Esteri

Pechino testa il blocco di Taiwan: “punizione” per il nuovo presidente

Le più ampie esercitazioni da oltre un anno, pochi giorni dopo l’insediamento a Taipei del nuovo presidente, Lai Ching-te. Taiwan si prepara a resistere

Cina Taiwan (cctv)

Il 24 maggio rievoca in Italia le imprese delle nostre forze armate sul fiume Piave e il “Non passa lo straniero…” ma nel mare Indo-cinese questo potrebbe non accadere!

Purtroppo, le tensioni si stanno nuovamente intensificando nello Stretto di Taiwan, con la Cina Popolare che ha lanciato due giorni di esercitazioni militari per circondare la Repubblica di Cina-Taiwan pochi giorni dopo che in un ambiente democratico ha giurato a Taipei un nuovo leader a lungo detestato da Pechino.

“Punizione” per il nuovo presidente

Le esercitazioni sono iniziate giovedì, in quella che la Cina Popolare ha descritto come “punizione” per “atti separatisti” (alludendo all’elezione e all’insediamento del nuovo presidente dell’isola autonoma Lai Ching-te). L’esercito cinese afferma che le esercitazioni sono progettate per testare la sua capacità di “assumere il potere” su Taiwan.

Le esercitazioni, le più grandi da oltre un anno, avvengono, come indicato, pochi giorni dopo che a Taiwan si è insediato il nuovo presidente, Lai Ching-te, convinto sostenitore della sovranità di Taiwan. Sebbene le relazioni tra le due parti siano andate costantemente peggiorando negli ultimi anni, quest’ultima escalation segna un momento importante per il nuovo leader di Taipei, il cui partito al potere ha sostenuto la democrazia di fronte alle crescenti minacce da parte del suo vicino autoritario.

Il Partito Comunista Cinese afferma che Taiwan fa parte del suo territorio, nonostante non l’abbia mai controllato, e ha promesso di conquistare l’isola, con la forza, se necessario. Pechino è diventata molto più bellicosa da quando ha assunto il potere il leader Xi Jinping.

Le esercitazioni

Il Comando dell’Esercito popolare di liberazione cinese (PLA) ha dichiarato di aver avviato giovedì scorso esercitazioni militari congiunte che hanno coinvolto l’esercito, la marina, l’aeronautica e la forza missilistica nelle aree intorno a Taiwan. Le esercitazioni sono condotte nello Stretto di Taiwan (un relativamente stretto specchio d’acqua che separa l’isola autogovernata democraticamente dalla Cina Popolare continentale), così come a nord, sud ed est di Taiwan.

Si stanno sviluppando anche nelle aree intorno alle isole periferiche di Taiwan, Kinmen, Matsu, Wuqiu e Dongyin, situate appena al largo della costa sud-orientale della Cina Popolare e per Pechino sono anche un serio avvertimento contro le interferenze e le provocazioni da parte di “forze esterne”. Nell’ambito delle esercitazioni di giovedì, decine di aerei da combattimento del PLA hanno condotto attacchi simulati contro “obiettivi militari di alto valore” del “nemico” insieme a cacciatorpediniere, fregate e motoscafi missilistici.

La reazione di Taipei

Il Ministero della difesa di Taiwan ha dichiarato di aver inviato forze navali, aeree e terrestri per rispondere alle esercitazioni cinesi. Ha espresso rammarico per “provocazioni e azioni così irrazionali che minano la pace e la stabilità regionale”.

Il Ministero degli affari esteri (MOFA) ha pubblicato un documento in cui indica che la Cina Popolare nel portare avanti le esercitazioni ha aumentato le tensioni nella regione. Nel documento, il MOFA esorta la Cina Popolare a esercitare autocontrollo e a cessare qualsiasi azione che comprometta la pace e la stabilità nello Stretto di Taiwan e aumenti le tensioni nella regione.

Per Taipei è evidente a tutti che la pace e la stabilità nello Stretto di Taiwan sono diventate una questione di consenso internazionale. Taipei esprime rammarico per il fatto che la Cina Popolare, nonostante le continue e forti preoccupazioni internazionali per gli sviluppi nello Stretto di Taiwan, abbia ripetutamente minacciato la democrazia di Taiwan e unilateralmente disturbato lo status quo e la pace e la stabilità nell’Indo-Pacifico.

