Esteri

Provano a far fuori Trump dalla corsa. L’ultima parola alla Corte Suprema

La sentenza dei giudici del Colorado sospesa in attesa della pronuncia della Corte Suprema. Anche negli Usa incombe l’uso politico della giustizia

Donald Trump primarie colorado

Riassunto delle puntate precedenti. Per chi non avesse chiaro cosa è successo e cosa sta succedendo a The Donald, l’ex presidente Donald Trump, l’unico candidato repubblicano realisticamente in corsa per le elezioni presidenziali degli Stati Uniti d’America, spieghiamo che è stato accusato di: cospirazione per frodare gli Stati Uniti; cospirazione per ostacolare un procedimento ufficiale, cioè la certificazione da parte del Congresso della vittoria di Joe Biden alle precedenti presidenziali; intralcio di un procedimento ufficiale e cospirazione contro i diritti civili.

Il 6 Gennaio

Praticamente un bombarolo, un sovvertitore dell’ordine costituito, un farabutto dei peggiori, aizza popolo, il povero ricchissimo Trump. Questi i quattro capi d’accusa sulla base dei quali nell’idea – o piuttosto nell’ideologia – dei giudici dello stato del Colorado, Trump sarebbe il mandante dei disordini di Capitol Hill avvenuti il 6 gennaio del 2021 e per questo andrebbe escluso dalle elezioni.

Qui in Italia di quei giorni si ricorda poco, in particolare la foto di un tizio pittoresco con le corna di bufalo in testa, al secolo Jacob Chansley, soprannominato “lo sciamano”, che ha avuto anche il fegato di dichiararsi colpevole di aver supportato i disordini che contestavano l’elezione di Biden e che per questo, nonostante acclarati disturbi psichiatrici, ha incassato una condanna a 41 mesi di prigione. Pensate, non è stato accusato di violenza ma di essere stato il volto pubblico della rivolta capitolina, di aver ignorato ripetutamente gli ordini della polizia di allontanarsi dall’edificio e di aver gongolato pubblicamente per le sue gesta nei giorni successivi all’attacco.

La consequenzialità al vaglio dei giudici starebbe nel fatto che qualche ora prima Trump durante un comizio aveva esortato la folla a marciare, pacificamente, verso il Campidoglio contro quelle che reputava elezioni rubate. Il palazzo venne assaltato, furono scalati i muri e i terrazzi esterni e purtroppo qualcuno ci ha persino rimesso la vita.

E siccome le prendono sul serio le rivolte di massa da quelle parti, i giudici della Corte suprema del Colorado – a maggioranza Dem – hanno decretato che una pubblica espressione di dissenso degenerata, come tutte le rivolte di popolo, fosse un reale tentativo di sovvertire il voto. Praticamente, secondo la loro interpretazione, una sorta di golpe, anche se non è riuscito.

Il XIV Emendamento

Per questo motivo, sempre secondo i giudici, in base al XIV Emendamento della Costituzione americana, sezione terza, anche detto “clausola anti-insurrezione”, ideata in origine per impedire ai secessionisti degli stati del Sud di ottenere cariche elettive, Trump sarebbe ineleggibile alla presidenza, per aver incitato i suoi sostenitori ad attaccare il Campidoglio e, in sostanza, per essere andato contro i principi del giuramento alla nazione. Il che è appunto vietato dall’emendamento in questione.

Questione politica

In sintesi, vorrebbero privarlo di quello che da noi si chiama diritto di elettorato passivo, cioè la possibilità giuridica di una persona fisica ad essere eletta. Sull’onda, anche altri tribunali si sono mossi nella stessa direzione, come in Minnesota e Michigan. Ma siccome c’è un giudice a Berlino, pardon in Michigan, un giudice di Corte d’Appello ha stabilito che Trump non debba essere rimosso dalla corsa, perché trattasi di questione politica.

Ecco, per inciso, avremmo bisogno anche in Italia di giudici che ribadissero la non sovrapposizione dei poteri dello Stato e si fermassero quando si tratta di prendere decisioni che abbiano valenza più politica che giuridica. Il Maine lo ha rimosso dalle schede elettorali, per l’Oregon invece Trump è eleggibile e via discorrendo, un po’ a cascata.

In attesa della Corte Suprema

Senza farla troppo lunga con il legalese, le sentenze sono al momento sospese, e il nome di Donald Trump è ancora sulle schede elettorali per le primarie Gop, in attesa della pronuncia della Corte Suprema il prossimo 8 febbraio, quando capiremo se Donald Trump sia di nuovo eleggibile alla Casa Bianca o meno.

È un momento delicato, in cui forse non è molto saggio dare ascolto ai sondaggi, presumibilmente, se tanto ci dà tanto, basati sugli stessi campioni che dicevano “Hillary sta vincendo”. La corsa di Trump è una grave minaccia per la democrazia ha dichiarato Joe “Sleepy” Biden.

Ma c’è un ma, di cui nessuno parla, ancora: Trump potrebbe rivelarsi immune da procedimenti giudiziari perché all’epoca era presidente, in carica fino al 20 gennaio 2021, fino all’insediamento del suo successore. E come ogni furbo che si rispetti, la Corte Suprema ha preso tempo per rispondere sul punto.

Asso nella manica o colpo di rinculo lo sapremo presto, ma vista da qui l’unica minaccia per la democrazia sembra essere l’uso politico della giustizia. Tutto il mondo è Paese.

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