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Più Nato per Putin: l’Alleanza si allarga, ma subisce i ricatti di Erdogan

Concluso lo storico summit di Madrid, tra minacce russe e ricatti turchi. Nuovo Concetto Strategico, Fondo per l’innovazione tech e fronte Mediterraneo

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I capi di Stato e di governo della Nato, riuniti a Madrid, hanno approvato un nuovo Concetto Strategico, che definisce le priorità, i compiti principali e gli approcci dell’Alleanza per il prossimo decennio e sostituisce un analogo Concetto concordato dieci anni fa in Portogallo (Lisbona 2010).

Il nuovo Concetto Strategico

Il Concetto descrive l’ambiente di sicurezza che l’Alleanza deve affrontare, riafferma i valori democratici e precisa lo scopo chiave della Nato di garantire la nostra difesa collettiva. Stabilisce inoltre i tre compiti fondamentali della Nato: deterrenza e difesa, prevenzione e gestione delle crisi e sicurezza cooperativa.

Il documento definisce la Russia come la “minaccia più significativa e diretta” alla sicurezza degli alleati, affrontando per la prima volta la “sfida sistemica” che la Repubblica Popolare Cinese pone alla sicurezza, agli interessi e ai valori degli alleati.

I documenti approvati affermano anche che il cambiamento climatico è “una sfida decisiva del nostro tempo”, ma l’impegno a proteggere in ogni momento il territorio e i cittadini dei Paesi membri della Nato non può venire meno, in particolare oggi con una Russia che rappresenta la più diretta e significativa minaccia alla pace e alla stabilità dell’area euro-atlantica.

Un fondo per l’innovazione tech

Importante che leader e ministri di 22 Paesi alleati (non tutti quindi) abbiano lanciato il Fondo per l’innovazione della Nato, il primo fondo di capitale di rischio multi-sovrano al mondo.

“Questo fondo è unico”, ha affermato il segretario generale Jens Stoltenberg, “con un arco di tempo di 15 anni, aiuterà a dare vita a quelle tecnologie nascenti che hanno il potere di trasformare la nostra sicurezza nei decenni a venire, rafforzando l’ecosistema dell’innovazione dell’Alleanza e la sicurezza del nostro miliardo di cittadini”.

Il Fondo investirà un miliardo di euro in start-up in fase iniziale e altri fondi di capitale di rischio nello sviluppo di tecnologie emergenti a duplice uso prioritarie per la Nato. Queste includono: intelligenza artificiale, elaborazione di big data, tecnologie quantistiche, biotecnologie e valorizzazione umana, nuovi materiali, energia e spazio.

Il Fondo integrerà il Defense Innovation Accelerator per il Nord Atlantico, che sosterrà lo sviluppo e l’adattamento di tecnologie emergenti a duplice uso alle sfide critiche di sicurezza e difesa.

I partner dell’Indo-Pacifico

Al vertice di Madrid erano presenti anche alcuni dei partner più stretti della Nato per affrontare le sfide globali. In particolare, i partner dellI’Indo-Pacifico – Australia, Nuova Zelanda, Giappone e Repubblica di Corea, che hanno partecipato per la prima volta a un vertice della Nato.

All’incontro hanno preso parte anche l’Unione europea e la Georgia, così come la Finlandia e la Svezia, che oggi sono state invitate a diventare membri della Nato.

Queste partecipazioni di Paesi amici indicano che la Nato dovrà collaborare con i suoi partner in tutto il mondo per preservare l’ordine internazionale basato sulle regole nell’era della competizione strategica.

La Nato vede crescere la partnership strategica tra Mosca e Pechino, così come l’assertività della Cina Popolare e le sue politiche coercitive, una possibile minaccia per la sicurezza dei suoi alleati e partner. Mai far passare in secondo piano la minacciata “riunificazione” di Taiwan (leggasi occupazione militare).

Le condizioni turche

In tale quadro di sicurezza l’Alleanza Atlantica vara una nuova strategia decennale, aumenta la sua forza di reazione rapida da 40 mila a 300 mila effettivi, e soprattutto apre le porte ai due nuovi membri: Finlandia e Svezia

Tale apertura, certificata dal segretario generale Jens Stoltenberg, arriva dopo la firma di un memorandum trilaterale tra i due Paesi aspiranti e la Turchia, che inizialmente aveva posto il veto al loro ingresso.