La Repubblica di Cina-Taiwan, afferma la nota diplomatica, non risparmierà sforzi per salvaguardare lo status quo nello Stretto ed esorta la Cina Popolare a tornare alla ragione e a mostrare autocontrollo, a smettere di compromettere unilateralmente la pace e la stabilità nello Stretto di Taiwan e ad astenersi da azioni che aumentano le tensioni regionali.

Difesa della democrazia

Il MOFA ribadisce inoltre che Taiwan continuerà a sostenere fermamente la democrazia e che questo impegno non cambierà a seguito di alcuna coercizione o soppressione. Come palese, Taiwan è un baluardo della democrazia e della libertà globali nell’area e ci si augura possa continuare a rafforzare i legami di cooperazione con partner affini per salvaguardare congiuntamente i valori della libertà e della democrazia, sostenere l’ordine internazionale basato sulle regole, proteggere lo status quo nello Stretto e garantire la pace e la stabilità nell’Indo-Pacifico.

L’ufficio del presidente dell’isola ha affermato in un comunicato di essere fiducioso e capace di difendere la sicurezza nazionale.

Nonostante la grande dimostrazione di forza di Pechino, la vita è continuata normalmente a Taiwan, i cui 23 milioni di abitanti si sono abituati alle minacce militari di Pechino, anche se negli ultimi anni sono diventate più importanti. Il Partito Democratico Progressista (DPP) di Lai, ora al potere per un terzo storico mandato, vede Taiwan come una nazione sovrana de facto con una distinta identità taiwanese. In vista delle elezioni di Taiwan di gennaio scorso, Pechino aveva avvertito che una vittoria di Lai avrebbe potuto infiammare le tensioni e innescare conflitti, definendo ripetutamente il voto come una scelta tra “pace e guerra”.

Il neo insediato presidente Lai nel suo discorso inaugurale di lunedì ha dichiarato che “è arrivata un’era gloriosa della democrazia di Taiwan” e ribadito la determinazione a difendere la sua sovranità. Aveva anche invitato Pechino a cessare le sue “intimidazioni” e a rispettare il fatto che il suo popolo voglia decidere del proprio destino.

Il sostegno Usa

La Cina Popolare ha interrotto le comunicazioni ufficiali con Taiwan dal 2016 e ha intensificato la pressione economica, militare e diplomatica sull’isola. Allo stesso tempo, i legami tra Taipei e Washington sono diventati più solidi, con un aumento delle vendite di armi e un impegno politico di alto livello sotto il popolare predecessore di Lai, la presidente Tsai Ing-wen.

Ciò ha fatto infuriare Pechino, spingendola a esercitare maggiori pressioni su Taiwan e mandando le relazioni tra le due sponde dello Stretto in una spirale discendente. Gli Stati Uniti hanno formalmente trasferito il riconoscimento diplomatico da Taipei a Pechino nel 1979, ma hanno percorso a lungo una delicata via di mezzo.

In quella che è nota come la politica “One China”, Washington riconosce la Cina Popolare come l’unico governo legittimo della Cina e riconosce anche la posizione di Pechino secondo cui Taiwan fa parte della Cina Popolare, ma non ha mai accettato la pretesa di sovranità del Partito Comunista Cinese sull’isola.

Gli Stati Uniti mantengono stretti legami non ufficiali con Taiwan, che sono stati rafforzati negli ultimi anni. Washington è obbligata, per legge, a fornire all’isola i mezzi per difendersi e a fornirle armi difensive.

Infine, dal punto militare strettamente strategico va fatto notare che la Cina Popolare ha condotto esercitazioni militari nei pressi di Taiwan anche nelle ore successive al terribile terremoto che ha colpito l’isola, il 3 aprile scorso. Sondare le capacità difensive di Taipei in un momento critico e poi farlo in questo momento, per valutare le differenze, non è un buon segnale. Per ora è riportato che a Taipei si è ripreso a vivere in serenità e democrazia. Per ora, i taiwanesi continuano a essere certi che “non passa lo straniero”!

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