Nel 2016, Donald Trump rappresentava un personaggio anti-sistema, la cui candidatura aveva suscitato diverse controversie nello stesso partito in cui aveva deciso di correre. Aveva scelto come proprio vice il Governatore dell’Indiana Mike Pence, conservatore evangelico e dal profilo “istituzionale”, un politico perfetto per rassicurare i grandi donatori repubblicani e la base del Gop, ancora diffidente verso The Donald.
A seguito dell’assalto a Capitol Hill, durante il quale è divenuto l’effettivo Commander in Chief, Pence è tuttavia diventato un vero e proprio rivale politico per l’ex presidente, giungendo a sfidarlo alle prossime primarie.
Il Democratico convertito
Nato nel 1959 da una famiglia di discendenza tedesca e irlandese ed educato come un cattolico romano, da giovane Mike Pence si registra come Democratico nelle liste elettorali, lavorando anche come volontario per il partito dell’Asinello nella sua contea e votando per Jimmy Carter in occasione delle elezioni del 1980.
Tuttavia, durante il suo periodo di studio alla Indiana University-Purdue University Indianapolis, il giovane Pence diventa un evangelico e un cristiano rinato, ed è in questa fase della sua vita che entra in contatto con il conservatorismo reaganiano, decidendo di abbracciare questa fede politica che lo accompagnerà per il resto della sua vita.
Laureatosi in giurisprudenza nel 1986, inizia ad esercitare la professione di avvocato e tenta contemporaneamente la strada della politica. Nel 1988 si presenta come Repubblicano in occasione delle elezioni per il secondo distretto della Camera dei Rappresentanti per lo stato dell’Indiana, ma viene sconfitto dal democratico Philip Sharp.
Ritenta due anni dopo, ma in virtù di una deludente campagna elettorale viene nuovamente battuto. Nel periodo successivo si allontana dalla politica attiva, diventando presidente del think tank Indiana Policy Review Foundation e conducendo diversi show radiofonici e televisivi.
Il rientro nell’arena politica
Nel 2000 Pence si presenta per la terza volta alle elezioni per il secondo distretto della Camera dei Rappresentanti per lo stato dell’Indiana, venendo finalmente eletto. Egli si descriverà come “cristiano, conservatore e repubblicano in quest’ordine”. Questa essenziale frase descriverà per sempre la figura politica di Mike Pence, il quale porrà sempre Dio e i principi conservatori al di sopra della sua collocazione politica.
Durante il suo periodo al Congresso si dimostrerà uno dei legislatori più conservatori in assoluto, scalando i vertici del Gop, venendo nominato prima chairman del Republican Study Committee e dopo una essere stato sconfitto alle consultazioni per diventare leader della minoranza, viene nominato chairman della Republican Conference.
Governatore dell’Indiana
Nel 2012 decide di candidarsi come Governatore del suo Stato, l’Indiana, risultando eletto. Come governatore Mike Pence ha adottato un’agenda fortemente conservatrice, riuscendo a vincere molte delle battaglie care al movimento conservatore.
Sul fronte economico il futuro vicepresidente è riuscito ad adottare il più grande taglio di tasse nella storia dello Stato e a portare avanti massicci investimenti nelle infrastrutture, mantenendo contestualmente una impressionante stabilità finanziaria che è valsa all’Indiana un punteggio “AAA” presso tutte le principali agenzie di rating.
Egli ha inoltre avviato con successo il processo per inserire l’obbligo del pareggio di bilancio nella Costituzione dello Stato, obbiettivo conseguito nel 2018. Durante il suo mandato come governatore Pence ha altresì perseguito una politica volta a riformare il settore dell’educazione attraverso l’espansione dei voucher scolastici, creando uno dei programmi più grandi dell’interna nazione e incrementando altresì i fondi per le Charter School, finalizzate a garantire un’elevata libertà di scelta per gli studenti. Il futuro vicepresidente ha altresì introdotto un programma scolastico pre-K (ossia precedente al periodo di asilo) nello Stato e ha abolito il Common Core nello stato.
