Perché la soluzione a due Stati non porterà la pace

Il mito “palestinista” ha distrutto il Libano e sta per distruggere l’Europa: la Palestina è semplicemente la bandiera del jihad. Seconda parte dell’intervista a Bat Ye’or

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Dopo aver parlato di multiculturalismo, la dottrina ormai nel Dna dell’Ue che sta portando alla islamizzazione dell’Europa, abbiamo parlato con Bat Ye’or, autrice di “Eurabia”, anche delle attuali crisi internazionali.

L’amministrazione Biden

DAVIDE CAVALIERE: Venendo più strettamente alla politica internazionale: dopo l’eliminazione di Ismail Haniyeh sul suolo iraniano, i funzionari americani sono corsi a rassicurare Teheran e scongiurare l’eventualità di una escalation che metterebbe in seria difficoltà il regime islamico. Come giudica l’operato dell’amministrazione Biden?

BAT YE’OR: È l’immagine del suo partito. È il partito dell’immigrazione islamista, del caos culturale generato dal wokismo e della scelta dell’incultura, aggravata dai potenti interessi geostrategici degli Stati Uniti nel mondo arabo e musulmano. Questi fattori hanno profondamente modificato lo spirito del Partito Democratico dei tempi di Roosevelt. A ciò si aggiunge la jihad antisemita globale e il terrorismo che negli ultimi decenni è stato condotto nelle democrazie occidentali e negli organismi internazionali.

Arriverei addirittura a dire che questo partito viene distrutto dall’interno da forze ostili ai valori americani, perché il sostegno americano al sionismo deriva dai valori biblici che hanno alimentato l’edificio democratico americano. Non si può credere nella Bibbia, nella parola dei Profeti, e rifiutare al popolo di Israele di vivere in modo libero e indipendente nella sua patria, dove si sono svolti tutti gli eventi della rivelazione e della spiritualità di questa civiltà. Questa è una contraddizione in termini.

Se si dichiara che Israele è un Paese “colonizzatore” che occupa una terra non sua, che una Moschea sorgeva sul Monte del Tempio, si rifiuta l’intera storia biblica, il cuore della spiritualità e della storia cristiana. Nella mente si è già musulmani, perché questo è ciò che l’Islam dice per distruggere sia l’ebraismo che il cristianesimo.

La soluzione dei due Stati

DC: Sempre l’amministrazione Biden, così come numerosi governi dell’Unione europea e l’Onu, continuano a proporre la “soluzione dei due Stati”. Si tratta di una soluzione praticabile?

BYO: Questa proposta prosegue la politica di alleanze naziste con i jihadisti per sopprimere il popolo di Israele. Israele è un Paese piccolo, privo di profondità strategica, circondato da enormi Paesi arabo-musulmani. Sottrargli altro territorio equivarrebbe a una condanna a morte. Sarebbe un’altra Shoah.

Inoltre, dimostrerebbe una totale mancanza di considerazione e di rispetto per l’intero mondo ebraico e cristiano, che sarebbe costretto ad accettare l’islamizzazione dei territori biblici più importanti per la sua fede e che hanno lasciato un segno così indelebile nella storia e nelle fondamenta della civiltà occidentale. Questo è un crimine contro lo Spirito, contro l’Uomo e contro il concetto stesso di Equità. Anche se l’Occidente smembrasse Israele e lo gettasse in pasto ai suoi nemici, non potrebbe sopravvivere, perché chi vuole distruggere Israele vuole distruggere anche l’Occidente.

Tutti sanno che gli arabi di Palestina hanno usurpato una storia e un’identità che non sono loro. La Palestina è nata e morta nel 135. È nata quando l’imperatore romano Adriano sconfisse la Giudea, che ha chiamato Palestina. La simboleggiò con una moneta che raffigurava una donna ebrea che piangeva sotto una palma con la scritta Judea Capta (Giudea prigioniera). Questa figura non è né araba né musulmana. È ebrea e rappresenta il popolo giudeo della Giudea. Tuttavia, questa Palestina è morta quando Adriano ne ha suddiviso le province per farle diventare parte del suo impero.

