare gli aggressori e per fargliela pagare”. In una serie di tweet ha poi raccomandato a tutta la popolazione “di non farsi giustizia da sé”.

All’appello si è unito monsignor Jude Ayodeji Arogundade, vescovo di Ondo, che ha esortato i cattolici della diocesi “a rimanere calmi, a rispettare la legge e a pregare per la pace e per il ritorno alla normalità”.

Il presidente della Repubblica Muhammadu Buhari ha avuto a sua volta parole durissime di condanna: “solo dei demoni – ha detto – possono aver compiuto una simile, atroce azione. Non importa come, ma questo Paese non cederà al male e non si arrenderà mai ai malvagi. L’oscurità non prevarrà mai sulle tenebre. Alla fine la Nigeria vincerà”.

I gruppi jihadisti

Ma forse è troppo tardi, forse il male e i malvagi hanno già preso il sopravvento. La violenza dilaga quasi incontrastata in Nigeria e negli ultimi anni la situazione è andata deteriorandosi in molti dei 36 stati di cui si compone la federazione.

Nel nord-est due gruppi jihadisti, Boko Haram, affiliato ad al Qaeda, e Iswap, affiliato all’Isis, continuano a compiere attentati e attacchi per mettere in fuga i cristiani e per imporre il rispetto rigoroso della shari’a, la legge coranica che i 12 stati settentrionali a maggioranza islamica hanno adottato nel 2000, ma che secondo i jihadisti non è applicata radicalmente.

Nuovo fenomeno: i rapimenti

Nel nord-ovest da oltre un anno ai già tanti problemi di ordine pubblico si è aggiunto quello, del tutto fuori controllo, dei rapimenti a scopo di estorsione. Bande armate seminano il terrore tra la popolazione perché, fenomeno nuovo, non prendono più di mira solo persone benestanti per chiedere riscatti milionari, bensì gente comune, in grado di pagare poche decine di migliaia di dollari e anche solo alcune migliaia o centinaia.

Più di mille studenti, persino di scuola elementare, sono stati rapiti con attacchi notturni ai collegi e in pieno giorno, durante le lezioni. Altre migliaia di persone sono state rapite per strada, lungo le grandi arterie che collegano le principali città, nei parcheggi dei distributori di benzina, mentre erano al lavoro nei campi.

A fine marzo uomini armati hanno assaltato addirittura il treno che collega la capitale federale, Abuja, a Kaduna, la capitale dell’omonimo stato. Hanno rapito un numero imprecisato di persone, forse più di cento, e ne hanno uccise nove. I 18 agenti a guardia del convoglio hanno tentato di intervenire, ma, visto il numero degli aggressori, si sono dati alla fuga.

Gli attacchi dei Fulani

Nella Middle Belt, i territori centrali del Paese in cui sono costrette a convivere le popolazioni del nord, islamiche, tradizionalmente dedite dalla pastorizia, e quelle di fede cristiana che praticano l’agricoltura e popolano gli stati meridionali, gli scontri armati sono sempre più frequenti e cruenti, inaspriti dal fatto che si assommano interessi economici – il controllo di pascoli e terreni agricoli – e intolleranza religiosa.

Il 20 maggio dei combattenti Fulani, il grande raggruppamento dei pastori di religione musulmana, hanno attaccato in pieno giorno alcuni villaggi di agricoltori, cristiani, nello stato di Benue uccidendo decine di persone.

L’ipotesi del tentativo di sequestro

Gli stati del sud, dove si produce il petrolio, sono relativamente più sicuri anche se la delinquenza comune è molto diffusa e sono numerosi, anche lì, i sequestri di persona. In un primo momento, in base ad alcune testimonianze, si era detto che il sacerdote officiante domenica nella chiesa di San Francesco, padre Andrew Abayomi, fosse stato rapito e con lui degli altri sacerdoti o dei fedeli.

Tuttavia, la notizia è stata poi smentita dalle autorità cattoliche locali. Poche ore dopo l’attacco, il portavoce della diocesi di Ondo, padre Augustine Ikwu, ha assicurato che tutti i sacerdoti della parrocchia erano al sicuro e che il vescovo di Ondo si trovava con loro.