Un documento in dieci punti, redatto dai ministri degli esteri dei tre Paesi, che delinea una serie di condizioni, poste espressamente dal governo turco. Finlandia e Svezia non forniranno supporto a due organizzazioni curde, la milizia Ypg (Unità di Protezione Popolare), protagonista dei combattimenti contro l’Isis in Siria, e il Pyd (Partito dell’Unione democratica), che rivendica il controllo del Rojava, la parte nord‒orientale della Siria.

I due Paesi hanno accettato di considerare come un’entità terroristica il Partito curdo dei lavoratori (Pkk), come del resto già fanno sia la Nato sia l’Unione europea, e di impegnarsi a perseguire le operazioni sul proprio territorio attraverso le rispettive legislazioni.

Un grave errore a nostro avviso che i tre Paesi abbiano istituito un meccanismo di dialogo e cooperazione per contrastare il terrorismo e si siano accordati sulla libera esportazione di armi fra di loro, cosa che richiederà un cambiamento dell’attuale legislazione svedese. 

Ma l’aspetto più discutibile è la promessa di Helsinki e Stoccolma che “risponderanno in maniera rapida e decisa alle richieste di estradizione di sospetti terroristi inoltrate dalla Turchia”, tenendo in considerazione prove e informazioni fornite dall’intelligence di Ankara. La Turchia avrebbe già presentato una lista di 33 nomi.

In sintesi, per entrare nella Nato i due Paesi nordeuropei hanno “sacrificato” le formazioni curde che hanno combattuto l’Isis, mentre il dittatore turco ha saputo sfruttare a suo favore i timori creati all’aggressione russa dell’Ucraina.

La reazione di Putin

Immediatamente è arriva la reazione di Vladimir Putin al nuovo allargamento dell’Alleanza Atlantica. “Nessun problema per l’adesione di Finlandia e Svezia’’ ha dichiarato il presidente russo, “ma se verranno dispiegate truppe in questi Paesi la Russia farà lo stesso nei territori vicini”, generando minacce equivalenti per i Paesi da cui si sente minacciata.

Secondo Putin, i governi di Helsinki e Stoccolma “devono capire che prima non c’era alcuna minaccia, mentre ora se i contingenti militari e le infrastrutture saranno dispiegati lì, dovremo rispondere in modo simile e creare eguali minacce per i territori da cui vengono minacce nei nostri confronti”.

Tali dichiarazioni aumentano la tensione dopo una decisione storica, che comporta l’espansione della Nato in un quadrante geografico molto significativo, creando di fatto un blocco nordico e completando “l’accerchiamento” del Baltico, mare su cui si affaccia anche la città russa di San Pietroburgo (seconda città russa), mentre determina lo spostamento del centro di gravitazione politico e geografico dell’Alleanza a nord-est.

Sostegno all’Ucraina

Per quanto riguarda l’aggressione russa dell’Ucraina, il vertice ha ribadito il pieno sostegno della Nato a Kiev “finché sarà necessario“. Lo ha annunciato in conferenza stampa il segretario Stoltenberg, sostenendo che “la Nato ha risposto con forza e unità” a quella che è “la maggiore crisi in termini di sicurezza in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale”, aggiungendo che “la leadership e il coraggio di Zelensky è stata un’ispirazione per tutti noi”.

Il presidente ucraino ha partecipato in teleconferenza alla prima riunione dei capi di Stato e di governo, dove gli è stato rinnovato personalmente il sostegno dell’Alleanza.

Il fronte Mediterraneo

Importantissime per l’Italia, infine, le dichiarazioni finali del segretario generale, che ha confermato come le crisi in Medio Oriente e in Africa avranno un impatto sulla sicurezza di tutta l’Alleanza e che il terrorismo è considerato una delle maggiori minacce per tutta la Nato.

La speranza è che questa non sia una dichiarazione fine a se stessa, perché il “fronte” Mediterraneo può potenzialmente essere una minaccia consistente e vedrebbe l’Italia in prima linea.