Uno dei maggiori successi di Pence consiste tuttavia nella negoziazione dell’espansione del programma Medicaid nello Stato condotta con l’amministrazione Obama. I negoziati sono terminati con un’espansione del programma avente carattere “conservatrice”, la quale includeva il pagamento da parte dei beneficiari di una somma il cui ammontare minimo è pari al 2 per cento del proprio reddito, riducibile sulla base dell’assunzione da parte dei beneficiari di comportamenti più responsabili per la propria salute. Tale programma ha consentito di incrementare la copertura sanitaria garantendo al contempo l’adozione di comportamenti responsabili da parte dei beneficiari.
Infine, il futuro vicepresidente ha significativamente incrementato la tutela della libertà religiosa nello Stato tramite l’approvazione del Religious Freedom Restoration Act, il quale sancisce l’impossibilità per lo stato dell’Indiana di ledere l’esercizio della libertà religiosa dell’individuo, salvo laddove venga dimostrato un fondato motivo.
Il numero due
Nel 2016, mentre si trovava nel mezzo della campagna elettorale per la rielezione, Pence venne scelto da Donald Trump come proprio running mate. La scelta di Pence, conservatore dal profilo “istituzionale”, si rivelò altamente funzionale a migliorare i rapporti tra Trump, i membri Repubblicani del Congresso e la base conservatrice del Gop, contribuendo alla vittoria del Tycoon.
Durante il mandato di Donald Trump, Pence ha svolto un ruolo estremamente importante come capo del team di transizione, influenzando notevolmente la composizione del gabinetto e favorendo in seguito la formazione di una nuova branca delle forze armate dedicata esclusivamente allo Spazio, prima guidando il National Space Council e in seguito supportando la formazione della Space Force nel National Defense Authorization Act del 2020.
Paradossalmente i momenti più importanti del mandato di Pence come vicepresidente arrivano proprio a seguito della sconfitta di Trump in occasione delle elezioni del 2020. Durante l’attacco al Campidoglio del 6 gennaio, Mike Pence è diventato de facto il Commander in Chief, ordinando l’intervento della Guardia Nazionale e ripristinando l’ordine, per poi gestire la successiva fase di transizione.
La candidatura alla presidenza
Il 7 giugno 2023, Mike Pence ha ufficialmente lanciato la propria campagna presidenziale, facendo il proprio ingresso nelle affollate primarie repubblicane. L’ex vicepresidente ha impostato la propria piattaforma politica su una base squisitamente reaganiana, basata sul conservatorismo sociale, la fiscal responsability e l’internazionalismo democratico.
Sul fronte sociale l’ex vicepresidente si è ufficialmente dichiarato favorevole ad un ban federale dell’aborto, misura fortemente favorita dall’elettorato evangelico. Con riguardo ai temi economici Pence ha mantenuto un approccio basato sulla libertà d’impresa e sul limited government, dicendosi altresì intenzionato a perseguire un taglio alle spese dei programmi di Social Security e Medicare, al fine di ripianare la inquietante voragine debitoria della nazione.
Sul fronte della politica estera l’ex vicepresidente si è mostrato favorevole a porre un argine a potenze revisioniste aggressive quali la Federazione Russa e la Repubblica Popolare Cinese, in particolar modo Pence si è mostrato granitico sul sostegno all’Ucraina dichiarando: “Consentendo all’Ucraina di battere la Russia noi manderemmo un chiaro messaggio alla Cina. Che il mondo non accetterà che loro usino la forza per ridisegnare i confini a Taiwan, o in qualsiasi parte dell’Asia Pacifico”.
In conclusione, la campagna elettorale di Mike Pence sancisce un vero e proprio ritorno al passato, mirando a riunire un elettorato composto da conservatori evangelici, conservatori fiscali e internazionalisti democratici, quello stesso elettorato che negli anni Ottanta fermò il declino degli Stati Uniti e portò il mondo libero a sconfiggere il comunismo.