Il mito “palestinista”

DC: Come si è arrivati a questa falsificazione della storia?

BYO: Dopo il 1967 quando le reti euro-naziste lanciano associazioni a sostegno dei popoli arabi, con la collaborazione di ministri, parlamentari e intellettuali. Dal 25 al 28 gennaio 1969 si tenne al Cairo la Seconda Conferenza a sostegno dei popoli arabi, che riunì centinaia di delegati provenienti da trentasette Paesi e quindici organizzazioni internazionali. Secondo il Bollettino della Lega Araba di Ginevra, l’obiettivo principale della conferenza era dimostrare l’ostilità dei partecipanti al sionismo e la loro solidarietà con la popolazione araba della Palestina.

La Conferenza ha emesso 23 risoluzioni per promuovere una mobilitazione generale a favore degli arabi in Occidente. La quindicesima risoluzione è la più importante perché è stata all’origine dello sviluppo generale, nel corso di quarant’anni, della politica araba dell’Europa, della sua strategia internazionale e della sua politica migratoria nel Mediterraneo. Il successo della conferenza fu tale che l’anno successivo, il 7 maggio 1970 a Beirut, si aprì un’altra conferenza, la Prima Conferenza Mondiale dei Cristiani per la Palestina. Vi parteciparono delegati di trentasette Paesi e personalità prestigiose e influenti della Chiesa cattolica, greco-ortodossa, anglicana e di altre chiese protestanti.

L’obiettivo di questa conferenza ecumenica era dimostrare l’unità cristiano-islamica e la solidarietà cristiana con i musulmani arabi contro il sionismo. In realtà, è stato questo movimento, soprattutto quello cristiano, a creare il mito del popolo arabo palestinese come martire di Israele. Ho esaminato le origini e i promotori cristiani di questo mito nel mio libro: Juifs et Chrétiens sous l’Islam (Berg International, 1994), un movimento che ho chiamato “palestinista”, per distinguerlo dalla Palestina storica del 135, con cui non ha alcun legame.

Il mito “palestinista” ha distrutto il Libano e sta per distruggere l’Europa, perché la Palestina è semplicemente la bandiera del jihad. Conosciamo le origini delle tribù arabe che invasero la “Giudea capta” dell’Impero bizantino e che massacrarono i suoi abitanti ebrei e cristiani e li perseguitarono per secoli sotto il regime della dhimmitudine. Queste popolazioni musulmane arabe, turcomanne, circasse, bosniache, egiziane, siriane e maghrebine, frutto di varie invasioni, non hanno mai sviluppato un alfabeto, una lingua o una cultura specificamente “palestinese”.

L’affermazione che la creazione di un secondo Stato palestinese, il primo è stato la Trangiordania (1923), porterà la pace è una convinzione europea totalmente incongrua nel contesto teologico e geopolitico della civiltà islamica. È un’altra assurdità nello stile della “convivenza”.

DC: Cosa caratterizza questo movimento palestinista?

BYO: Il movimento “palestinista” che predica lo sradicamento dello Stato ebraico è un movimento euro-cristiano-islamico costruito dalla nazificazione del jihad che integra e islamizza i temi nazisti.

La fraternizzazione militare tedesco-islamica risale all’alleanza della Germania con l’Impero Ottomano durante la Prima Guerra Mondiale. Nel suo libro “Le Sort de l’Empire Ottoman”, pubblicato nel 1917, André Mandelstam descrisse il genocidio degli armeni nel 1915-18 nelle province asiatiche, turche e arabe dell’Impero Ottomano. C’è una sorprendente somiglianza tra i metodi di esecuzione utilizzati nella jihad anti-armena e quelli utilizzati su scala industriale nel genocidio degli ebrei due decenni dopo. Questa influenza del jihad nella Shoah si è espressa soprattutto nel movimento dei Fratelli Musulmani e si perpetua nel palestinismo.

