Perù, il vero tentato golpe di cui non si parla: continua la rivolta pro-Castillo

Chissà perché le proteste violente (48 morti) dei sostenitori dell’ex presidente golpista, socialista, non attirano l’attenzione dei nostri media

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Lo scorso 7 dicembre, l’ex presidente Pedro Castillo ha tentato di prendere il potere assoluto in Perù sciogliendo il Parlamento e dichiarando lo stato di emergenza. Con questo gesto Castillo cercava di impedire al Congresso di votare il suo impeachment.

La messa in stato d’accusa, la terza in un anno, era stata promossa dall’opposizione di centrodestra per “incapacità morale permanente” emersa a seguito di varie indagini della magistratura contro Castillo: esercito, polizia, e il suo stesso gabinetto, si sono rifiutati di appoggiare Castillo, che poche ore dopo è stato arrestato per impeachment e destituito dalla carica di presidente.

Successivamente, l’ex vicepresidente Dina Boluarte ha prestato giuramento come nuova presidente del Perù.

Il presidente campesino

Da mesi Castillo e diversi membri della sua famiglia erano indagati a seguito di ripetute accuse di corruzione e traffico di influenze.

La totale mancanza di esperienza politica del “presidente campesino” si era tradotta in un’amministrazione caotica, piagata da continui rimaneggiamenti del governo già fin dai primi passi del suo mandato, iniziato nel luglio 2021. Tanto è vero che oltre 70 ministri erano passati attraverso le porte girevoli del governo di Castillo.

Fujimori ben più efficace

Il Perù non è nuovo a ripetuti episodi di instabilità, che hanno portato ben sei presidenti ad avvicendarsi in poco più di quattro anni.

Tuttavia, il tentativo di Castillo di assumere il potere assoluto chiudendo i battenti del Congresso segna una torsione antidemocratica assai più inquietante, e che riporta alla memoria quanto accaduto con Alberto Fujimori nel 1992. Il tentativo di Fujimori fu tuttavia coronato da successo, appoggiato come fu dai militari, e il suo potere si protrasse per altri otto anni.

Tra l’altro, a differenza di quella di Castillo, la gestione economica di Fujimori fu ben più efficace e gettò le basi per una crescita continua e una stabilità economica che si è dimostrata resistente alla ininterrotta instabilità politica. Nondimeno, la fine di Fujimori fu in tutto simile, vedendolo infine processato e successivamente incarcerato.

Le prime scelte di Boluarte

Il 10 dicembre 2022 Boluarte ha nominato un gabinetto di profilo moderato guidato dal primo ministro Pedro Miguel Angulo. Tuttavia, le violente proteste dei sostenitori di Castillo hanno portato di lì a poco Boluarte a nominare nuovo primo ministro Alberto Otarola.

La scelta del nuovo responsabile dell’economia e delle finanze è ricaduta su Alex Contreras, economista di carriera ed ex vice ministro delle finanze.

Nuove elezioni

A seguito delle violente manifestazioni indette per chiedere elezioni anticipate, e nel tentativo di porre fine alla crisi politica, a fine dicembre il Congresso ha dato approvazione preliminare ad una riforma costituzionale indirizzata a tenere elezioni nell’aprile 2024, due anni prima della data naturale.

Ma mentre il Congresso approvava la fiducia al governo il 10 gennaio, nel Paese si sono accese nuovamente violente manifestazioni, che hanno provocato in un mese 48 morti (tra cui un poliziotto bruciato vivo).

Le prospettive economiche del nuovo governo sono come minimo modeste. Il nuovo gabinetto rimane estremamente fragile, anche a causa delle tumultuose proteste a sostegno di Castillo, e gli ulteriori disordini tuttora in atto potrebbero costringere il Congresso ad anticipare ulteriormente le elezioni.

In un contesto così turbolento non ci si possono quindi aspettare cambiamenti politici significativi, e molto probabilmente il governo gestirà giorno per giorno la complessa situazione politica ed economica, per accompagnare il Paese verso nuove elezioni.

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