Potrebbe essersi trattato in effetti di un tentativo di sequestro fallito (e, nel caso, non deve stupire che per realizzarlo i malviventi abbiamo compiuto una simile strage), perché le bande criminali che vivono di sequestri non risparmiano i religiosi. Già almeno una decina di sacerdoti sono stati rapiti dall’inizio dell’anno.

Sacerdoti rapiti

Una settimana prima della strage, domenica 29 maggio, il capo della chiesa metodista di Nigeria, sua eminenza Samuel Kanu, e altri due sacerdoti sono stati rapiti nello stato sud-orientale di Abia mentre in macchina percorrevano la superstrada che collega Enugu, capitale dello stato omonimo, a Port Harcourt, capitale dello stato di Rivers.

Tutti e tre sono stati liberati dopo soltanto 24 ore di prigionia. Per il loro rilascio sono stati pagati 100 milioni di naira (circa 240.000 dollari), raccolti dalla Chiesa metodista, senza che le autorità nigeriane intervenissero nelle trattative.

Il 24 maggio a essere rapiti nello stato nord-occidentale di Katsina sono stati due sacerdoti cattolici: padre Stephen Ojapa e don Oliver Okpara. Degli uomini armati in gran numero hanno fatto irruzione verso la mezzanotte nella canonica della chiesa di San Patrizio a Gidan Maikambo e li hanno prelevati. Loro e altri due sacerdoti, padre John Bako Shakwolo e don Alphonsus Uboh, sono ancora nelle mani dei rapitori.

Una faida tra mafie locali

Le motivazioni dell’attacco alla chiesa potrebbero invece essere altre. Nell’agosto del 2017 a Ozubulu, una cittadina dello stato sud-orientale di Anambra, una chiesa è stata attaccata e diversi fedeli sono stati uccisi e feriti da un uomo che, secondo quando confermato dal sacerdote che stava celebrando una funzione religiosa, è entrato cercando una persona, l’ha individuata, l’ha uccisa e poi se ne è andato sparando a raffica sui fedeli. Il capo della polizia in seguito ha dichiarato essersi trattato di un regolamento di conti, nell’ambito di una faida iniziata tra gli abitanti della città residenti all’estero, forse membri di una delle mafie locali.

Improbabile matrice jihadista

Se infine risultasse che la matrice dell’attacco è l’odio di religione, sembra tuttavia improbabile che si tratti di un’azione compiuta dai jihadisti del nord. Lo stato di Ondo è situato nella metà meridionale del Paese che, come si è detto, è a maggioranza cristiana. Anche prima del 2016, quando era più forte, capace di mettere a segno attentati in un raggio d’azione molto più esteso, Boko Haram, che ha la sua roccaforte nello stato del Borno all’estremo nord-est del Paese, non è mai riuscito a colpire così lontano.

Neanche l’Iswap, costituitosi nel 2016 per secessione da Boko Haram, si è mai spinto oltre la regione del lago Chad dove ha creato una sua enclave. Solitamente, poi, i jihadisti rivendicano le loro azioni, soprattutto se di questa portata, e finora nessuna rivendicazione è ancora stata fatta.

Ricchezze e corruzione

La Nigeria potrebbe e dovrebbe essere uno degli stati emergenti, talmente è ricca di risorse naturali e umane. È indipendente dalla Gran Bretagna dal 1960. Estrae ed esporta petrolio da oltre 60 anni. È la prima economia e il primo produttore di greggio del continente. È anche il Paese africano con più abitanti: 200 milioni, metà dei quali in età lavorativa e con una età media di 18 anni.

Invece nell’Indice di sviluppo umano è al 161 posto, tra i Paesi a basso sviluppo, come l’Afghanistan e lo Yemen. Tribalismo e corruzione sono la sua rovina. La corruzione è talmente pervasiva, presente in ogni ambito e a ogni livello della scala sociale, da essere stata definita “uno stile di vita”.