Questa è una tendenza forte in Europa e negli Stati Uniti. Se non viene fermata rischia di distruggere l’Occidente, come ha fatto il nazismo, perché promuove non solo l’odio verso gli ebrei ma soprattutto la visione escatologica dell’Islam, il suo sistema giuridico basato sui valori della Sharia contrari a quelli dell’Occidente.

L’avanzata dell’Islam

DC: Non solo in Medio Oriente: i talebani sono tornati al potere in Afghanistan, l’Azerbaigian aggredisce l’Armenia, gli jihadisti stanno spopolando in Africa, la Turchia minaccia Cipro e la Grecia. Questo avanzamento dell’Islam la preoccupa?

BYO: È chiaro che questa avanzata dell’Islam è il risultato della politica lassista e benevola dell’Occidente, che ancora oggi, con il pretesto dell’islamofobia, continua a negare il pericolo terroristico e jihadista.

Durante la guerra del 7 ottobre è stato sempre incolpato Israele, mentre sanzioni molto forti contro Hamas avrebbero permesso la liberazione degli ostaggi e la fine della guerra. La presa in ostaggio di civili è un crimine contro l’umanità secondo il diritto occidentale. Ma oggi, poiché è la legge della jihad a prevalere nelle istituzioni internazionali e in Europa, è Israele a essere colpevole di essersi difeso.

È chiaro che se i popoli dell’Occidente non iniziano a prendere le misure di questa sfida, perderanno tutte le loro libertà. Ma probabilmente molti sono favorevoli a questa politica di islamizzazione. Dopotutto, il millennio di espansione islamica nelle terre cristiane intorno al Mediterraneo, in Africa, Europa e Asia Minore è stato incoraggiato dalle élites cristiane, dai principi dissidenti, dai militari e dall’alto clero.

Dobbiamo renderci conto che oggi in molti Paesi ci sono forze considerevoli che promuovono la Sharia e avallano la jihad. Questa legge, incompatibile con il diritto internazionale, sta sovvertendo gli organismi internazionali, le università e i movimenti politici occidentali perché sostituisce i valori occidentali con quelli della legge islamica.

Lo scontro con la Russia

DC: Lo scontro in atto tra Europa e Stati Uniti e Russia avvantaggia le forze islamiste?

BYO: L’Unione europea è stata creata all’insegna della pace in Europa e i popoli europei hanno gioito quando il Muro di Berlino è finalmente caduto, allontanando il pericolo di una guerra nucleare tra l’Occidente e l’Oriente del continente europeo. Oggi, molti credono che un ritorno alla situazione di guerra che prevaleva prima del novembre 1989 sia solo nell’interesse dei loro nemici. Quelli che tagliano teste, accoltellano i passanti, incendiano luoghi di culto e case, seminano morte e caos.

La Russia fa parte dell’Europa e le dobbiamo magnifiche opere culturali. Ci siamo opposti al sistema comunista, ma è crollato. Se abbiamo delle divergenze con quel Paese, dovremmo risolverle con la diplomazia, non con la guerra. Non dovremmo fare una guerra con il pretesto di imporre il nostro modello di diritti umani. Nessuno dei Paesi arabi e musulmani lo applica. Eppure abbiamo ottime relazioni con loro. E nemmeno la Cina e molti altri Paesi.

Dovremmo essere più esigenti con noi stessi, perché i Paesi in cui la sicurezza di tutti non è garantita e in cui si ha paura di nominare la minaccia non sono più democrazie. Hanno perso i loro due fondamenti essenziali: la sicurezza della vita e la libertà di opinione. La guerra è una regressione dell’umanità e non dovremmo divertirci a creare mostri e a fomentare l’odio.

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