“Non vengo qui per dire al mondo cosa fare; vengo qui per dire al mondo, da un lato, cosa succederà se le Nazioni Unite continueranno a perseguire le politiche collettiviste che hanno promosso con il mandato dell’Agenda 2030 e, dall’altro, quali valori difende la nuova Argentina”. Così incomincia, con molta modestia, il discorso di Javier Milei, presidente dell’Argentina, all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Potrà passare alla storia come una pietra miliare della retorica liberale, un esempio pressoché unico nel panorama attuale.
Meriti che l’Onu non ha
“Milei taglia gli ultimi ponti con la diplomazia internazionale” titola, sarcastico, il quotidiano spagnolo El Pais. Ma meno male! Milei è infatti il non-diplomatico che ci vuole, per dire finalmente che il re è nudo. Eppure il presidente argentino è sin troppo diplomatico, quando riconosce all’Onu meriti che non ha: “Siamo passati da due guerre mondiali in meno di 40 anni, che insieme hanno fatto più di 120 milioni di morti, a 70 anni consecutivi di relativa pace e stabilità globale, sotto il mantello di un ordine che ha permesso al mondo intero di integrarsi commercialmente, di competere e di prosperare. Perché dove passano le merci, non passano i cannoni – diceva Bastiat – perché il commercio garantisce la pace, la libertà, garantisce l’uguaglianza davanti alla legge”.
A dire il vero, anche nei 70 anni di pace, comunque l’Onu non ha protetto i popoli dalle dittature e non ha protetto le democrazie. Sotto l’egida dell’Onu non ci sono stati solo pace e commercio, ma anche le ultime purghe e deportazioni di Stalin e gli stermini di Mao (i peggiori di tutto il secolo), il genocidio cambogiano dei Khmer Rossi e quello degli Hutu in Rwanda, la guerra e le pulizie etniche nella ex Jugoslavia e due genocidi in Sudan.
Insomma, l’Onu non ha riportato la pace, né la libertà, anche perché, come diceva la filosofa Ayn Rand, una delle maestre di pensiero di Milei, cooptando l’Urss nel Consiglio di Sicurezza, in veste di membro permanente con potere di veto, è stato come costituire “una commissione antimafia di cui fa parte Al Capone”.
Le dittature
Oggi l’Onu è costituito, per più del 60 per cento, da dittature conclamate che violano la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. E per questo si verificano sempre più spesso quegli episodi, a volte solo grotteschi, altre volte anche criminali, di cui Milei fa solo qualche esempio:
Questa stessa Assemblea che pretende di difendere i diritti umani, ha permesso a dittature sanguinarie come Cuba e Venezuela di entrare nel Consiglio dei diritti umani senza il minimo rimprovero. Questa stessa Assemblea che pretende di difendere i diritti delle donne, permette a Paesi che puniscono le loro donne, per aver mostrato la pelle, di entrare nel Comitato per l’eliminazione della discriminazione contro le donne. Questa stessa Assemblea – sistematicamente – ha votato contro lo Stato di Israele, che è l’unico Paese del Medio Oriente a rappresentare la democrazia liberale, dimostrando al contempo una totale incapacità di rispondere al flagello del terrorismo.
La mutazione dell’Onu
E questi sono problemi cronici, non sono novità dell’ultimo decennio. Ma diamo anche per scontato che l’Onu abbia mantenuto le sue promesse fondamentali. Diplomaticamente, con Milei, ammettiamo pure che nei suoi primi settant’anni, abbia mantenuto la pace e favorito la globalizzazione. Oggi, comunque, non è più così. L’Onu è cambiata, la sua missione è trasformata:
A un certo punto – come accade per la maggior parte delle strutture burocratiche che noi uomini creiamo – questa organizzazione ha smesso di sostenere i principi delineati nella sua dichiarazione di fondazione e ha iniziato a mutare. Un’organizzazione che era stata concepita – essenzialmente – come uno scudo per proteggere il Regno dell’Uomo è diventata un Leviatano multi-tentacolare, intenzionato a decidere non solo ciò che ogni Stato nazionale deve fare, ma anche come tutti i cittadini del mondo devono vivere.
L’Agenda 2030
Ecco il punto che Milei, da libertario, coglie meglio di altri. Se prima l’Onu era un forum di Stati, oggi sta diventando uno Stato, con un programma collettivista:
L’Agenda 2030, sebbene abbia buone intenzioni, non è altro che un programma governativo sovranazionale, di natura socialista, che mira a risolvere i problemi della modernità con soluzioni che violano la sovranità degli Stati nazionali e violano il diritto alla vita, alla libertà e alla proprietà delle persone. È un’agenda che cerca di risolvere la povertà, la disuguaglianza e la discriminazione con una legislazione che non fa che aggravarle.
Ed è questo mutamento profondo della natura dell’Onu che sta creando nuove aberrazioni: “Così, abbiamo visto come un’organizzazione, nata per difendere i diritti umani, sia stata una delle principali fautrici della violazione sistematica della libertà, come – ad esempio – con le quarantene globali nel 2020, che dovrebbero essere considerate un crimine contro l’umanità”.
Oltre ad aberrazioni reiterate ormai da decenni, promosse non solo dall’Onu, ma anche da altri organismi sovranazionali:
Non ha aiutato nemmeno la tutela del Forum economico mondiale, che promuove politiche ridicole con paraocchi malthusiani – come le politiche “a emissioni zero” – che danneggiano soprattutto i Paesi poveri. O le politiche legate ai diritti sessuali e riproduttivi, quando il tasso di natalità nei Paesi occidentali sta crollando, preannunciando un futuro cupo per tutti.
Milei, al contrario di Barack Obama a suo tempo, non pretende di porsi come leader morale del mondo. Ma da economista, prima ancora che da politico, si limita a fare la Cassandra:
Siamo alla fine di un ciclo. Il collettivismo e l’agenda woke si sono scontrati con la realtà e non hanno più soluzioni credibili da offrire ai veri problemi del mondo. Anzi, non ne hanno mai avute. Se l’Agenda 2030 ha fallito – come riconoscono i suoi stessi promotori – la risposta dovrebbe essere quella di chiedersi se non fosse un programma mal concepito in partenza, accettare questa realtà e cambiare rotta.
Le idee della libertà
Come esempio virtuoso, non può offrire nulla. Semmai può dimostrare, attraverso il fallimento delle politiche collettiviste dell’Argentina, che fine faranno anche tutti gli Stati che dovessero imboccare la stessa strada. Ed enuncia quel che intende fare, per il futuro: promuovere e applicare “le idee di libertà”. Che descrive come:
Quelle idee che dicono che tutti i cittadini nascono liberi e uguali davanti alla legge, che abbiamo diritti inalienabili concessi dal Creatore, tra cui il diritto alla vita, alla libertà e alla proprietà. Questi principi, che guidano il processo di cambiamento che stiamo portando avanti in Argentina, sono anche i principi che guideranno la nostra condotta internazionale d’ora in poi.
Infatti, lungi dall’essere l’ennesimo libertario isolazionista, Milei ha una sua agenda politica internazionale che suona tanto potente quanto la dottrina Reagan di quarant’anni fa:
Poiché in questi tempi ciò che accade in un Paese si ripercuote rapidamente sugli altri, crediamo che tutte le persone debbano vivere libere dalla tirannia e dall’oppressione, sia essa sotto forma di oppressione politica, schiavitù economica o fanatismo religioso. Questa idea fondamentale non deve rimanere solo parola, ma deve essere sostenuta nei fatti, diplomaticamente, economicamente e materialmente, attraverso la forza combinata di tutti i Paesi che si battono per la libertà.